Se Tirannia fa rima con ironia

   Tempo di lettura: 4 minuti

Il libro dell’anno che consiglio non è un romanzo.

Consigliare un romanzo è come dire agli altri quali mutande dovrebbero indossare. Basta con questa intimità: non voglio sapere quali libri vi hanno commosso, basta che non mi offendiate se parlo male dei vostri capolavori. Ogni volta che dico che Il profumo di Patrick Süskind e Una vita come tante di Hanya Yanagihara mi hanno fatto passare ore a interrogarmi sul senso dell’assoluto mi sembra di vedere la faccia di mamma, cattolicissima, di fronte a una bestemmia di Papa Francesco.

Ecco, stavolta non alzo la palla per farvela schiacciare e mi butto piuttosto su un saggio, pesantissimo nei contenuti e leggero nella trattazione, scritto combinando l’ironia della penna con una documentazione seria e serrata delle fonti. Sto parlando, amici che avete amato la Raimo, di Diventa un tiranno. Da Gheddafi ai dittatori di oggi, 10 lezioni per comandare il mondo di Antonio Losito (edito da Rizzoli), la più grande rassegna sui dittatori nel mondo, passati e, ahinoi, ancora in carica.

Se pensavate di avere fisse strane, che da latenti magari sono venute prepotentemente fuori col Covid, dovreste umilmente inchinarvi di fronte a chi le sue proprie ossessioni può non solo coltivarle ma persino realizzarle, grazie ai soldi e soprattutto al potere. Da Kim Jong-un cui bisogna rivolgersi con l’appellativo, tra gli altri, di “Perfetta incarnazione dell’apparenza che dovrebbe avere un leader” a Elena Ceausescu che col potere si compra sì vestiti e gioielli ma anche lauree (alla cultura ci teneva). Sembra impossibile, eppure Losito riesce a farci ridere delle dittature, non della loro forma politica ma della versione umana di essa, della faccia, della psiche, dei traumi infantili dei leader che hanno comandato e che in alcuni paesi tuttora comandano in modo arbitrario sulla vita dei propri cittadini. Quel che ci piace da morire di questo libro è la riduzione a umano (spesso a sub-umano) di queste tristi figure politiche, come quando Losito definisce i dittatori filippino e rumeno con queste parole: “Ferdinand Marcos sembra un californiano che la domenica va a giocare a golf col suo barboncino e il lunedì si presenta in ufficio con un mitra per compiere una strage. Ceausescu invece sembra l’ubriacone della stazione che fa catcalling ai manichini di Intimissimi”.

A differenza del trend odierno “scrivo un libro e poi faccio un podcast tanto ce l’ho già scritto”, Antonio Losito ha fatto il contrario: prima ha realizzato “Tiranny” e poi ne ha fatto la versione scritta: mossa azzardata, se non fosse che questo ci conferma che quando il progetto è bello puoi farne ciò che vuoi, nell’ordine temporale che preferisci.

È un libro che consiglio in vista del Natale, quando hai pochi e silenziosi parenti a cena il 24 dicembre e tocca come sempre a te animare la serata. “Ma lo sapete che Imelda Marcos svuotò un’isola abitata delle Filippine per portarvi gli animali della giungla africana? E quel pazzo del Turkmenistan, quello, coso, Niyazov che ha voluto a tutti i costi costruire un palazzo di ghiaccio in un deserto?”, e voilà, tutte le fisse parentali, che generalmente col natale si accentuano, comparate ai dittatori, si ridurranno di colpo a barzellette per bambini.

Per BookAvenue, Paola Manduca

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Antonio Losito,
Diventa un Tiranno,
Rizzoli 2022, pp.288


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