Le molte vite di Wayne Shorter

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   Tempo di lettura: 7 minuti

Io l’ho ascoltato. Io c’ero. Lo posso dire. Umbria Jazz Festival, Luglio 2017, all’arena di Santa Giulia. Oltre il WS Quartet c’era pure l’orchestra da camera di Perugia. Suonò Emanon, l’album che uscì l’anno successivo. Attoniti, rimanemmo in piedi per mezz’ora ad applaudire nella speranza di ascoltarlo ancora. Lo abbiamo ricordato qualche giorno fa, alla notizia della sua morte. Io e il mio due di coppia ci andammo praticamente apposta.  Wayne Shorter, il celeberrimo sassofonista e grande compositore 12 volte vincitore di Grammy e creatore di uno dei suoni più singolari e innoivativi del jazz contemporaneo per più di mezzo secolo; ecco chi è stato Wayne Shorter. Non si mai vecchi o troppo vecchi per morire, anche quando cominci a metterlo in conto a 89 anni.

L’influente carriera di WS è durata decenni. Dall’hard bop della fine degli anni ’50 al jazz per piccoli gruppi che sfidavano il genere negli anni ’60 fino alla nascita del jazz influenzato dal rock negli anni ’70. I sassofoni soprano e tenore di Wayne Shorter offrivano chiari richiami sonori al cambiamento e all’innovazione. Roba mai sentita prima.

Wayne Shorter, è nato il 25 agosto del 1933 come Philip Roth lo stesso anno nello stesso posto a Newark, NY; chissà se erano pure vicini di casa. Era conosciuto come un profondo pensatore dentro e fuori dal palco dell’orchestra, con un’intensa curiosità iniziata durante la sua infanzia. Dopo aver studiato musica alla New York University a metà degli anni ’50, entra a far parte di una band che lo porta all’attenzione del mondo del jazz come compositore e sassofonista: gli Art Blakey‘s Jazz Messengers. Non so se si è capito: la Art Blakey!

A metà degli anni ’60, Shorter consolidò la collaborazione nel Miles Davis Quintet, unendosi stabilmente a Davis, al bassista Ron Carter, al batterista Tony Williams e al pianista Herbie Hancock (!). Fu lì che fu in grado di assecondare la sua passione intellettuale al musica; un trasporto molto profondo e tanto studio, lo stesso he in precedenza spinse uno dei suoi professori della New York University a chiedergli perché non si fosse laureato in filosofia. 

Nei sei anni in cui sono stato con Miles non abbiamo mai parlato di musica“, ha raccontato WS a NPR nel 2013. “Miles, sul suo tavolo, aveva spartiti di Sergej Koussevitzky, il direttore… e poi aveva un altro libro sull’architettura e un altro sulla legge. Semplicemente seduto al tavolo, parlava di vestiti e moda più che di scalette e accordi.“. (1)

Durante il suo periodo con Davis, Wayne Shorter ha anche registrato una serie di album solisti molto apprezzati. Il suo rapporto con l’iconica Blue Note Records dal 1964 in poi ha portato a una serie di registrazioni ormai classiche tra cui Juju (registrato con i membri del quartetto di John Coltrane), Speak No Evil (registrato con due compagni di band di Miles Davis) e The Soothsayer (con il collega artista della Blue Note, Freddie Hubbard). Molti degli album contenevano composizioni più brevi che ora sono considerate standard jazz.

Rimase con Davis anche dopo lo scioglimento del secondo quintetto, quando il trombettista sperimentò con gli strumenti elettrici. Shorter si è poi unito a un altro ex allievo di Davis, il tastierista Joe Zawinul, per co-fondare i Weather Report che sono diventati una delle band jazz-rock più famose degli anni ’70. L’album del 1979 della band, 8:30, ha portato al primo della dozzina di Grammy Awards di WS. Nel 2015 è stato insignito dall’Academy del Grammy alla carriera.

In una dichiarazione rilasciata dalla pubblicista di Shorter, Alisse Kinglsey, Hancock, descritto come l’amico più intimo da più di sei decenni; ha scritto: “Wayne Shorter, il mio migliore amico, ci ha lasciati con il coraggio nel suo cuore, con amore e compassione per tutti e uno spirito rivolto all’eterno. Era pronto per la sua rinascita. Come ogni essere umano, è insostituibile; WS è stato in grado di raggiungere l’apice dell’eccellenza come sassofonista, compositore e, recentemente, orchestratore. Un uomo senza pari. Mi mancherà stare con lui e i suoi speciali Wayne-ismi, ma porterò sempre il suo spirito nel mio cuore.” (2)

L’ultima parte della vita di Wayne Shorter è stata segnata da quasi 50 anni di devozione al buddismo Nichiren, un ceppo giapponese della popolare religione orientale. “Sentivo parlare di buddismo“, ha detto Shorter a NPR nel 2013. “Ma poi ho iniziato a esaminarlo e ad aprirmi e scoprire cosa stava succedendo nel resto del mondo invece che in occidente” (1). Quegli insegnamenti spirituali hanno influenzato le idee musicali che ha applicato al jazz all’inizio del nuovo millennio quando ha formato il Wayne Shorter Quartet con un gruppo selezionato di musicisti molto più giovani. Il lavoro registrato dal gruppo è stato tutto edito dalla Blue Note Records al ritorno di WS per l’etichetta e celebrato in oltre quattro decenni con una serie di pubblicazioni che hanno messo in mostra le intense improvvisazioni della band su composizioni di Shorter vecchie e nuove.

Finisco da dove ho iniziato. Si ritira dalle scene nel 2018 con l’uscita del suo acclamato ultimo album (1), Emanon: Wayne Shorter ha continuato a trovare un terreno comune tra lo spirituale e il musicale anche dopo. Per i curiosi: Emanon è il contrario di No Name, celeberrimo album di Dizzy Gillespie. Il mio due di coppia si offendebbe a morte se non lo citassi. Sia che abbia ridefinito il jazz acustico moderno con Miles e con i suoi gruppi, sia che abbia incrociato Weather Report e Joni Mitchell, il sassofonista e compositore è rimasto per tutta la vita un intrepido e insaziabile esploratore musicale. Le molte vite di Wayne Shorter sono tutte qui.

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per BookAvenue, Francy Schirone

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Fonti: per scrivere questo pezzo ho letto i seguenti articoli:


(1) Felix Contreas per NPR, WS sage of saxophone
Nate Chinen per il NYT, Innovator during era of change in jazz
Brandon Denon per BBC, WS Legendary jazz saxophonist
Associated Press, WS Jazz saxophone pioneer
(2) Gene Seympur per Washington Post, WS jazz musician of innovation and introspection

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