Vasilij Grossman, Storia e destino

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Un romanzo che sembrava irrimediabilmente perso, ma che è stato ritrovato. Una storia talmente affascinante e avventurosa che lo scrittore voleva fosse come “Guerra e pace”, un romanzo corale in cui i veri protagonisti sono gli umili, che in queste pagine cercheranno di cambiare il loro destino. “Vita e destino” di Vasilij Grossman doveva avere come titolo “Stalingrado”, ma cambierà in “Per una giusta causa” dopo la prima redazione. Sarà pubblicato in fascicoli nel 1952 sempre con questo nuovo titolo che intendeva assecondare le autorità e quindi ovviare alla censura. Nel 1953 muore Stalin, “senza che ciò fosse pianificato”, commenta in modo beffardo Grossman, che finirà un secondo volume sulla battaglia di Stalingrado.

L’ambientazione è sempre la stessa, i personaggi non cambiano, il titolo è però stavolta quello definitivo: “Zisn’i sud’ba”, “Vita e destino”. Grossman invia il suo nuovo manoscritto alla rivista Znamja, ma, quando verrà letto, sarà spedito in tutta fretta ai censori del Kgb. Nel febbraio del 1961, i funzionari della polizia politica sequestreranno il romanzo assieme alle brutte copie, alla carta carbone, alle carte veline e addirittura ai nastri della macchina da scrivere (oltre alla stessa macchina da scrivere). Grossman deve rinunciare alla sua opera, ma non si rassegna, opponendosi con insistenza. Scrive anche a Nikita Krusciov e viene ricevuto da Michail Suslov, capo della sezione ideologica del Partito, che a nome del Comitato Centrale gli comunicherà che il suo romanzo non si può pubblicare e dovrà essere tenuto nei loro archivi. “Il suo libro corre il rischio di non vedere la luce prima di due o trecento anni”, gli dicono.

Non si immaginano certamente che Grossman ha fatto avere già da qualche tempo tre copie ad altrettanti suoi amici fidati. Per diversi anni questi preziosi duplicati sono rimasti nascosti nei rifugi più disparati come sotto un letto oppure dietro un anonimo specchio del bagno. Uno dei suoi tre amici vent’anni dopo fece però arrivare il manoscritto di Vasilij in Europa con un microfilm. Sembra sia stato Sakharov in persona, ma non c’è conferma ufficiale. Il romanzo di Grossman sarà stampato da un editore serbo, in russo, a Losanna, nel 1980. “Vita e destino” verrà successivamente tradotto e pubblicato in francese. In Italia la Jaca Book tradurrà e pubblicherà la traduzione di quel testo francese. Nel 1988 il romanzo arriva finalmente in Russia. “Vita e destino” viene edito prima a puntate nella rivista “Oktjabr’”e successivamente in volume dall’editore “Knišnaja Palata”. L’edizione Adelphi è la prima traduzione integrale in Italia. «Libri come Vita e destino», scrisse George Steiner, «eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio». E’ un libro molto meno impegnativo di quello che a prima vista sembra, perché indica con sorprendente leggerezza degli argomenti fondamentali e non dà risposte. Quello che può apparire a una prima lettura un ampio, coinvolgente affresco storico si rivela pagina dopo pagina una densa, corrosiva riflessione sul tema del male. Vasilij Grossman ci fa vedere e sentire, con feroce perspicacia, la natura del male, che è inganno e stravolgimento della realtà per mezzo della falsificazione più spregevole per compiere ogni genere di crudeltà e meschinità. “Vita e destino” è la più grande opera narrativa maggiore che sia stata scritta in russo sulla “grande guerra patriottica”, la seconda guerra mondiale per il popolo sovietico.

Per i nazionalisti russi fu uno sgradevole paradosso che a scrivere della più alta epopea su Stalingrado fosse proprio un ebreo, per di più dissidente. Uno scrittore ebreo e russo che gridava ai quattro venti l’aspirazione alla libertà come insopprimibile bene dell’uomo, un valore che Grossman intendeva legato fortemente al vero antifascismo e non al credo comunista, considerato dallo scrittore solo una falsa maschera dietro cui c’era una dittatura, avversa alla libertà. “Quando un uomo muore le stelle nel cielo notturno si sono smorzate, la Via Lattea è scomparsa, s’è spento il sole, si sono spente milioni di foglie, anche il vento è cessato, i fiori hanno perso colori e profumo, è sparito il pane, l’acqua, il freddo e il caldo dell’aria. L’universo che esisteva nell’uomo ha cessato di esistere. Questo universo assomigliava straordinariamente all’altro, l’unico, che esiste al di fuori degli uomini.

Questo universo assomigliava straordinariamente a quello che continua a riflettersi in milioni di teste vive. Ma questo universo era particolare per il fatto che in esso c’era qualcosa che distingueva il rumore del suo oceano, il profumo dei suoi fiori, lo stormire delle sue foglie, le sfumature dei suoi graniti, le tristezze dei suoi campi d’autunno, da ciascuno di quelli che sono esistiti ed esistono in ogni individuo. La libertà consiste nell’irripetibilità, nell’unicità dell’anima di ogni singola vita.” Insomma, un’opera così ampia, intensa e feconda di aspetti e valori che sarebbe riduttivo definirla come un raffronto letterario tra i due grandi totalitarismi del XX secolo, anche se il surreale colloquio tra un alto esponente della dirigenza nazista e un rappresentante del regime comunista sovietico si colloca certamente al centro del romanzo. E’ comunque tutta l’articolata struttura del romanzo che racconta la verità di quel folle dialogo, mentre le pagine più alte descrivono una straordinaria brama di libertà vissuta fino al sacrificio dai combattenti antifascisti sovietici, inevitabilmente anticomunisti, dato che quel loro così forte desiderio veniva implacabilmente represso dal regime.

 

Vasilij Grossman, Vita e destino, (tit. orig. Zizn’ i sud’ba) traduz. di Claudia Zonghetti, p. 827, Adelphi.

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