Dalla caduta dell’Etica pubblica all’Elogio del Moralismo. Il nuovo libro di Rodotà.

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Stefano Rodotà è poliedrico. Multidisciplinare. Ed ha un punto fermo nella sua vita di insigne studioso e di stimato uomo politico: il rispetto delle regole.
E se pensiamo ad un Garante della Privacy pensiamo sempre a Rodotà. E se pensiamo ad un garante “istituzionale” ci viene sempre in mente il nome dell’autorevole giurista.
Provando a fare una recensione del suo ultimo libro “Elogio del Moralismo” edito da Laterza (fa piacere la sobrietà della copertina) , la mente è andata subito ad un altro Elogio. Quello della Mitezza di Bobbio.
Contro ogni arroganza. E contro l’arroganza del potere. Il moralista non è un debole, ma un giusto. Un giusto che si è stancato di vedere le ingiustizie.
E’ significativo che il libro di Rodotà esca proprio in tempi di saldi di costumi e valori. Tempi che però ci piace sperare che stiano cambiando. In dieci giorni tutto si è ribaltato. Dal carnevale si è passati alla Quaresima. Una Quaresima non già di privazioni, ma di senso della misura. Come è giusto che sia. E qui torna il termine “giustizia” con l’immagine della bilancia.

La crisi economica ha portato in Italia, un nuovo modello costituzionale. Una nuova prassi. Non più tempi lunghissimi dovuti alle pastoie di consultazioni per far nascere un Governo che rispecchi la percentuale dei partiti; ma consultazioni rapidissime a carte scoperte. Non più “porte a porte” , ma trasparenza e rispetto delle e nelle sedi istituzionali. Verrebbe da dire se non ci fosse questo clima drammatico che fa sfuggire di mano ogni situazione “non tutto il male è venuto per nuocere” E Comunque vadano le cose, l’insegnamento è questo: l’Italia dei ritardi, questa volta prova ad arrivare puntuale. Almeno nelle formalità, nelle procedure. Con la speranza che l’eccezione diventi la regola per il futuro.
Obiettivo: unire rigore e crescita, eticamente sostenibili. Una nuova concordia, per salvare il Paese. La credibilità è la parola d’ordine. La sobrietà è il nuovo modello di ispirazione. Con lo sfondo del taglio di costi e privilegi. Ma davvero. Dunque: dimezzamanto dei parlamentari. Eliminazione delle Province. Nuova legge elettorale.
Ma più di tutti è necessario mettere mano all’affaire moralità. Non importa se a ripulire l’Italia sia un Governo Tecnico. L’importante è ripulire l’Italia.
Quando a Roma la Repubblica era in grave pericolo, per sei mesi il senato dava pieni poteri ad una grande personalità.
Ci troviamo di fronte ad una evidente forzatura dei tempi e dei modi. Necessaria per volontà europea e per mettere in sicurezza il Palazzo che crolla per una costante subsidenza.
Ma nel Paese dei paradossi dalle macerie economiche e morali ormai serve chi spegne l’incendio della casa che brucia.
Ci si augura che nel nome del “bene del Paese” non vengano chiesti sacrifici sempre alle medesime persone. La gente è stanca. Ha atteso con ansia questo cambio. E’ un periodo drammatico. E dunque che ci siano misure impopolari, ma che non riguardino il popolo, ma anche la borghesia e la nobiltà 8in eclissi secondo autorevoli analisti). Serietà dunque. Non più descrizioni internazionali che sbeffeggiano l’Italia, ma in questi momenti difficili occorre davvero un vero orgoglio nazionale. Pagano coloro che non hanno mai
avuto privilegi e che quando parcheggiano la loro vettura stanno attenti ad entrare nelle strisce, a pagare il biglietto orario e soprattutto a non tamponare avanti e dietro. Mentre si ha l’impressione che chi ha sempre “parcheggiato in doppia fila” con tanto di autista gode di esenzioni e attenuanti generiche. Ma l’elenco è lungo e non è tempo di parole inutili o di prediche inutili se vogliamo scomodare uno dei grandi Uomini di Stato come Einaudi di cui si sono persi insegnamenti e cromosomi.
Vi è però davvero la necessità di un Rinnovamento Etico evocato da Benedetto XVI e ratificato da Giorgio Napolitano. Un rinnovamento che vogliono gli indignados che viaggiano in mezzi affollati mescolati con il sudore della giornata di lavoro resa ancora più dura da una mobilità che nessuno risarcisce. Eppure zitti.
