I segreti ma veramente segreti di Parigi secondo Serena Dandini

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Se ne sentiva la mancanza, di una guida personalizzata su Parigi. Perché Parigi, ancora più di New York, si presta a essere una città che ciascuno può far sua, a patto che se ne svelino i segreti. E questi misteri non sono mai sempre gli stessi: variano a seconda di chi li scopra e poi sveli al grande pubblico.

Si va dai segreti dotti di Corrado Augias alle chicche women friendly di Ines de la Fressange (autrice di “La Parigina, guida allo chic”), a loro volta costantemente aggiornate da blogger che aprono finestre su itinerari insoliti ed eventi imperdibili, che basta prendere un aereo e ritrovarsi giusto in tempo al vernissage per la retrospettiva di Jeanne Lanvin al Palais Galliera.

Ma c’è anche chi, come Serena Dandini, tenta il tutto per tutto con “Avremo sempre Parigi”, edito da Rizzoli, mettendo insieme Honoré de Balzac, Woody Allen e il negozio dove personalizzarsi una medaglia da appuntare al petto, in uno stato di perenne struggimento per certi arredi che non ci sono più e la condanna verso il turismo da selfie stick, senza tralasciare un certo ottimismo da rinascita post-attentati. Ma l’autrice avverte: pur avendo fatto dei segreti di Parigi una guida in ordine alfabetico – dalla A di Arrondissement alla Z di Zinc – tale ordine è più che altro dis-ordine, perché non sarò certo io a insegnarvi che a tutto si può dare un criterio meno che alle emozioni.

E tanto mi è così piaciuta la sua idea che tenterò anche io una recensione dalla A alla Zeta.

A come ante: I centri commerciali, facebook, la rivoluzione industriale, Phillip Stark, la scomparsa dell’aperta campagna, i selfie, la gentrificazione, l’ebook, l’evoluzione umana, tripadvisor, il terrorismo, la paura per il terrorismo a cui segue la volontà di reagire alla paura del terrorismo. Tante sono le cause secondo l’autrice di ciò che non è più come una volta nella capitale francese. Bei tempi quelli in cui “gli intellettuali, in un’epoca ante-facebook, si incontravano veramente e non si limitavano a taggarsi a vicenda”. Ma non tutto è perduto. Certi bistrot conservano ancora il loro fascino (cfr F come fascino).

B come barare: La Dandini dà dei consigli anche per chi, non nutrendo una determinata passione, possa far finta di averla. “All’Hotel Macel Dassault, anche se non siete intenzionati a comprare nulla, potrete sempre acquistare un catalogo di tessuti orientali o di orologi antichi e sfogliarlo distrattamente tra i tavolini del suggestivo Café Artcurial, fingendovi per una manciata d’ore un grande esperto d’arte internazionale”. Più avanti, a pag. 85, seguono indicazioni su come simulare competenza in materia di roseti.

C come caso: È la stessa Dandini a svelarci nella prefazione che si scrive da sola la nascita di questo amore viscerale per la città ed è effettivamente incredibile: “la colpa è stata di un amico che dal ritorno da Londra mi ha costretto ad accompagnarlo qualche giorno a Parigi per andare a trovare sua zia. Il disegno del destino si stava compiendo inesorabilmente”.

D come dedica: A chi poteva dedicarlo il libro la Dandini? Dai, fate uno sforzo. Sì a loro, alle donne ovviamente, “a tutte le avventuriere che hanno infranto per prime le regole dell’immobilità casalinga” (Marguerite Yourcenar, Rosa Bonheur e compagnia bella). Parigi è mia e me la gestisco io.

E come empatia: Tipico di chi si innamora di una città straniera è parlare con cognizione di causa di tutto ciò che piace ai suoi abitanti, sovente anche a nome loro. Da “I parigini adorano il pic-nic” a “Vi sembrerà incredibile ma i parigini proprio non la volevano la Tour Eiffel”. Un’autoinvestitura da interprete culturale che può spingersi fino alle conseguenze più estreme: “a Parigi in ogni bar, anche il più insignificante e sconosciuto, si può ordinare una buona coppa di champagne proprio come in Italia si chiederebbe un bicchiere di chinotto”. Non so voi, ma io conosco una sola persona che beve chinotto e lo fa perché astemia.

