Raymond Carver è il maestro indiscusso del minimalismo, riuscendo a evocare emozioni intense attraverso descrizioni e dialoghi semplici. Non si trova una sola parola in più in uno qualsiasi dei suoi racconti, che sono pensati per essere letti frase per frase, paragrafo per paragrafo e pagina per pagina finché all’improvviso non è tutto finito. Tutte le sue opere sembrano istantanee di qualcosa di più grande, la sua scrittura è una melodia sottile, un’anima gemella di Fitzgerald e Hemingway, forse anche di Pessoa dell’Inquietudine che sfiora l’anima come una brezza gentile. Pubblicato nel 1983, Cattedrale contiene alcuni degli scritti più squisiti di Carver che toccano la solitudine, il mistero e l’eccitazione in questo viaggio chiamato vita. Le parole di Marco Crestani lo fanno nostro.
einaudi
L’ opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità
Tu, donna, sei la porta del diavolo. (Tertulliano)
Le nostre vite sono un macello. Dico davvero; un disastro.
Leggendo “Il mondo sfolgorante”, il più bel libro di Siri Hustvedt, mi è venuta in mente una performance della brillante artista Lella Costa cui ho assistito una volta. Tenne un monologo sulla sua vita che includeva alcuni ricordi, delusioni, le canzoni dei Pooh, momenti felici e preoccupazioni su questioni nodali del suo appartenere in maniera contorta al genere femminile.
Podcast. Scrivere Jazz. La splendida passione di Murakami
Ed io che pensavo di essere stata originale! Qualcuno più importante di me ha scritto esattamente quello che da un pezzo questa rubrica si ingegna di fare.
Lo scrittore giapponese e il suo amore per il jazz – “La musica di Chet Baker aveva un inconfondibile profumo di giovinezza” – “Miles conficca senza pietà il suo cuneo magico nelle incrinature dell’animo” – “Mi è venuta una voglia terribile di ascoltare La Mer suonata da Django Reinhardt…”
Il ritorno
Che meraviglia questo racconto così intenso, così tormentoso e dolce allo stesso tempo nella splendida traduzione di Anna Nadotti.
È la descrizione di un ritorno in patria – nella Libia del dopo Gheddafi – dopo un esilio durato più di trent’anni. Un resoconto di grande sensibilità che è quasi un giallo. Una riflessione sulla storia – sulle gravi responsabilità dell’Occidente fin dalle imprese coloniali – e sull’essere figli che disorienta e sorprende spiegandoci perché è necessario confrontarsi con il proprio passato e andare alla ricerca di un padre scomparso che sente vivo nel passato, nel presente e nel futuro. Un padre scomodo che ha sempre amato in modo viscerale il proprio paese, la Libia.
Il difficile mestiere di scrivere
L’influenza della cultura occidentale su uno scrittore giapponese nato nel dopoguerra non era certo cosí sorprendente di per sé, anzi rispecchiava una formazione comune a un’intera generazione di giovani; ma era la prima volta che queste atmosfere venivano rappresentate nell’ambito della letteratura «alta». Inflluenzato da Kafka, Mishima, Soseki fino a Dostoevskij, alla sua attività ricca e costante di narratore e saggista, Murakami ha affiancato il lavoro di traduzione letteraria facendo conoscere in Giappone l’opera completa di Raymond Carver, oltre a numerosi racconti e romanzi di Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote, Tim O’Brien, John Irving.
Marco Crestani scrive del laboratorio di scrittura di questo grande autore.
Paul Auster. Storia di un americano
La scrittura di Paul Auster è stata fatto oggetto di numerose classificazioni che hanno contrariato prima di tutti la moglie Siri Hustvedt, grandissima e pluripremiata scrittrice a sua volta e lo stesso scrittore appena scomparso. Nel suo lungo articolo di addio, Michele Genchi lo descrive, piuttosto, come il cantore della sua città: New York, in particolare Brooklyn teatro di tutti, o quasi, i suoi romanzi.
L’insostenibile leggerezza dell’imprevedibilità.
La mia amica Paola Manduca dice che sono un lettore prevedibile perché amo certi scrittori i cui libri sono quasi a mono-tema e, peggio, certe scrittrici tipo Siri Hustvedt che sono poco immaginifiche e troppo realiste non fosse altro che, nella fattispecie, è pure sposata con Paul Auster. Il che è tutto dire. La verità è che non sopporta il fatto che le abbia fatto comprare “Quello che ho amato” scoprendo, tempo dopo, che l’ho fatto comprare anche molte altre persone. Sono stato un libraio, dopotutto.
Di ombre e di solitudini
1939. L’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c’è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta. Il resto dovrete scoprirlo nelle parole di Marina Andruccioli per il libro Soledad di Maurizio De Giovanni
Danza delle ombre felici
I quindici racconti di Danza delle ombre felici sono la prima raccolta di racconti di Alice Munro uscita nel 1968.
La scrittura della Munro sorprende ogni volta per il modo in cui riesce a imporsi con disinvoltura. Il suo tocco delicato porta con sé una sorta di libertà gioiosa, garbata, ma anche qualcosa che mai avremmo ritenuto possibile. Marco Crestani, puntuale e garbato, nelle Letture.