
Non c’è gioia paragonabile alla lettura di un romanzo di David Grossman perché la sua scrittura esalta alla perfezione la qualità sublime della parola.
“Che tu sia per me il coltello” è una strana ed emozionante storia d’amore tra un uomo e una donna che non si sono mai realmente incontrati.
E’ un romanzo che solleva gravi interrogativi, un capogiro, un viaggio mozzafiato negli angoli più oscuri dell’animo umano.
Il goffo Yair, venditore di libri rari, vede una bella donna, Miriam, che non conosce e si sente in dovere di scriverle suggerendole una relazione basata solo sulla corrispondenza. Lei accetta l’offerta e da questo momento in poi tra i due inizia una relazione intensa.


Il prossimo numero della 
Nabokov diceva che la curiosità è “insubordinazione allo stato puro”. Di sicuro ci fa aprire al nuovo e il premio Nobel assegnato a Mario Vargas Llosa ha stimolato la mia di curiosità facendomi avvicinare per la prima volta a un suo libro scritto in uno stile diverso da qualsiasi altro. Nuovo, appunto.
Scrittore, giornalista e politico fra i più importanti del suo tempo, Mario Vargas Llosa è un artista a tutto tondo, capace di sfornare romanzi che sfiorano il sublime così come di impegnarsi in battaglie civili che assorbono gran parte delle sue energie (anche se lui si definisce uno schiavo volontario e felice della letteratura). Fine polemista, ama l’affondo paradossale e il resoconto vivace delle sue disavventure e delle sue idee.
Daniel Alarcón è nato a Lima, in Perù, nel 1977 ed è cresciuto nel sud degli Stati Uniti.


Quando l’uragano Katrina colpisce New Orleans, Abdulrahman Zeitoun, un ricco siriano-americano (è nato a Jebleh, sulla costa mediterranea della Siria) padre di quattro figli, sceglie di rimanere per proteggere la sua casa e i suoi affari mentre la sua famiglia ha deciso di lasciare la città per precauzione. Nei giorni successivi viaggia per le strade allagate con una canoa di seconda mano, aiutando chi può.