F come fascino: Non sto ad elencarvi cosa abbia fascino a Parigi, ma posso garantirvi che è sempre “particolare”. E quando non è intervenuta la modernità, riflette un’atmosfera che è rimasta ça va sans dire “intatta”.

G come grafica: In mezzo a tanti segreti, uno per me davvero insondabile riguarda il blockquote, ovvero la scelta grafica di estrapolare una frase a effetto o sedicente tale scritta tre righe sopra nel tentativo di renderla memorabile. Perché?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

H come hotel: Se volete impressionarvi per il numero di alberghi squallidi in cui sono transitati scrittori ed esponenti di varie avanguardie rivoluzionarie poi trasformati in hotel di lusso, questo è il libro giusto per voi.

I come info utili per chi viaggia: A Place Louis-Lépine, un mercato dei fiori, “la domenica per incanto appaiono anche uccellini e pappagalli (non vi consiglio comunque di comprare un qualsiasi volatile parigino, specialmente se avete prenotato con una compagnia low cost, sono implacabili con il bagaglio a mano)”.

L come legame: Un meccanismo pavloviano di quando si leggono i libri di gente famosa in tv ti condiziona tuo malgrado a proiettare su quelle pagine il suo tono di voce; quando sei molto stanco, anche le sue movenze. Impossibile leggere “Gli occhi della Gioconda” di Alberto Angela senza immaginarsi il gesticolare vistoso e il suo scandire parola per parola il racconto, come per una forma di premura verso il sordo che ha di fronte. Lo stesso vale per Serena Dandini: sta per rimboccarti le coperte quando, un attimo prima di spegnere la luce, la senti dire con la sua voce roca e la posa di chi sta per esporti la cosa che ti cambierà la vita: “Il vero viaggiatore non passa da un jet all’altro ma batte il territorio metro dopo metro, per assaporare la ricchezza di tutte le differenti culture che il nostro mondo malandato, nonostante guerre e sbandamenti, riesce ancora a offrire”. Buonanotte.

M come meta: Pur dando indicazioni dall’inizio alla fine sulle chiesette segrete da visitare, i ristoranti dove mangiare, le librerie dove andare anche solo a sbirciare, l’autrice raccomanda costantemente nel suo libro di camminare senza Meta, nemica di ogni turismo anti-conformista che si rispetti. Oggi come oggi, se non ti perdi, sei veramente un coglione. “Accarezzare una partenza può essere più emozionante che raggiungere veramente la meta”.

M bis come magnà: Ad appuntarmi tutti i posti in cui ha mangiato la Dandini e che consiglia, mi è venuto il dubbio che a Parigi ci vada solo a magnà, come un italiano medio. Ma la Dandini non farebbe mai una cosa così volgare, perciò tra la cinquantina di posti imperdibili, dove prenotare con tre settimane di anticipo ricordandosi di chiedere quel tavolo con vista mozzafiato, ricordo il ristorante Lazare, uno dei suoi posti preferiti quando, cito copiando, l’autrice vuole qualcosa di più dalla vita.

N come Noir: Piume, bastoni da passeggio, bambole in miniatura e vecchie cartoline. Quanti consigli di shopping sono contenuti in questa guida insolita di Parigi! Ma il consiglio più originale riguarda una boutique del celebre Didier Ludot che fa solo vestiti noir che “richiamano nello stile e nella confezione la migliore tradizione couturier del passato”. La Dandini ci confessa con vezzo femminile che qui ha acquistato sia il modello “Psycho” che quello “Tiffany”.

