Mai arrendersi alle minestrine in brodo

   Tempo di lettura: 8 minuti

Ogni primo gennaio, quando prendo in mano la mia nuova agenda che mi accompagnerà per l’anno che sta per cominciare, scrivo nella prima pagina una frase che mi è piaciuta, o che mi ha colpito e che ho sentito in qualche modo “giusta”. L’anno scorso era questa “Se la vita ti mette al tappeto, tu rotola e guarda le stelle”, sull’agenda precedente avevo invece scritto “Tutti coloro che vogliono la gioia debbono condividerla. La felicita’ e’ nata gemella”.
L’agenda 2023 riporta questa frase vergata di un bellissimo azzurro mare per distogliere l’attenzione dalla mia pessima grafia “C’è chi non sa dove andare e sta correndo per andarci subito” di Tonino Guerra.

Onestamente non sò da dove mi arrivi questa usanza che ripeto oramai da alcuni anni, ma mi piace davvero molto e spero possa essere contagiosa, quindi lo scrivo come apertura in queste righe che ci faranno compagnia per i brevi minuti che trascorreremo insieme mentre leggete questa recensione, magari daremo congiuntamente il via ad un movimento come nel (bellissimo) film Un sogno per domani. Chissà.
Per riprendere il filo dei miei penseri, il concetto di tempo che si evince dalle parole di Tonino Guerra è il sentire che mi ha accompagnato lungo tutta la lettura di questo libro, “La prima operazione della squadra speciale Minestrina in brodo” di Roberto Centazzo, edito da TEA, indotto probabilmente anche dall’età dei protagonisti.

A me piacciono molto i gialli, e questo libro è certamente riconducibile a questo genere, ma mi ha colpito perché è leggero e divertente, è un modo diverso e spassoso di fare indagine, una modalità davvero originale da parte dell’autore di creare i protagonisti di questa storia, e che ho apprezzato molto: non il solito detective solitario, non i soliti esperti e geni del crimine che da una traccia invisibile risolvono un caso spinoso ed enigmatico, no. I protagonisti sono 3 signori, neo pensionati, che invece di fare gli ummarelli al cantiere sotto casa, scelgono di fondare una squadra investigativa: la squadra speciale Minestrina in brodo.
Tre colleghi in polizia, tre amici, ma soprattutto tre pensionati con i loro acciacchi dai quali prendono rispettivi nomi in codice: Eugenio Mignognia nome in codice Kukident, Luc Santoro nome in codice Maalox e Ferruccio Pammattone nome in codice Semolino. Per far passare il tanto tempo di cui dispongono si aggirano per Genova, ma passato appena un mese già si annoiano a morte, e decidono così di provare a portare a termine le indagini che non erano riusciti a concludere quando erano ancora in servizio.

Certo, è una lettura leggera quella che vi propongo, ma non delude, infatti credo proprio che continuerò la lettura dei libri che raccontano gli altri casi della squadra speciale Minestrina in brodo sotto all’ombrellone nei prossimi mesi estivi, anche se avrei voglia di stare ancora un pò in loro compagnia anche adesso.
Ringrazio questa lettura, perchè oltre ad una serie infinita di sorrisi, mi ha anche fatto pensare al tempo e (soprattutto) alla percezione che ognuno di noi ha, del tempo. Il mio è presto detto: credo che il vero ricco, oggi, è colui che ha tempo. Tempo per se stesso, tempo libero da impiegare come meglio crede, soprattutto tempo per fermarsi, e la penso come Tonino Guerra: durante la giornata corriamo e corriamo, e troppo spesso la strada da percorrere ce la indicano gli altri come pure il luogo da raggiungere in tutta fretta.
Anche il mio modo di oppormi a tutto questo è presto detto: fermarsi, quando il bello si palesa. Qualsiasi urgenza ci sospinga, fermarsi, e godere di un tramonto anche se ci aspettano a cena, accorgersi della Natura che si sveglia, come sta accadendo in questi giorni attorno a noi.
Quando arrivano i giorni di aprile, infatti, investo volutamente tanto del mio tempo a guardare il cielo, inattesa di scorgere loro, le rondini.

Che belle che sono le coincidenze che punteggiano la vita, ecco un ricordo che mi è tornato ora in mente, e che parla proprio di rondini e di Tonino Guerra: nel tardo pomeriggio di un paio di anni fa, mentre aspettavo che mia figlia uscisse dalla palestra, mi ero seduta vicino alla fontana dedicata a Tonino Guerra, e guardando il tramonto, mi accorgo che sopra di me volano tre rondini. Mi perdo ad ascoltare il loro grido per non so quanto tempo.
All’improvviso sento un ragazzo vicino a me che mi fa: scusa, ma cosa stai guardando? Abbasso lo sguardo, torno in questo mondo, e mi accorgo di essere diventata mio malgrado il fulcro dell’attenzione di un gruppetto di ragazzini con la birra in mano.
Mi irrigidisco. Ecco, penso, mi manca proprio di essere derisa da dei ragazzini annoiati. Penso: come ne esco? Rispondo con la verità: stavo ascoltando le rondini, mi piace un sacco. Tutti insieme, guardiamo in su. Esclamano qualcosa nel loro gergo giovanile che ovviamente non comprendo, ma che traduco in “figo” o qualcosa di simile. E finisce che rimaniamo li, tutti, a guardare in su, e ad ascoltare in silenzio.

Ogni giorno incontro persone che corrono dentro ai loro giorni, e anche io spesso lo faccio. Ma ancora più spesso mi ricordo di quell’oro che scorre ticchettando, e cerco di vivere oggi, adesso, e di non rimandare a domani, per fare ciò che credo importante per me. Certo, ho degli obblighi da rispettare a cui non mi sottraggo, ma sono consapevole che il presente si trasforma velocemente in passato, ed il futuro è dietro l’angolo.
So che non è facile guardare volutamente in certe direzioni, come ad esempio negli occhi dei nostri anziani, che spesso sono una finestra sul nulla, e la vertigine che provoca quel dolore muto che hanno impresso sul viso è immensa. Ho da tempo concordato un patto con la vita quando incontro il dolore, in una qualsiasi delle sue forme: ci prendiamo sotto braccio, e gli permetto di fare un pezzettino di strada insieme, ed imparo da lui il più possibile.

Anche per me arriverà il tempo di essere vecchia, ma se sarò stata brava ad imparare la lezione, avrò lo sguardo pieno di tutti quei momenti in cui ho smesso di correre, e mi sono fermata.
Così arricchito, il tempo, non è mai passato invano.

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Per BookAvenue, Marina Andruccioli


Il Libro

Roberto Centazzo,
La prima operazione della
Squadra Speciale
Minestrina in Brodo,
pp.216 ed. Tea


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