Molte volte io e Loredana Lipperini ci siamo incontrate sulle stesse battaglie: dall’uso univoco e strumentale dell’immagine delle donne agli stereotipi di genere, dall’affermazione della consapevolezza del femminicidio alla tentazione di riportare indietro l’orologio dei diritti. Ci siamo spesso domandate come sia stato possibile lavorare per tanto tempo sugli stessi argomenti e non aver mai scritto niente insieme, ma ora abbiamo rimediato.
Domani esce (il 18/4, ndr) “L’ho uccisa perchè l’amavo”, un piccolo libro nella bella collana Idòla di Laterza. Come suggerisce il titolo, è un libro di confutazione di tutti gli argomenti più o meno in buona fede che vengono opposti all’evidenza che le donne in questo paese stiano morendo in quanto donne in numero sempre crescente. E’ un libro sulle parole che usano (e talvolta noi stesse usiamo) per raccontarci, sia vive che morte. Parla dell’equivoco della violenza scambiata per amore. Risponde a chi ha paura che parlare di femminicidio esasperi la “guerra tra i sessi”. Prova a confutare la tentazione di ridurre la seduzione a una caccia. Lo fa con parole semplici, in poche pagine, perchè questo non è un discorso complicato. E’ molto più complicato farlo percepire come necessario, urgente e non più rimandabile a tutte quelle persone che ne sono spaventate in buona fede.
Mentre lo scrivevamo abbiamo pensato anche alle altre persone, quelle in malafede, quelle che hanno ottimi motivi per non volerlo nemmeno affrontare questo discorso; mi riferisco a chi è convinto che le donne abbiano rotto con la storia del femminicidio, che non sono delle sante, che a volte un po’ se la cercano, che per loro c’è un posto naturale e che sovvertire la natura equivalga a disorientare gli uomini e renderli pericolosi. Quelle persone lo so già che questo libro non lo leggeranno. Continueranno a venire sui nostri blog a scriverci che siamo pseudo femministe frustrate e che le vere battaglie sono altre.