O come osservazione: Le nostre vite stanno diventando assurde. Corriamo sempre più simili a criceti su una ruota che non riposa mai e poi finiamo dall’analista per sentirci ricordare che la vita è una sola. Ma una via d’uscita c’è, ed è l’osservazione. Se ci prendiamo il tempo per osservare, possiamo dire di essere già a metà della rinascita interiore. “Osservare da un ponticello l’acqua che scivola piano svuotando i bacini è un passatempo che consiglio, sicuramente più terapeutico e meno oneroso di una visita dall’analista”.

P come peso: Il libro, comprensivo di indice, è di 430 pagine. Ma la Dandini ha voluto lasciare alla fine del libro delle pagine bianche per gli appunti dei lettori. In questo modo i suoi turisti modello, seguendo il consiglio di perdersi tra negozietti e angoli bio, vecchi antiquari sconosciuti e venditori di chincaglierie cinesi, con dentro allo zaino (oltre al resto) anche mezzo kilo di segreti, possono appuntare le proprie scoperte o impressioni sui segreti suoi.

Q come quello che non sapevo o che, pur sapendolo, forse non ricordavo: Bisogna dare atto alla Dandini di onestà intellettuale, ammette con serena rassegnazione che “su Parigi è stato detto di tutto e coi libri scritti si potrebbe costruire una nuova tour Eiffel”, ma non importa.  È proprio grazie a questo libro che si possono apprendere o rispolverare aneddoti curiosi e poco noti come la prigionia di Oscar Wilde a Parigi, la nascita del cinema con proiezione dei fratelli Lumiere il 28 dicembre del 1895 col treno che spaventa il pubblico, la madeleine di Proust e la tomba di Jim Morrison al cimitero di Père-Lachaise. E poteva non ricordarci che Belleville senza Pennac sarebbe ancora come la Garbatella senza Moretti?

R come radical-chic: Se c’è una corrente umana riconoscibile è quella dei radical-chic. So che non avreste mai più voler sentire parlare di loro ma è bene avvertirvi che soprattutto le icone del genere femminile continuano a essere tra noi. Da un lato tentano ancora di mascherarsi – non è un caso che non usino mai questa espressione – dall’altra, come gli indizi che lasciano i serial killer sui luoghi del delitto per un perverso desiderio di essere scoperti, si fanno scappare lapsus vistosi come “adoro”, “ho un vero debole per”, “consumare uno spuntino bio”, “energie positive”, “negozietto non segnato nelle guide ufficiali”, fino a “il mio rito preferito, la convivialità”.

S come segreti: Il vero segreto sarà scoprire tra poco il numero di copie vendute. Si attende il picco di Natale, è evidente.

T come Titolo: Avremo sempre Parigi è tratto da Casablanca, “una frase tatuata nel nostro immaginario romantico”.

U come una sola cosa ci ricordiamo della Dandini, ovvero la sua bravura televisiva di simulare stupore di fronte ai tanti personaggi-tormentoni che si sono succeduti a La tv delle ragazze, Pippo Kennedy Show, l’Ottavo nano, Avanzi. Poteva non piacere ma sapeva tenere il filo di quelle trasmissioni caotiche e per chi le amava irrinunciabili, fosse solo per citare l’indomani a scuola che “la risposta è dentro di te epperò è sbaliata”. Ma siccome l’animo umano è destinato a volere ciò che non possiede, l’autrice ha voluto posare sullo scaffale delle guide ‘turistico-sentimentali’ (si chiamano così) anche il proprio volume: ne consegue che la bio dell’autrice non fa cenno al suo passato televisivo ma solo al parto di libri per cui non la ricorderà nessuno. Se qualcuno di voi ha invece letto il suo penultimo “Il futuro di una volta”, mi scriva in privato.

V come venti: Venti euro costa il libro, che non ha manco le figure se non delle rielaborazioni grafiche che accompagnano l’inizio di ogni lettera/ “passeggiata sentimentale” dell’autrice e che sono state fatte da un art director assolutamente geniale che, me ne danno conferma i ringraziamenti finali, è amico suo.

Zeta come ciao.

per BookAvenue, Paola Manduca

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