50 sfumature di spazzola e 100 colpi di grigio

   Tempo di lettura: 9 minuti

Devo ammettere che la prima volta in cui ho sentito parlare di “50 sfumature di grigio”, ho pensato di poter rimandare. Mi ripetevo scaramanticamente che non sarebbe stato questo il caso editoriale dell’estate, che forse alla fine me la sarei scampata.

E invece eccomi qua, con il mio snobismo punito a suon di schiaffoni sul sedere da questo capolavoro di marketing moderno, prima portato nella stanza delle torture e poi sottomesso con un frustino dall’evidenza dei fatti. Con un ritardo di un paio di mesi (tranquilli, non sono incinta) mi sono messa a leggerlo, sapendo che sarebbe andata a finire così, seviziata dal primo della trilogia delle cinquanta sfumature di Mr Grey (il cognome del protagonista. E io che avevo pensato, povera illusa, almeno ad una metafora da pantone). Sono caduta stordita sotto i 100 colpi di questa spazzola inglese, insieme a Natalia Aspesi su Repubblica e Julie Bosman del New York Times.

Intrappolata come i 3 milioni e mezzo di italiani (30 milioni in tutto il mondo) nella rete dell’ennesima, riuscitissima mossa mediatica di questi ultimi anni1.

Perché se come i libri di Giorgio Marra anche questo finisce in uno spot tv, vuol dire che dietro si nasconde un’organizzazione criminale seria. Altro che Herry Potter e Codice da Vinci: qui si sdogana il sesso perverso su scala planetaria! Darei qualunque cosa per conoscere il genio che ha messo in piedi questa lodevole operazione da cozza-autrice che scrive per il pubblico delle porno-mamme.

Per quei tre che ancora non sanno di cosa stiamo parlando (con mamma, due) questo maso di massa è la storia in tre puntate di una relazione complicata tra Mary Goretti e Chirstian Grey, che – a discapito del nome da hair stylist – è nella realtà del romanzo un potente uomo d’affari. Si conoscono per caso, come tutti, solo che lui non è un uomo come gli altri. Chirstian Grey è un sadico, vuole che nel loro sesso ci siano giochi di potere e soglie di dolore, pretende che dove c’è un letto ci sia un frustino, insomma quel che cerca è una sottomessa da domare. Ma lei oppone resistenza: cresciuta a pane e romanzi inglesi, vorrebbe dalla storia “qualcosa di più”, non rendendosi conto del rischio che può correre a rivolgere una preghiera del genere a un sadico.

Ana, questo il nome della protagonista (sarà un caso, non ci voglio neppure pensare), non riceve dall’autrice molte descrizioni fisiche: sappiamo che ha dei capelli di merda che deve sempre tenere legati e che si veste piuttosto male, al punto che per le occasioni speciali deve attingere al guardaroba della coinquilina (il sotteso è chiaro: anche l’ultima delle racchie deve potersi immedesimare). Lui invece è bello, ha gli occhi grigi come il cognome, un corpo scolpito e piedi fetish, un superdotato nel fisico come nella mente: non a caso, Mr Grey sa anche guidare un elicottero e suonare Chopin la notte. Ma si sa, nella vita come nei romanzi, il fato interviene sempre sulla coerenza della perfezione e dà in questo caso al protagonista traumi infantili sotto forma di ossessioni adulte. Di fronte alle quali Ana non sa che fare, rallentata com’è nei riflessi da tutti gli analgesici che lui la costringe a prendere dopo ogni sculacciata. Sullo sfondo un misterioso maggiordomo che ne sa più di Paolo Gabriele…

Il volume grigio si conclude con lei che corre via piangendo: “voleva solo scoparmi”, si dice Ana, guardando con distacco alla cosa (sputaci sopra, direbbero a Roma). Ma è chiaro che il rapporto si ribalterà nel corso del volume rosso e nero (povero Stendhal), e che lui capirà molte cose grazie a questa donna ai suoi occhi così solida.

