C’è qualcosa nell’aggettivo “clandestino” che irrita il mio concetto di civiltà. Quando la clandestinità si riferisce a persone, abbiamo tutti tristemente chiaro che cosa significhi: cittadinanze di pochi, diritti solo per alcuni e nascondimento e persecuzione per tutti gli altri. Ma non siamo abituati ad associare la condizione di clandestinità all’informazione, anche perché nei paesi civili non esiste l’informazione clandestina: dove c’è la democrazia tutta la stampa è legittima e circola liberamente. Anche la Costituzione italiana suggerisce il medesimo concetto nell’articolo 21, quando sancisce che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Non si comprende come in base a quel principio possa ancora esistere nel nostro ordinamento giuridico l’assurdo reato di “stampa clandestina”, risalente al 1948, che sottende invece l’idea che esistano esercizi d’informazione legittimi e altri che invece non lo sono.
Stato di clandestinità


Il viaggiatore incantato di Nikolaj Semënovič Leskov (Gorohovo, 16 febbraio 1831 – San Pietroburgo, 5 marzo 1895) è una girandola di avventure e sventure improbabili raccontate dal protagonista a un pubblico che viaggia su un battello sul lago Ladoga.
Nell’articolo dedicato al libro “
“… La tigre stava per riprendere lo slancio per gettarsi sui cacciatori, ma Sandokan era lì. Impugnato solidamente il kriss si precipitò contro la belva e prima che questa, sorpresa da tanta audacia, pensasse a difendersi, la rovesciava al suolo, serrandole la gola con tale forza da soffocarle i ruggiti.
”Scorgo una preoccupante deriva culturale. Il nostro tempo sembra correre cantando verso la frivolezza e la banalizzazione. La cultura ha perso la sua nobilta’, sta diventando intrattenimento”.
“ … Quando i bambini mi raccontano, io mi infilo nelle loro vite, vedo le camerette azzurre con i letti da fare, i soggiorni apparecchiati, i cassetti di perline, le mamme che non arrivano e poi arrivano di corsa e cucinano, i papà che rientrano con le scarpe grosse e i pensieri in testa, le domeniche i compleanni dai cugini, i viaggi in macchina,i giochi senza fine con i fratelli, i bagni nella vasca,i nonni che raccontano storie e che muoiono. I bambini mi fanno vedere tutto, perché sono così precisi e confusi assieme che restituiscono esattamente la realtà… Davide non trova le parole per spiegare l’assorbimento dell’acqua e dice:« La carta si spugna tutta!» È meraviglioso meglio non si può descrivere il fenomeno. Quando torno a casa sono così spugnata di loro che grondo… ( pag.8 )
Nel 1944 Margherita Albani è una scaltra e fascinosa donna di ventotto anni. Che sa come rigirarsi un uomo per fare la bella vita e come sbarazzarsene quando quella vita inizia a soffocarla. Così in quattro mesi si libera del marito, con cui vive a Pegli, perché le sta troppo addosso: lo denuncia al Comando tedesco, lo fa arrestare, lo isola, si fa intestare ogni bene, gli tende una trappola e lo fa deportare nel campo di concentramento di Flossenburg, dove Roberto Rossi Canevari – che pesa 43 chili e la ama ancora – muore. Margherita è libera e per un paio d’anni se la spassa.
Prima o poi tornano tutti e quindi ecco di nuovo Jack Ryan, ”intelligence man” dall’analisi sottile e, all’occorrenza, dalle maniere spicce. Personaggio velocemente passato dai libri al grande schermo – dove è stato interpretato, a turno, da Harrison Ford, Alec Baldwin e Ben Affleck (ma presto sarà la volta di Chris Pine nell’ennesimo sequel della saga) – Ryan è l’alter ego di Tom Clancy, scrittore da best seller grande esperto di armi e di servizi segreti (soprattutto Usa). I suoi ”La grande fuga dell’Ottobre Rosso” e ”Potere esecutivo” sono due classici della spy story moderna, ma atipica e molto muscolare, tanto da essere ribattezzata ”tecno thriller”, in onore anche del ripetuto uso delle più sofisticate possibilità delle reti informatiche.