Addio a Tomas Tranströmer, il poeta del silenzio

   Tempo di lettura: 2 minuti

A inizio ottobre del 2011 demmo la notizia del premio Nobel al poeta svedese Tomas Tranströmer. La cosa ci sorprese, non fosse altro per la sola traduzione all’epoca in commercio per Crocetti, una raccolta delle sue opere dal titolo: “Poesia de silenzio”. Ancora oggi, mentre diamo notizia della sua scomparsa, è considerato tale: il poeta del silenzio. Alcuni altri poeti più tradotti in italiano e quindi più noti tra cui Heaney, Walcott, hanno sempre dichiarato un debito di riconoscenza verso lo psicologo – ha fatto per molto tempo questo di mestiere – prestato alla poesia e divenuta, questa, professione a tempo pieno. Sempre che essere poeta, possa considerarsi un mestiere a tutti gli effetti. >>

Non lo amammo subito e fu un errore dovuto all’ignoranza. Ignoravamo la sua esistenza e tentammo di recuperare sia in libreria, che come lettori man mano che le opere venivano tradotte dall’opera meritoria del solo editore italiano capace di scommettere sulla poesia, Crocetti che ha dato alle stampe anche “Il grande mistero” ed altre nell’antologia dedicata alla poesia svedese contemporanea. A rileggere i commenti di quel post c’era, tra i nostri lettori, chi lo amava già. Il breve dibattito che ne seguì ebbe qualcosa di divertente.

Trasnströmer ha vissuto con impegno molte attività; ha occupato una posizione centrale nella letteratura svedese fin dagli anni Cinquanta: è stato scrittore, poeta e traduttore, e oltre ad essere considerato il maggior poeta svedese contemporaneo, è stato un apprezzato traduttore e pianista di notevole talento. «Un magico realista» come lo definì il poeta americano Robert Bly, suo amico e traduttore. E’ stato molto impegnato, causa la sua nota passione civile, nella critica dei sistemi politici.
Molti i prestigiosi riconoscimenti ricevuti prima del Nobel: il Nordic Councile Literature Prize e lo Struga Poetry Evenings.

Nel 1990 Tranströmer era stato colpito da un ictus che aveva compromesso la sua capacità di parlare. Nonostante una dolorosa paralisi, non ha mai smesso di scrivere, fino a quasi sei mesi fa. E’ morto come ha vissuto: in silenzio.

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2 commenti

  1. Bartolomeo Di Bartolomeo

    In effetti siamo stati in molti a scoprirlo dopo il Nobel ma, se posso, non ne sono rammaricato; la sua poesia non mi è mai troppo piaciuta. Ho invece letto con piacere e lo segnalo a voi e ai lettori il testo, credo l’unico di narrativa, per Iperborea. Si chiama: I ricordi mi guardano. E’ una bella autobiografia che può aiutare a conoscerlo meglio.

  2. Ricordo il battibecco con Emanuela. Aveva ragione. Allora non ne compresi la grandezza che scoprii tempo dopo. FF

I commenti sono chiusi.