Il Grand Tour di Oscar Wilde in Italia

Oscar Wilde. part. copertina Lettere, Il Saggiatore ed.
   Tempo di lettura: 5 minuti

di Francesca Lombardi

Oscar Wilde, autore di Il ritratto di Dorian Gray, intraprese il Grand Tour in Italia alla scoperta dell’arte italiana. Fece tappa a Firenze, Bologna, Venezia, Padova, Verona e Milano.

Il Grand Tour iniziò nell’estate del 1875 quando era uno studente a Oxford. Quell’anno fu la prima occasione di soggiornare in Toscana. Una lettera scritta al padre Sir William Wilde del 15 giugno 1875, racconta il suo soggiorno a Firenze.*

Oscar Wilde racconta della sua visita a San Lorenzo e ne dà un’ampia descrizione. Nella lettera descrive la basilica, costruita alla solita maniera fiorentina, cruciforme con una lunga navata sostenuta da colonne greche, che ha una sontuosa cupola in centro e tre navate minori che se ne distaccano. Dietro ci sono le due cappelle Medicee. Sopra i sarcofagi le statue dei Medici, di bronzo dorato.

La visita prosegue alla Biblioteca Laurenziana, nel chiostro di San Lorenzo, dove ebbe modo di vedere dei messali miniati che gli piacquero molto. Racconta di aver visto anche manoscritti e autografi illeggibili. Ne osservò l’estrema nitidezza delle iniziali nei messali e nelle Bibbie Italiane.

Wilde visitò anche il Museo Etrusco, nel soppresso monastero di Sant’Onofrio dove si trovano vari sarcofagi, ne fece anche degli schizzi, la tomba di una donna, una statua che raffigura la donna vi è posta sopra, tiene un piatto in mano con l’obolo per pagare il traghettatore dello Stige. Ai lati dei sarcofagi che erano centocinquanta, lo riporta Wilde, sono scolpiti gesti e imprese del defunto, in bassorilievo, ma ce ne erano anche di affrescati, vasi e urne di ogni forma tutti dipinti in modo mirabile. Wilde resta affascinato da ciò che vede, bloccato da un temporale come scrive nella lettera, si era dovuto trattenere nel museo, tempo che gli aveva consentito di godersi la visita e di disegnare ciò che ha visto. Rimase colpito dalla sensibilità e capacità artistica del popolo etrusco, come scrive al padre.

Nella serata aveva cenato al ristorante in cima a San Miniato, dal quale si gode di una vista panoramica della città.  Durante il ritorno a casa aveva apprezzato l’aria fresca, grazie al temporale del pomeriggio. 

Esiste un itinerario turistico dei giorni nostri, sui luoghi che Wilde visitò a Firenze. Vi segnalo il link per chi fosse interessato a un itinerario diverso dal solito nella città d’arte:

https://www.visittuscany.com/it/itinerari/sulle-orme-di-oscar-wilde-a-firenze/

Lasciata Firenze con rimpianto come scrive nella lettera a Lady Wilde del 23 giugno 1875, parte in treno alla volta del nord. Rimane stupito dalla estesa pianura coltivata come un ricco giardino. Descrive bene il paesaggio che trova a quattro miglia da Venezia che vede diverso e che gli appare come una palude nera. Giunto a Venezia, i gondolieri lo accompagnano per lunghi e stretti canali all’albergo nella enorme piazza di San Marco. 

Nella lettera del 24 e 25 giungo sempre a Lady Wilde, ha un tono quasi struggente, comincia scrivendo: “Credo che tu mi abbia lasciato che guardavo la luna da piazza San Marco, a fatica ce ne siamo staccati per tornare in albergo”.

Racconta di come il giorno seguente fosse andato in gondola sul Canal Grande, e di come abbia ammirato i grandi palazzi con enormi gradini sull’acqua, colori meravigliosi dappertutto, finestre con tende a strisce gialle, cupole e chiese di marmo bianco. Fa una sosta per visitare la pinacoteca, che descrive come un’invasione di Tiziani e Tintoretti.

Passa la giornata tra gondole e mercati e la sera assiste al gran concerto e promenade di tutti gli elegantoni di Venezia. Le donne sopra i trenta anni si incipriano i capelli sulla fronte. Fa un commento sulle donne italiane che dopo sposate si sformano, mentre i ragazzi e le ragazze sono più belli. Dice che le donne italiane sono di due tipi il tipo “Titiens” e di un colore olivastro alla “Trebellie-Bettini” che erano primedonne dell’opera lirica in scena a Dublino negli anni sessanta e settanta dell’Ottocento. Wilde “scatta” una fotografia dell’arte del nostro paese sul finire dell’Ottocento. Il Grand Tour all’epoca era una sorta di viaggio di formazione per gli artisti.

per BookAvenue, Francesca Lombardi

*ndr: cit. vedi note libro


Il libro:

Oscar Wilde,
Lettere,
Il Saggiatore editore,
Traduzione e cura di Silvia De Laude e Luca Scarlini,
ed, 2014 pp.1276


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