Portano a casa sfiniti il pane quotidiano, leggendo svogliatamente giornali consunti che riportano il paradosso del giorno o l’esternazione del nominato di turno. Anche gli approfondimenti televisivi ormai fanno parte di quell’inquinamento acustico propinato a tutto volume da parole vacue e fantasiose di gente non eletta che parla sentendosi rappresentante del popolo. E poi in nome dei Piccioli tutto si amplifica e si aggiusta. Parlano tutti. Non si capisce niente. Dice bene Luigi Zingales quando ricorda che “Nella prima Repubblica l’assegnanzione dei ministeri era affidata ad una formula matematica inventata dall’Onorevole Cencelli (che ancora oggi dispensa interviste per indicare una retta via…): ad ogni corrente spettava un numero di posti proporzionali ai voti raccolti. Il “manuale” Cencelli simbolizzava i vizi di fondo dell’era democristiana: la lottizzazione, la lotta fratricida tra correnti, l’esasperata proporzionalità nell’assegnazione del potere che impediva qualsiasi decisione”. Tornando al nostro inquinamento acustico ci accorgiamo che questo di Manuale ne fanno continue edizioni. Magari si cambia la copertina ma il contenuto è sempre lo stesso. Ogni amministrazione dello Stato o locale è fondata su questo manuale. Chi rimane fuori dalla
divisione viene accontentato diversamente. Ma viene accontentato.
Dice disgustato ancora Zingales che nella seconda repubblica, il manuale Cencelli è perfino considerato un esempio nobile: ora i posti si assegnano in base ai favori sessuali resi. Questa trasposizione del manuale all’economia (ma mi permetto di aggiungere alla politica) è il motivo per cui in Italia si trovano le migliori segretarie e i peggiori manager (politici…)e dunque i posti dirigenziali sono affidati a chi ben introdotto, anche se spesso incapace.
Pertanto questo clientelismo è il motivo per cui il nostro Paese si trovano in una profonda crisi finanziaria. Etica. E morale. Anche perché la responsabilità etica viene prima di quella politica.
Ciascuno ha il diritto ad indignarsi. C’è chi lo fa con proteste garbate, chi purtroppo con proteste violente e chi compra pagine di giornali.
Ma del resto e qui mi ricollego a Zingales, un giovane oggi pensa “perchè devo studiare sui libri, se ad essere premiata non è la conoscenza, ma le conoscenze? Roberto Napoletano Direttore de “Il Sole 24 Ore” afferma che “non c’è nulla di più immorale di fare pagare alla piccola Italia, e ai suoi cittadini, il conto di una crisi globale che viene da fuori e che noi italiani non abbiamo contribuito a determinare.
Ecco perché urge la speranza di un rinnovamento. Non basta una legge elettorale. Occorre modificare geneticamente i meccanismi di scelta. Capacità e merito che insieme all’etica debbono essere i capisaldi di una nuova e necessaria rivoluzione culturale. Altrimenti la Penisola, senza l’assicurazione dell’obbligo etico> dell’azione, ha tanto mare intorno per andare a fondo.
E’ l’ora davvero di esporre la bandiera. Di non negarla. Per aprire nuove strade alla vita economica del popolo italiano risorgente per una concreda sfida alla visione pessimistica dell’avvenire.
Ecco perché abbiamo bisogno di ricostruire, di ricucire l’Italia umiliata e derisa. Ecco perché occorre il ripristino dello Stato, del Senso dello Stato, del senso delle Istituzioni con uomini giusti che rispettino la “Maglia della Nazionale” senza pensare agli interessi della squadra di provenienza.
Perché c’è un’Italia perbene che non può più aspettare perchè non è giusto che aspetti. Ed è questa l’Italia che merita l’Elogio, del moralismo e della pazienza.
Antonio Capitano

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2 commenti

  1. Penso che questo Paese abbia un popolo migliore di chi lo rappresenta. Non credo affatto che abbiamo i governanti che ci meritiamo. Prova ne è la stima che il Prof. Monti ha saputo raccogliere intorno al suo nome. Il nostro Paese ne raccoglie i frutti.

  2. Non posso che condividere la puntualità della vs recensione. Complimenti.

    Enrico Letta

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