Le descrizioni dei loro amplessi sono eccitanti come nel migliore dei libri erotici, se l’assunto è che il sesso è quell’istinto di piacere che ci fa prurito sempre e che a volte non ci fa guardare in faccia a nessuno, in questo caso nemmeno all’autrice. Ma il porno che evapora da queste pagine equivale al cattivo sesso che tutti abbiamo provato, almeno una volta nella vita: lo si fa ma non si vede l’ora di concludere. Brutto come i video su youporn, come certi sms allusivi scritti male, come quelle confessioni pubbliche di sesso di qualche amico di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Il tema è scottante, ed è un vero peccato che finisca sprecato nelle maglie di un romanzo da minus habens di tale portata, scritto già in funzione dei tagli cinematografici che ci saranno tra una scena e l’altra. Lo avremmo perdonato se fosse stato scritto meglio – non tanto meglio ma decisamente meglio -, oltretutto si sarebbe trattato di un’operazione paradossalmente più semplice del mettersi lì a pensare, e scrivere, secondo le logiche assurde della stupidità2. Tuttavia occorre prendere atto, una volta per tutte, che il mondo è pieno di passivi che amano farsi legare al letto da libri come questo. Perciò non serve a niente recensirlo se l’obiettivo è quello di mettere in guardia: è come dare un consiglio ad un amico che non te l’ha chiesto. I suoi potenziali, facili, virali lettori andranno avanti addirittura compiaciuti del nostro sguardo, continueranno a leggerlo sulle metropolitane affollate e sotto l’ombrellone, a farne quando possibile un pruriginoso argomento di conversazione davanti a una frittura di pesce innaffiata da vino della casa. Gli altri, i diversi, noi, ci limiteremo a demolirlo con la naturalezza di quelli a cui piace vincere facile. Noi ne parleremo solo perché non si può far finta di nulla.

 

NOTE

1. Il product placement presente nel libro: Twinings English Breakfast, iMac, Audi R8 spider, Bollinger, Sancerre, Mac Book pro, Blackberry, Suv Audi, Agent Provocateur, Ente del turismo delle Barbados.

 

2. LE FRASI PIU’ STUPIDE DI 50 SFUMATURE DI GRIGIO

-Non ho mai amato le interviste a tu per tu, preferendo l’anonimato di una discussione di gruppo, dove posso sedermi in fondo alla stanza e farmi notare il meno possibile. Anzi, per essere onesta, la cosa che preferisco in assoluto è rimanere per conto mio a leggere un romanzo inglese.

-Poi sento una musica. Le note cadenzate di un pianoforte, un lamento triste e dolce. Mi sembra Bach, ma non ne sono certa.

-«I tuoi sanno della tua…ehm…predilezione?».
«No. Non sono affari loro».

-Mi affretto a ingoiare (….). Apre gli occhi e mi fissa. «Ma non ti vengono i conati?» chiede, esterrefatto.

-«Volevo scriverti, ma diciamo che mi hai interrotto».
«Coito interrotto» 
«Vedi, sapevo che avevi un senso dell’umorismo nascosto da qualche parte». Gli sorrido.

-Non puoi scrivermi cose come quelle… legata e imbavagliata in una cassa e poi messa sull’aereo (dicevi sul serio o era uno scherzo?)

-«Questa stanza sembra così spoglia. Siete pronte per il trasloco?»

-Maledizione… ma come fa a sapere quando e come va presa la pillola contraccettiva?

-L’ipod di Christian Grey: potrebbe essere interessante. Scorro il touch screen, e trovo il brano ideale. Premo il tasto PLAY. Non avrei mai immaginato che fosse un fan di Britney Spears.

-Decido che, qualsiasi cosa cucini mia madre, io farò il pane, per sfogare le mie frustrazioni impastando la farina.

-Christian è l’unico uomo che mi abbia mai comprato biancheria intima. Nemmeno il mio patrigno Ray si è mai cimentato nell’impresa.

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1 commento

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