“Ho saltato la quinta e andrò in prima media. Sono preoccupata per due cose: primo perché io sola avrò dieci anni e le altre saranno vecchie di undici, e poi perché dicono che tutti quello che bisogna sapere si impara in quinta, e infatti io non so niente di storia, di geografia, di pistilli, e mi rimarrà un buco per tutta la vita. Dovrò sempre scusarmi: sapete è perché ho saltato la quinta“.
Le narrazioni ci tessono come fili di trame nelle quali troviamo segni, sguardi, aspetti, parole, visioni che ci fanno sentire parte del divenire, riconoscendo nel disegno unitario qualcosa che ci appartiene, che sta radicata nel nostro intimo, anche quando le storie che vengono narrate sono distanti temporalmente da chi legge.

E’ stato in quel preciso momento che qualcosa dentro di me si è rotto. Aveva detto, l’avevo sentito bene:”Uno (io) più deficiente dell’altra (la mia mamma vera)”? Ecco, mi possono anche insultare di brutto, ma quando toccano la mia mamma io non ci vedo più e non ce n’è più per nessuno. Mi sono voltato di scatto, ho guardato maestra Adele negli occhi e mi è venuto di dirle, così senza pensarci su: “Tu non ci sei più. Non esisti più. SEI SPARITA.Tu, tutte le maestre e tutte le professoresse del mondo” e le ho fatto una magia che l’ha fatta sparire davvero. E improvvisamente mi sono sentito molto, ma molto sollevato.
Erano consapevoli che le strade da percorrere sarebbero state diverse, ma non avrebbero mai dimenticato di aver condiviso e superato insieme le vicende di quell’anno straordinario. Ognuno avrebbe fatto parte per sempre della vita degli altri.
– Presto, non abbiamo più tempo!
Fiuuu … appena in tempo!