Paola Calvetti, Noi due come un romanzo

   Tempo di lettura: 8 minuti

Noi due come un romanzo, è la storia di una libraia e di una libreria: Sogni & Biosgni. Ma di questo bellissimo libro parlo qualche riga più avanti. Prima e grazie proprio alla lettura di Noi due come un romanzo, vorrei raccogliere le idee su questo nostro mestiere che ha a che fare con i libri (lo dico ai lettori occasionali di questo articolo. Con gli altri sono già d’accordo da un pezzo). E la cosa potrebbe apparire disfunzionale. Se trovate che sia così, saltate i preamboli di un povero vecchio mestierante e andate direttamente al dunque.

Come dice da sempre il mio maestro, la figura del libraio è speculare e complementare rispetto a quella di editore. Le figure si qualificano nella misura in cui esercitano un ruolo di mediazione e orientamento tra domanda e offerta di lettura, e si completano vicendenvolmente, dal momento che è il libraio a costituire il collo di bottiglia che permette al progetto dell’editore di raggiungere in maniera capillare i singoli lettori; lettori che, dal canto loro, adottano il libraio, e non l’editore, come punto di riferimento delle loro scelte.
La libreria pertanto, benché ultimo anello della filiera, non deve limitarsi a subire le proposte degli editori, come un passivo intermediario: anche a livello di vendita dettaglio, e anzi proprio per il diretto contatto quotidiano con il lettore, è possibile esprimere un progetto, commerciale e culturale insieme.
Ora, in un epoca di offerta estrema (da qualche altra parte registravo che l’editore Rizzoli ha mandato in libreria nel solo ultimo trimestre più di 1500 titoli tra novità e ristampe) e dell’omologazione delle modalità di acquisto, un forte investimento sulla distinzione e sull’individualità del punto vendita , nonchè sulla personalità del libraio, sembrerebbe un gesto controtendenza, se non addirittura sconsiderato (e sono molti, pure, a parlare di “store manager” piuttosto che di “libraio”), la schiacciante preferenza verso le grandi librerie mostrata da chi vuole comprare libri, dimostrerebbe piuttosto l’efficacia economica della standardizzazione, tanto nella scelta dell’assortimento quanto nella sua esposizione, nonchè anche nei codici di comportamento e procedure che ne regolano le attività. E i librai?, Dovrebbero sentirsi e costituirsi come operatori della conoscenza, e agire in piena consapevolezza all’interno del complesso intreccio tra fattori economici e umani di questo commercio, per convertire le curiosità ed esigenze in risultati (anche economici) Insomma, il fattore identità concepita come personalità che distingue la libreria e il libraio all’interno di un mercato molto affollato. Il libraio vende l’anima ( a dirla con le Sue parole) perchè non traffica in oggetti di carta stampata, ma vende promesse di sapere e di emozione, merce impalpabile e preziosa, orientando con sensibilità e perizia nella folta schiera dei lettori il giusto destinatario del prodotto editoriale.

Quello di Emma, riassume in se quelle quattro regole che fa di se stessa quello che è e fa giustizia di questo mestiere. A partire dallo straccetto con cui ogni mattina spolvera i libri. Mi è rimasto il dubbio se per istinto naturale della consuetudine mattutina o per un metodo acquisito. Quello di Emma ed è verosimile alle tante storie che ha fatto di qualcuno di noi quello che è adesso mentre ho finito di leggere il libro, è l’idea di sfida. La protagonista, credo, ha avuto un lavoro assai impegnativo e suppongo, pure ben retribuito. Eppure, il desiderio di sottrazione da quella vita con la possibilità di dare un senso vero alle sue giornate verso qualcosa che le sembri meno immateriale di quello che sta facendo, dà il via al progetto di nascita di una libreria (tra le proteste sconsolate del suo migliore amico). Ed è una libreria davvero speciale. La dentro niente settori umanistici o discipline scientifiche o dizionari o un affollato settore per bambini. No. E’ una libreria di libri che parlano d’amore, divisi e sistemati in settori che ne regolano e dettano lo stato d’animo. Emma ha creato un luogo dell’anima.

Ed è quella che sussulta una mattina quando un postit attaccato su un libro di un nome e un numero di telefono, che sembrano essere risorti dall’oltretomba. Come un romanzo, qui si rivela per quello che è: una umanissima storia d’amore tra un professionista e una libraia. Due amici di scuola che si ritrovano dopo una vita a star dietro alle proprie corse e destino. La magia del luogo che è un luogo a dirla con l’autrice, che predispone le anime a riconoscersi, a capirsi, a perdonarsi. E c’è del tenero a guardare l’emozione di una donna adulta a comporre il numero. L’appuntamento, la sera è come guardarsi allo specchio per davvero dopo tanti sguardi di fretta la mattina prima di uscire. Lui lavora oltreoceano e con Renzo Piano sta ristrutturando la Morgan Library è sposato e ha una figlia. Basterebbe questo per sbattere la testa sullo scaffale dei “cuori infranti”. Invece, e per molta parte del libro dandone storia e senso, ne nasce un maturo, consapevole scambio di lettere fatto di parole piene di senso, di scambio e osservazioni. Quello che fanno gli adulti quando guardano il mondo a quattro occhi invece che due soli. Ed è uno sguardo di coppia e non di due amici. Di una coppia che ama e sa di essere amata. Questi amati protagonisti si scambiano anche una promessa, una data, un luogo. Per una volta l’anno.
Noi due come un romanzo è anche un libro che parla di libri. E sono storie di autori raccontate dai libri sugli scaffali di Sogni & Bisogni tramite Emma: ci fanno compagnia le faccende di Katherine Mansfield e Jane Austen complice le ritrovate lettere nella Morgan e l’emozione dell’architetetto al tocco, di Anna Gavalda e Sarah Bernhard e di luoghi come Bèlle-ìle e la Bretagna. Sogni & Bisogni e la sua libraia si rivelano una impresa di successo. Che cresce.

Ora sono indeciso se continuare a raccontarvi questo libro che è capitato tra le mani come un dono. Che è una pausa tra la fretta di sempre, e a proposito Emma: Ti contraddico, la fretta accomuna gli editori e i librai. Non è vero che ce l’hanno solo i primi. E poi si, il tuo commercialista ha ragione parlando di redditività (tanto spazio, tanto fatturato). Ma questo lo sai già.

Decido quindi di fermarmi: il resto, mi piace pensare potrete godervelo da soli, soprattutto se siete innamorati.

per Bookavenue, Michele Genchi


copertinaPaola Calvetti
Noi due come un romanzo
Mondadori

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