Tony Bennett, l’ultimo Crooner d’America

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Antonio Benedetto o Tony Bennett, l’intramontabile cantante mericano ma di origini italiane, la cui devozione per le canzoni classiche americane e il talento nella creazione di nuovi standard come “I Left My Heart In San Francisco” hanno abbellito una carriera ultra decennale che gli ha portato ammiratori da Frank Sinatra a Lady Gaga, è mancato venerdì 21 luglio a NYC. Aveva compiuto 96 anni solo due settimane prima.

In gergo, si chiamano “Crooner” non tanto riferendosi al genere quanto allo stile con cui certi cantanti fondevano jazz con un certo tipo di musica da night club. Bennet è stato l’ultimo di questi grandi cantanti da sala della metà del XX secolo. Il grande artista ha spesso affermato che la sua ambizione più grande era quella di creare un catalogo di successi memorabili piuttosto che dischi di successo. Nella sua straordinaria carriera ha pubblicato più di 70 album e portato a casa 20 Grammy, alcuni dopo aver raggiunto i 60 anni e l’ultimo, con Lady Gaga, a 95! E’ stato molto amato e ha goduto di un affetto profondo da parte di fan e colleghi artisti.

Tony Bennett è stato un uomo umile, mai una volta in tutta la sua vita pubblica è apparso in qualche cronaca da tabloid. Ha invece lasciato parlare la musica per se stesso cantando i Gershwin e Cole Porter, Irving Berlin e Jerome Kern. A differenza del suo amico e mentore Sinatra, interpretava una canzone piuttosto che incarnarla. Se il suo canto mancava dell’alta drammaticità di Sinatra, Bennett piaceva per i suoi modi disinvolti e cortesi e una voce insolitamente ricca e duratura: “Un tenore che canta come un baritono”, si definiva. Una voce che lo ha reso un maestro nell’accarezzare una ballata o ravvivare un numero ritmato.

Tony Bennett è stato spesso elogiato dai suoi colleghi, ma mai nel modo più significativo di quello che Sinatra disse in una celebre intervista alla rivista Life; disse: “Tony Bennett è il miglior cantante che c’è in giro. Mi eccita quando lo guardo. Mi commuove. È il cantante che trasmette ciò che il compositore ha in mente, e probabilmente qualcosa di più”.

Non solo è sopravvissuto all’ascesa della musica rock, ma ha resistito così a lungo e così bene che ha guadagnato nuovi fan e collaboratori, alcuni abbastanza giovani da essere suoi nipoti. Nel 2014, all’età di 88 anni, Bennett ha battuto il proprio record come artista vivente più anziano con un album n. 1 nella classifica Billboard per “Cheek to Cheek”, il suo progetto di duetti con Lady Gaga. Tre anni prima, era in cima alle classifiche con “Duets II”, con star contemporanee come la stessa Lady Gaga, Carrie Underwood e la sfortunata Amy Winehouse, nella sua ultima registrazione in studio. Il suo rapporto con Winehouse è stato catturato nel documentario candidato all’Oscar “Amy”, che mostrava Bennett che incoraggiava pazientemente la giovane cantante insicura attraverso un’esibizione di “Body and Soul”.
Il suo ultimo album è del 2021 dal titolo “Love for Sale”, comprendeva duetti con Lady Gaga e nella title track, come si dice in gergo, ci sono “Night and Day” e altre canzoni di Cole Porter.

Un storiella. Ironia della sorte, il suo contributo più famoso arrivò attraverso due sconosciuti: tali George Cory e Douglass Cross, due musicisti che si erano incontrati in Europa e suonavano mentre combattevano la seconda guerra mondiale. Nei primi anni ’60 consegnarono a Bennett la sua canzone d’autore in un momento in cui la sua carriera era in una pausa. Meglio: la consegnarono al direttore musicale di Bennett, il pianista Ralph Sharon, insieme al altri spartiti che mise in un cassetto del comò e di cui si dimenticò fino a quando non fece le valigie per un tour che includeva una tappa a San Francisco.

Ralph, dimentico di averli ricevuti, trovò gli spartiti nel cassetto delle camicie… con in cima alla pila una canzone intitolata “I Left My Heart In San Francisco”. Ralph pensò che sarebbe stato un buon materiale per la serata al Fairmont Hotel di San Francisco in dicembre. Era il Natale del 1960: Bennett l’ha cantata per la prima volta lì e successivamente registrata con un grande arrangiamento di Marty Manning, nello studio di registrazione della Columbia Records a New York il 23 gennaio del 1962, come lato B di “Once Upon a Time”.
La Columbia pubblicò il disco il 2 febbraio e il singolo vendette due milioni di copie rimanendo in classifica per venticinque mesi e diventando la canzone con cui Tony Bennett è tutt’ora ricordato.

George Cory e Douglas Cross sono scomparsi negli anni ’70; hanno scritto molte altre canzoni, oltre duecento, alcune di queste sono state scritte e pubblicate per artisti come Billie Holiday e Nina Simone. Ma è stata la canzone di “San Francisco”, la cui “ciccia”, per intendere i soldoni, si stima che abbia fatto ben oltre l’ottava cifra in royalties totali, rendendo la loro vita felice e senza alcun problema di ordine economico.

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per Bookavenue, Francy Schirone


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