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Rock sentimentale

… Insomma, l’ispirazione di Bruce non può seguire alla lettera
il mio stato d’animo, anche perché lui ha scritto prima
e il mio stato d’animo è venuto dopo.
Le canzoni immortali, anche quelle vecchie come questa,
però, si innalzano con chitarra e spada e sconfiggono
il tempo e pure quello che poi dicono di preciso.
Se ne vanno altrove e così cantano tutto, anche il contrario di quello
che dicono. Il contrario, bah!
Restare a Napoli è comunque Born to run e che si sappia … [ Pag 105] “

Podcast. Smooth jazz, vol.1: Grover Washington jr.

Una sera di qualche tempo fa, mentre parlavamo di musica, a cena con degli amici, ho chiesto al mio due di coppia di raccontare quella volta che al Blues Halley di Georgetown nel ’88 si mise in ginocchio davanti ad un sassofonista. I suoi racconti hanno sempre l’effetto saporifero di una fiaba che si legge ai bambini per farli addormentare; corsi il rischio sapendo però che il suo amore per il jazz avrebbe potuto rianimare una serata piuttosto moscia. Raccontò che, guidato dalla Lonely Planet, alla ricerca di un locale dove ascoltare musica, capitò di imbattersi in questo locale e riconoscere l’autore di un paio di dischi già in suo possesso. Entrò mentre il tizio suonava Winelight. Alla fine del concerto gli si avvicinò e, non so con quale inglese si espresse, gli raccontò da dove veniva, del viaggio e della fortuna di averlo trovato per caso. La foto-polaroid, decisamente vecchia a guardarla oggi, suggellò l’incontro: la conserva come un cimelio. Per la cronaca: a fine racconto, metà delle persone si erano addormentate sul tavolo.

La lotta di classe dopo la lotta di classe

riceviamo e volentieri pubblichiamo

La classe di quelli che da diversi punti di vista sono da considerare i vincitori – termine molto apprezzato da chi ritiene che l’umanità debba inevitabilmente dividersi in vincitori e perdenti – sta conducendo una tenace lotta di classe contro la classe dei perdenti.
Questa classe dominante globale esiste in tutti i paesi del mondo, sia pure con differenti proporzioni e peso. Essa ha tra i suoi principali interessi quello di limitare o contrastare lo sviluppo di classi sociali – quali la classe operaia e le classi medie – che possano in qualche misura intaccare il suo potere di decidere che cosa convenga fare del capitale che controlla allo scopo di continuare ad accumularlo.
Caso la lettrice o il lettore non lo sapessero:
il maggior problema dell’Unione europea è il debito pubblico.
Abbiamo vissuto troppo a lungo al di sopra dei nostri mezzi.
Sono le pensioni a scavare voragini nel bilancio dello Stato.
Agevolare i licenziamenti crea occupazione.
La funzione dei sindacati si è esaurita: sono residui ottocenteschi.
I mercati provvedono a far affluire capitale e lavoro dove è massima la loro utilità collettiva.
Il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore: acqua, trasporti, scuola, previdenza, sanità.

È la globalizzazione che impone la moderazione salariale.
Infine le classi sociali non esistono più.

La borghesia tutte le classi si porta via

Quando un popolo è politicamente malato, di solito ringiovanisce se stesso e ritrova alla fine lo spirito che aveva lentamente perduto per riscoprire e conservare la sua potenza. La civiltà deve le sue più alte conquiste proprio alle epoche di debolezza politica.

Questa frase di Nietzsche è illuminante per capire l’attuale crisi economica e politica. E’ una frase che punta al momento della crisi quale momento di alta disperazione che permette ad un soggetto di rompere le catene, reagire e rialzarsi. E’ il caso dell’Italia del 2011 che stava per spirare ma che ha lasciato un’eredità pesante e una serie di ferite da disinfettare, curare e rimarginare.
Viviamo giorni di “politica transitoria” Non sappiamo come andrà a finire. C’è stato in tempi strettissimi un cambio epocale dello stile e delle parole della politica. Ma permangono manovre che incidono sulla povera gente. Di quel concetto di povertà, rivisto e corretto, attualizzato al presente. Anche se ora a guidare la “macchina” sono dei “politecnici” “strani” ma necessari per evitare il decesso del Paese.

La luna color zafferano

Siamo a Oxford, nel 1853, tra i quartieri signorili e raffinati dell’alta borghesia inglese. A Maya Greenwood, figlia di un professore di archeologia, quel genere di vita va stretto: è uno spirito ribelle e sogna una vita diversa, ma è cosciente che per una donna del suo tempo è difficile.
Per tutta l’infanzia e negli anni dell’adolescenza, Maya riceve delle bellissime lettere da Richard Burton, un ufficiale amico di suo padre che si è guadagnato l’ammirazione di tutti sul campo per il suo coraggio e per il grande spirito d’esplorazione.

David Grossman. A un cerbiatto somiglia il mio amore

David Grossman ha recentemente terminato il suo ” tour” europeo iniziato nel 2010 e conclusosi proprio il mese scorso a Bruxelles, per l’ultima tappa. Tour per promuovere il suo ultimo romanzo, ma non solo. L’esperienza di ascoltare dal vivo e incontrare David Grossman rimane sempre qualcosa di affascinante e di unico al di là dell’occasione e delle spesso imbarazzanti domande poste dai giornalisti (soprattuto riguardo la sua vicenda personale), perché la profondità, l’umanità e la sensibilità della persona trascendono il ruolo dello scrittore, per arrivare semplici e dirette all’ascoltatore. Non si tratta del carisma o della personalità, ma del valore e del contenuto delle sue parole che non sono quindi solo prerogative dei suoi libri.

Il ballo delle piume

Il ballo delle piume

“Sono qui, dietro la porta di noce della gran sala illuminata a festa.
Vesto la mia giacca nuova, la mia cravatta,
i miei pantaloni tirati a piombo e non me ne importa niente.
Aprirò il ballo come ho promesso alla contessa,
poi me ne andrò subito dopo.
Non potrei sopportare di vedere Federica per un’intera serata insieme ad un altro …

2011. La scomparsa dei lettori

di Simonetta Fiori da Repubblica.

Settecentomila lettori in fuga. Più che una statistica, il bollettino di una disfatta, il quadro di una sconfitta culturale, la certificazione di un’ emorragia documentata dall’ Istat per la lettura. Come se tutti gli abitanti di una città grande come Palermo – anzi, qualcosa di più – dichiarassero di non aver aperto libro negli ultimi dodici mesi. Una diserzione che – già grave in un paese di non leggenti – diventa ancora più significativa se riferita alla fascia dei “lettori forti”. Più della metà dei disertori- nell’ anno 2011- proviene dalle file alte, dai piani superiori della lettura, dall’ élite ristretta su cui si regge la piramide rovesciata dell’ industria editoriale italiana. Se il nostro è un colosso con i piedi d’ argilla – proprio perché pochissimi i lettori – le sue fondamenta rischiano di farsi ancora più friabili. Requiem per l’ eroica classe dei “forti”?