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Vorrei non dire: “…vorrei averlo fatto!”

Abbiamo spesso affrontato il tema della trascendenza recensendo i libri che ci hanno sollecitato. La letteratura, la scienza, le arti esplorano da sempre il tema dell’estensione della vita raccontando la sfida colossale contro l’appuntamento che ci attende con la nostra sorte. Che cosa significa vivere e cosa, invece, morire? Cosa resterà di ognuno? La medicina e la tecnologia potranno spostare all’infinito quel giorno? Oppure, proprio perché umani la nostra morte ci regala il dono di fare e dare il meglio di noi mentre l’aspettiamo?
Marina Andruccioli riflette sulla questione ancora una volta offendo il suo punto di vista colto e, soprattutto, intimo.

Dai, che ce la fai!

Oggi mentre facevo colazione ho ascoltato  una intervista ad una signora che si occupa di aiutare le persone dal punto di vista psichiatrico. Tra le tante cose interessanti ha detto una frase che mi ha davvero colpito molto: oggi, soffriamo in modo diverso.

Il mio cuore ha saltato un battito. Eh!, si: lo fa sempre quando riconosce una cosa per vera.