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Nella chiesa di San Venceslao, a Naumburg, in Germania, fa bella mostra di sé un organo riccamente ornato di decorazioni e magnifici intagli barocchi. Risale alla prima metà del XVIII secolo, al tempo in cui tra le città tedesche si combatteva, a colpi di canne e tastiere, una nobile gara per avere l’organo più imponente. Benché lo strumento di San Venceslao abbia patito nel corso del tempo molte ingiustizie, il completo rifacimento, ad esempio, in stile XIX secolo del prospetto riccamente decorato oppure le bombe degli alleati, dell’originale c’è ancora così tanto che si può definire a buon diritto un organo bachiano. A Naumburg, e nell’intera Germania unificata, tutti sanno infatti che intorno al 1747 Bach trascorse nell’allora amena città tedesca cinque giorni e cinque notti, alloggiando nella locanda Zum Grünen Schild e lasciando dietro di sé un conto stratosferico.
Tra numerose birre di Merseburg scolate, brocche di vino, caffè e tabacco da pipa, Bach ebbe tuttavia il tempo di posare le sue dita gottose sulla tastiera del grande organo di San Venceslao. Che da allora è venerato a tal punto da richiamare a Naumburg una carrettata di professori della Bach Gesellschaft, pronti a ispezionare migliaia di canne pur di far pervenire alle autorità il loro compunto e inoppugnabile parere sullo stato di conservazione del vetusto strumento. Nessuno dei membri illustri della Bach Gesellschaft o dei disillusi abitanti di Naumburg sa però che dentro il vano dei mantici, nella pancia dell’organo, la sera della vigilia di Natale del 1992, aiutato dal fratellastro, l’organista di San Venceslao, il signor Jakob Kemper, deriso da molti e ignorato dai più, compositore, direttore d’orchestra, virtuoso dell’organo miseramente fallito, e infine mezzo pazzo che se ne va in giro per Naumburg con un cappotto appartenuto a Šostakovič troppo corto per lui e una sciarpa tutta bucherellata dalle tarme, ha fatto una scoperta sconvolgente. In un fagotto polveroso ha trovato un incartamento intitolato Apocalypsis Beati Ioannis Apostoli Oratorio, una partitura di 168 pagine di una misteriosa, sconosciuta opera di Johann Sebastian! Dal giorno della scoperta, Kemper si è asserragliato in casa, anche perché la faccenda non è senza conseguenze per lui. Più penetra nello studio di quella strana partitura, più incubi terribili, visioni e presagi oscuri si assembrano nella sua mente… Divertente, sostenuto da un sofisticato e sottile humour, attraversato da echi manniani nella sua ironica dimensione faustiana, L’Apocalisse è una splendida conferma del talento letterario di Robert Schneider.
per BookAvenue, Francy Schirone
il libro:
Robert Schneider,
L’Apocalisse,
Neri Pozza
pp.287 ed.2019
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