Le molte vite di Ian McEwan

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   Tempo di lettura: 8 minuti

Delle tante qualità che rendono Lessons una lettura così seducente e irresistibile, è che Roland Bahrein, il personaggio forse non troppo immaginario al centro del romanzo e che condivide molta storia con l’autore, non riesce proprio a prendere una sola decisione in tutta la sua vita.

Per farla breve l’ultimo libro di Ian McEwan racconta la storia di un ragazzo con un grande talento che viene mandato dalla calda Libia dove vive con la famiglia in un freddo collegio inglese dove succede un fattaccio. Si ritira dall’università, va alla deriva per un decennio, si sposa e poi divorzia, cresce un figlio da solo, si risposa (questa volta con più successo), stravede per figli e nipoti e si osserva lentamente, inesorabilmente, invecchiare mentre i tutti i suoi amici e alcuni suoi cari si ammalano e muoiono.

Tutto qui? Sembrerebbe circoscritto ad un perimetro già esplorato in Everyman di Philip Roth, ma non lo è affatto.

Ripartiamo dall’inizio. Ciò che distingue il libro da una normale storia di formazione, è il crimine di cui il ragazzo è vittima quando aveva 14 anni: la violazione del suo corpo per bocca, per così dire, della sua insegnante di pianoforte. Baci sulle labbra: un gesto sconsiderato, un abuso sessuale scambiato per una storia d’amore.  Di lì il passo è breve; il suo spirito che si distorce, sfigura e scolorisce tutto il resto della sua vita, cominciando dall’abbandono dello studio della musica classica.  

Oppure, c’è dell’altro?

Quanti gesti sconsiderati segneranno la vita di Roland? Una madre troppo accondiscendente con un padre terribile e una (prima) moglie a straziarlo per la seconda volta dopo l’insegnante, abbandonandolo senza una spiegazione e con un neonato tra le braccia?
Tre vite (di donne) per distruggerne un’altra (di uomo). O si tratta, forse, soltanto della storia di un fallimento, il più banale tra i molti fallimenti di quegli anni? Dopotutto, ancora adesso molti giovani promettenti vanno fuoristrada. È successo spesso negli anni ‘60 e ‘70 quando molti della generazione boomer di Roland (e dello stesso McEwan) hanno ascoltato l’invito a sintonizzarsi su altro e abbandonare tutto il resto. Inoltre, siamo cosi certi che il crimine stesso non abbia procurato piacere al giovane adolescente? In effetti, non era la cosa più elettrizzante che gli fosse mai capitata in vita sua? Si può considerare, quindi, una sua complicità in quello che è successo. Peggio: forse, è stata addirittura colpa sua. O forse il fattaccio, come un giorno gli rimprovera la sua futura prima moglie: “ha ricablato il tuo cervello!”

I dubbi e i molti forse ci sollecitano; non meraviglia, dunque, la molta psicologia (*) nel trattare il tema della violenza subita da Roland da parte di McEwan: ci ha abituati da sempre a scavare nella mente dei suoi personaggi cosi inermi e vittime della penna del loro creatore. Nello scrivere la storia di Roland, l’impareggiabile maestro del realismo sociale, cui manca solo il Nobel per la letteratura, esegue un trucco notevole: riesce a creare un ineffabile senso di mistero di una vita umana piuttosto ordinaria. Il lettore continua ad andare avanti nella lettura chiedendosi come andranno finire le cose per Roland, che ha la stessa raffinata sensibilità del suo autore, ma non la sua fama letteraria. In effetti, stiamo parlando di un perdente. Ma questa risposta la si trova forse alla fine del libro.

Come se la cava Ian McEwan? Attraverso il paziente accumulo di dettagli attentamente osservati e una frase bella scintillante dopo l’altra. Questa per esempio: “Roland era ancora in un’età in cui un mix di cioccolato, biscotti zuccherati e noccioline potevano dominare i suoi sensi e cancellare ciò che lo circondava”, a proposito del suo fatidico arrivo al collegio che cambierà per sempre la sua vita. Per dire che tutto pensava meno a quello che accadrà poi. Mentre di lì a breve la crisi dei missili cubani avrà un impatto enorme sulla sua coscienza e su quelle di decine di altre milioni di persone, così come la caduta del muro di Berlino quasi tre decenni dopo.

McEwan s’inserisce a pieno titolo nel romanzo panoramico, intreccia nel testo i suoi pensieri percettivi sfumati su questi eventi che hanno cambiato il mondo senza mai sembrare ponderosi o pedanti, dando loro vita con la stessa sobrietà ed eleganza e il buon umore che usa per le barrette di cioccolato e, anni dopo, per i lecca lecca di suo figlio a forma di razzo, color arcobaleno.

Finisco. Tutto ciò fa semplicemente parte del tessuto ordinario e straordinario delle molte vite dei suoi personaggi.  McEwan, che è totalmente immerso nei suoni e nei ritmi della letteratura inglese, ha scritto un capolavoro di romanzo che parla contemporaneamente della crescita e dell’invecchiamento, della carriera e dello scrivere narrativa. Di come i personaggi mutano al mutare degli eventi. Alissa, la prima moglie di Roland e madre di suo figlio, è una brillante scrittrice il cui romanzo di successo “The journey”, raccoglie l’elogio della critica che con un po’ di umorismo autoreferenziale si potrebbe sicuramente dire del lavoro di McEwan. Metaletteratura pura in senso contrario. 

Ian McEwan è uno scrittore che comprende le sue responsabilità nei confronti del lettore e tuttavia mantiene il controllo completo di una squisita prova letteraria e della più audace ambizione immaginativa. Un grande.

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Per BookAvenue, Michele Genchi

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(*) nda. L’attivista e avvocato americana McKinnon tra le istanze presentate negli anni ’70 alla corte suprema USA (poi rigettate in ordine del 1mo emendamento) per regolamentare la pornografia, parla di “riduzione al silenzio” come atto illocutorio. Introdotta da Austin con la teoria degli “atti linguistici” e tuttora studiata dai linguisti, filosofi e psicologi della comunicazione, è un’azione caratterizzata dalla mancanza assoluta di reazione ad un altrettanto atto illocutorio da parte di un parlante verso il quale non si oppone nessuna azione di risposta o resistenza fattuale. 


Il LIbro:
Ian McEwan,
Lessons
Jonathan Cape psb, 2022
Knoff pbs, 2022
in italiano per Einaudi, 2023

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Per scrivere questo articolo ho consultato le seguenti fonti:

• Ann Levin per UsToday, Lessons explores long afterlife horrific crime • Molly Young per NYT, McEwan Lessons • Beejay Silcox, for TheGuardian, Life and times epic of a feckless boomer • Senza Firma,The Economist, Ian McEwan’s new novel is the story of sinle life • Mattero Persivale per il Corriere, Tutte le vite di Ian McEwan


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