C’è un sacco di gente, sul marciapiede della metro come ogni giorno di mattina presto. Non ne avevo intenzione, ma quasi per inerzia mi sono ritrovata le cuffie alle orecchie; la musica del leggendario concerto di Parigi di Charles Mingus mi ha presa subito. Il pezzo è quello del cd Revenge, si chiama Peggy’s Blue Skylight e mi ha fatto perdere il treno. Ed è solo l’inizio di una giornata complicata…
Podcast. A passeggio con Charles Mingus






Alcuni jazzisti sono stati considerati degli alieni per tutta la durata della loro carriera. Pur suonando buona musica e presentandosi al pubblico regolarmente, non hanno mai fatto parte di varie consorterie musicali nè, tanto meno, appartenendo a gruppi di “influencer” di quelli cioè, che se la tirano esprimendo giudizi e opinioni sugli altri. No, questa gente ha fatto il proprio mestiere quasi in silenzio, quasi come un qualsiasi altro operaio che si alza presto la mattina per prendere il bus per la fabbrica.
Il talento di Leonard Cohen è stato leggendario ma la sua musica è venuta solo dopo il poeta e lo scrittore. Sono stata tutto il giorno pensare e pesare le parole con cui salutare il cantante la cui opera ha influenzato gli ultimi 50anni della musica di questo piccolo pianeta pieno di gente. Le parole più immediatamente reperibili nel mio personale vocabolario è annus horribilis. Lo sarà certamente questo 2016 che già si è portato via artisti come Prince e David Bowie. Negli ultimi mesi ho passato quasi più tempo a scrivere obituaries che di musica.