Il periodo è florido.
Non capita così spesso di leggere di fila libri che ci sorprendono e soprattutto che una volta finiti ci mancano. Eppure questo momento d’oro mi è capitato…non posso far altro che condividerlo.
Signore, quando entrerete in libreria, gironzolando senza scopo, toccando le copertine qui e là, cercando di orientarvi tra la miriade di fascette del tipo “sensazionale” “indimenticabile” “avrei voluto scriverlo io” e chi più ne ha più ne metta…dirigetevi senza timore al settore dei classici afferrate Persuasione di Jane Austen e non mollatelo fino a quando non sarà posizionato sul vostro comodino.
Sarà che la Austen un po’ ci ricorda gli anni della scuola, sarà che la troviamo distante (due secoli proprio pochi non sono), sarà che ricamava di fronte ad un caminetto e noi oggi corriamo per prendere un autobus mentre pensiamo a cosa mangiare la sera, sarà questo o quello, la verità sta in una domanda: da quanto tempo non leggete un romanzo della Austen?
Beh…è arrivato il momento…almeno per me…
Persuasione è un romanzo epico, lasciatevelo dire.
Vi affezionerete ad Anne (la protagonista) come a quell’amica (tutte l’abbiamo..)che ci chiama a qualsiasi ora per farci sapere (e chi avrebbe dormito sennò??) se lui le ha scritto una mail o se l’ha guardata ad una cena.
La Austen ci parla di un amore sfumato dopo breve a causa di tanti, troppi condizionamenti , sopravvissuto ad anni di muto dolore, apparentemente dimenticato, rimosso, allontanato, che poi in un lampo (giusto il tempo di un the) si ripresenta ingombrante, tenace, assoluto.
Per noi è un incanto sedere nei salotti, affacciarsi alle finestre, intrattenerci nei teatri con Anne aspettando uno sguardo, una parola tra mille sempre così composte e riservate.
Non so se la Austen lo avesse nei suoi programmi, non credo avrebbe creduto davvero che a distanza di due secoli qualcuno (un’apprendista stregona per di più..) l’avrebbe considerata terapeutica..
Ma lo è…
Lui non chiama?
Jane Austen è la soluzione.
Se invece siete alla ricerca di qualcosa di bello da leggere ma diffidate della Austen (per le ragioni di cui sopra..) la soluzione ve la dà Einaudi con il romanzo di una giovane sarda: Michela Murgia.
Accabadora si legge in due giorni, questo è il suo unico difetto.
Maria quarta figlia di una famiglia talmente povera o talmente ignobile da vendersi l’ultima delle sue figlie, viene adottata da Tzia Bonaria. La Sardegna degli anni 50 con i suoi usi ed anche i suoi abusi fa da cornice ad una storia delicata di affetto filiale e scoperta dell’altro, fino a ciò che c’è di più altro in assoluto: la morte. Lo sfondo è quello quasi magico delle credenze popolari, delle maldicenze di paese, dell’Italia di quel tempo, tra le cui pieghe si muove una ragazzina timida, dagli occhi grandi pieni di domande.
Tzia Bonaria è la accabadora, Maria la sua fill’e anima, la Murgia con una scrittura rapida e sorprendente nel descrivere la vita spiegherà a voi come ha fatto con me cosa vuol dire, tradendo tra le righe, per fortuna, un amore sconfinato per la sua terra.
A voi! Layla El Sayed