Non è un paese per giovani vol.2

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Seconda Parte

Poichè a nessuno verrebbe in mente di negare che la lettura abbia un ruolo fondamentale nella crescita individuale dei giovani (e di conseguenza ai futuri cittadini, e complessivamente nella crescita collettiva del paese), dovrebbe essere pacifico che una tale pratica economica, istruttiva, utile (è provato che leggere più libri incide sui risultati scolastici), senza dire che può essere persino molto divertente, vada incoraggiata il più possibile.
Ma siamo costretti a ripeterci. Incrociando i dati del rapporto Iard con quello che l’Aie diffonde nel suo libro bianco e nel suo annuale bilancio dell’editoria in Italia, da una parte ci stanno le convinzioni e le dichiarazioni – che sono nobilitanti e non costano nulla – dall’altra, i fatti.

E’ vero, riconosce l’Aie, che le fasce giovanili leggono in media più dei loro genitori e, oggi, sanno usare strumenti “inediti” come Internet e le nuove tecnologie. Ma restano fortissime differenze territoriali nel paese e, ciò che ancor più grave, disuguaglianze notevoli a seconda della famiglia di provenienza. In pratica, ancora oggi in Italia vale il principio che le opportunità di cui godono i ragazzi di fronte la lettura, all’istruzione e alla mobilità sociale sono strettamente correlate alle loro origini sociali. Il che contraddice apertamente il primo e unico principio di meritocrazia della quale parla Abravanel: “la meritocrazia è un sistema di valori che promuove l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza di un individuo”. Dove, per provenienza, si intende un’etnia, una famiglia, uno status sociale ecc. Ovvio che l’ascensore sociale non è precluso ai ragazzi provenienti da centi meno abbienti o da famiglie più benestanti ma con scarsa dimestichezza con i libri: di certo la faccenda si complica molto per coloro che non hanno facile accesso ai libri (tanto per parlare dello stato comatoso nel quale versano le biblioteche scolastiche).
Le cifre sono impietose: il 53% dei ragazzi nel 2007 ha letto un libro no scolastico. Evviva !, si direbbe, se paragonato allo sforzo sovrumano fatto dai loro genitori e dagli adulti in generale; lo abbiamo visto: solo il 43% e tralasciando pure le molte differenze per area (nel nord i ragazzi leggono di più con uno scarto a due cifre percentuali). Tuttavia quello che i ragazzi leggono, corrisponde al 60% di quello che fanno i loro coetanei francesi, il 73% di quello che fanno i spagnoli e le madri inglesi (bel il 90%) hanno dichiarato che almeno una volta a settimana leggono racconti e fiabe ai loro figli (le italiane sono il 41%). A fronte di questi ritardi nel nostro paese c’è una produzione di libri per ragazzi di tutto rispetto con standard di qualità assai elevati (molte volte più degli stessi editori europei. Peccato che non li compri nessuno: il mercato del libro per ragazzi valeva nel 2007, 137,2 milioni di euro contro 322 di quello spagnolo, dei 452 della Germania e del (sic!) 502 francese. In Italia vengono sfornati qualcosa come 5000 titoli nuovi (il 7% di tutti quelli in circolazione) ogni anno. Con tirature di tutto rispetto: la produzione è aumentata di tre volte nell’arco degli ultimi cinque anni. Ma non sono cresciuti in altrettanto modo i lettori.
Ultima nota. Mentre leggiamo e analizziamo i dati, non possiamo fare a meno di parlare di un fenomeno culturale anzi, del più importante fenomeno culturale degli ultimi anni e che ha a che fare proprio con il libro. Ci riferiamo, naturalmente al maghetto, Harry Potter. Bastano qui alcune cifre per dire che dimensioni ha raggiunto il business (li ha rilevati Susan Gunelius nel libro, Harry Potter, come creare un business da favola,Egea): ha venduto 400 milioni di copie in tutto il mondo, a livello planetario sono 64 gli editori impegnati a tradurlo; i marchi H.Potter hanno generato 4 miliardi di dollari di giro di affari e ci sono altri 200 titoli connessi alla figura del maghetto. Ma non è importante: va solo sottolineato che mai come in questi ultimi anni, i ragazzi hanno avuto accanto un libro nrlla loro formazione, ne hanno visto la potenzialità e bellezza, hanno acquisito uno strumento che li accomuna a tutti i ragazzi del pianeta (Harry Potter è il primo vero bestseller globale). E, quando saranno cresciuti, se dovranno consigliare un libro ai loro figli, sarà proprio Harry Potter. Il libro sì è preso, per una volta, una vera rivincita proprio nel momento nel quale altri gadget o giochi tecnologici del tutto nuovi sono alla portata di tutti.
Forse sull’onda di questo fenomeno sarebbe il caso di insistere sul piacere della lettura e sulle potenzialità di svago che ha il libro. Sarebbe il caso in definitiva, di giocare il tutto per tutto e scommettere – proprio come auspicavano gli editori sui libri come strumenti fondamentali per la crescita.

 

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