Ci dobbiamo guardare dall’ondata di libri sul Risorgimento che caratterizzeranno il 150° anniversario dell’unità d’Italia? No, sono personalmente favorevole alle nuove ricerche, alle «rivisitazioni» di vicende e personaggi della nostra storia, anche per mandare in soffitta tanti luoghi comuni e soprattutto per approfondire le ragioni di tante vicende del passato,che hanno generato molti problemi, ancora oggi di rovente attualità (come la questione meridionale).
Oggi segnaliamo quattro saggi di grande interesse. Cominciamo con due pubblicati da Mondadori. Il primo, dello scrittore Arrigo Petacco (che ha all’attivo ormai una cinquantina di saggi di grande divulgazione storica), analizza la fase tormentata del 1661-1870, cioè quella della tormentata conquista dell’unità d’Italia («O Roma o morte»). Petacco riporta subito l’opinione di Massimo d’Azeglio: «È notorio che, briganti o non briganti, i napoletani non ne vogliono sapere di noi e che ci vogliono sessanta battaglioni, e pare che non bastino,per tenerci quel regno. Forse c’è stato qualche errore…». Quegli errori (piemontesi), pesano ancora oggi. Scomparso Cavour (il «grande tessitore»), il sogno unitario di Garibaldi e Mazzini aveva incontrato ostacoli difficilissimi. Com’è noto, il neonato Regno d’Italia venne affidato a uomini «che non erano all’altezza del grande statista». Infatti, invece di attuare un grande decentramento territoriale, come aveva ipotizzato Cavour, si preferì «piemontesizzare» il paese, trasferendo lo Statuto albertino all’intero paese. Il risultato fu una reazione molto forte soprattutto nel sud, che fece sorgere il fenomeno del brigantaggio (che ebbe però natura diversa, per i diversi gruppi che lo composero). In pratica, la reazione armata fa più pensare a una guerra civile,visto che per diversi anni insanguinò il paese.
A quel periodo fa riferimento anche il saggio di Giordano Bruno Guerri, «Il sangue del sud». Le bande armate, che contestarono a lungo nell’Italia del sud (contadini,borbonici e clericali, ma non solo) l’unità d’Italia, vennero sbrigativamente etichettate come brigantaggio. In realtà si trattò di vero e proprio conflitto militare, su cui l’esercito del Regno d’Italia arrivò ad impiegare oltre metà dei militari, radendo al suolo paesi interi e instaurando una vera e propria dittatura militare: in quella guerra civile vi furono più vittime che nella guerra del 1943-45. L’autore analizza vicende poco note, rileggendo la storia di quegli anni cruenti come «antistoria d’Italia», fatta di annessione, tassazione, leva obbligatoria e repressione militare.
Più accademico il saggio di Domenico Fisichella (docente di scienza della politica nelle università di Firenze e della «Sapienza» di Roma, ex senatore ed ex ministro per i Beni culturali), «Il miracolo del Risorgimento» (Carocci). Il Risorgimento viene visto come il risultato di un lungo processo di incubazione e di sperimentazione politica e l’autore analizza a lungo anche le ipotesi federaliste e il ruolo di personalità di primo piano, come Carlo Alberto, Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi, Mazzini, Pio IX, Gioberti e Gioberti.
Infine, vorremmo ricordare anche la storia dell’Italia più recente, quella che va dal 1948 ad oggi, ricostruita nel saggio di Andrea Di Michele, «Storia dell’Italia repubblicana» (Garzanti). L’autore è uno storico e lavora all’Archivio provinciale diBolzano), con all’attivo numerosi studi e ricerche. Gli ultimi 60 anni di storia italiana vengono raccontati con estrema chiarezza, attenendosi ai fatti, senza inseguire i troppi misteri e le relative dietrologie. Si tratta quindi di un saggio essenziale ,utile per capire l’evoluzione politica ,economica e sociale del nostro paese.