“Mi terrorizza la filosofia di fondo oggi dominante” dice Marco, ex commesso in un negozio di abbigliamento, ex venditore di libri porta a porta, ex notificatore catapultato per necessità da Napoli al Nord leghista, berlusconiano, intriso di pregiudizi e meschinità dure da sradicare. “Un eterno presente immutabile. Un presente di insicurezze e soddisfazioni immediate. Attraverso la droga della televisione, che ne trasmette le virtù oppiacee.” In fabbrica, i colleghi parlano solo di calcio, motori e televisione. In fabbrica si avallano le ruberie dei padroni e dei politici e Berlusconi è un modello positivo da imitare, “Berlusconi incarna l’italiano furbo che ha fregato tutti!”.
Dalla storia di Marco campiono un’altra riflessione non meno disarmante, riservata all’attività politica: “A fare carriera, anche nella sinistra, sono quasi sempre i quadri di partito. I nullafacenti. I ragazzini figli di papà iscritti da dodici anni all’università. (...) Se, come molte persone che conosco, lavori quattordici ore al giorno per tirare avanti senza nessuna prospettiva a medio o lungo termine, e non trovi neanche il tempo per fare l’amore con la tua fidanzata, come fai a occuparti di politica?”
L’inchiesta di Nove dà voce a una maggioranza di non integrati, di persone autentiche che ogni giorno si sbattono, arrancano, sopravvivono male, anzi malissimo, all’interno di un sistema impazzito. Dà voce a Domenico, pastore della Sardegna con moglie e figli a carico che spiega il nesso tra l’incremento delle rapine e la disperazione di chi non ce la fa più a tirare avanti. In Sardegna, sull’isola dei villaggi turistici per Vip “(...) dove i sardi non possono neanche entrare, se non come lavapiatti per tre mesi d’estate.”
Chi fa lo stagista, chi è passato e sta psaando attraverso il cappio delle agenzie interinali, chi ha una laurea in materie umanistiche e ha collaborato con redazioni di giornali, case editrici, biblioteche, senza ricevere in cambio un minimo di stabilità. Job on call. Tempo in affitto. Vite a nolo (e a prezzi da fame). Schiavi senza un soldo in tasca. «L’Italia ha un problema di cui non parla», recitava il titolo di un articolo di Elisabetta Povoledo sull’International Herald Tribune del 5 aprile scorso. I bilanci sono brucianti, gli interrogativi senza risposta mettono al tappeto. Come si fa a prendere in affitto un monolocale o anche solo una cameretta in città come Roma o Milano se hai un contratto di collaborazione a progetto e percepisci 6,50 euro lordi l’ora in un call center? Come fai a desiderare un figlio a quarant’anni se le statistiche dicono che per crescere un bambino ci vogliono 230.000 euro?
Nessuna protezione. Sicurezza zero. Tutte le vie d’uscita sbarrate. Siamo in tanti a svegliarci, prendere un caffè, aspettare l’autobus alla fermata con gli stessi pensieri di Roberta: “Ti rendi conto giorno per giorno che la tua laurea, i tuoi decenni di esperienza non hanno nessun valore contrattuale, che sul piano del lavoro non sei niente.”
Aldo Nove
Mi chiamo Roberta, ho 40 anni...
Einaudi