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La storia del ladro di libri (antichi) più famoso d’Italia. Da direttore della storica bibioteca Gerolamini di Napoli, sottrasse più di duemila libri antichi di incommensurabile valore del nostro patrimonio librario. Un sinistro “eroe dei due mondi”, per dirla con uno strano punto di vista, considerato il saccheggio delle più importanti biblioteche pubbliche del Sudamerica con una passione smodata per Galileo, è ora un podcast Rai già balzato, al secondo posto degli ascolti, scritto dalla nostra amica Paola Manduca. E’ un racconto avvincente, piene di atmosfere che incrociano storia politica e cronaca del nostro paese degli anni ottanta e che coinvolse nomi importanti come quello di Marcello dell’Utri e che ha ispirato un libro: Max Fox (dal nickname di De Caro su Skype) di Sandro Luzzato. Un racconto che mischia fantasia e la realtà di rocambolesco inseguimento di libri probabilmente destinati a essere venduti sul mercato estero, tanto che da coinvolgere l’Interpol che riuscì a bloccare 500 volumi pronti ad essere venduti in una casa d’aste di Monaco di Baviera.
Verona, maggio 2012.
Succede, come vuole l’adagio, che spesso i nobili – e figurarsi se non lo sei e millanti di esserlo, come in questo caso con tanto di sedicente discendenza diretta dal principe di Lampedusa, assolutamente smentita da chi detiene il titolo – cadano in disgrazia. E per lui, che al cognome ci ha sempre tenuto, importa molto che sia scritto con la «de» minuscola perchè fa titolo, la disgrazia fu una cella del carcere di Poggioreale, a Napoli. Ci fini un giovedì, dopo sei ore filate di viaggio su un cellulare dei carabinieri, prelevato direttamente dalla sua villa, in Borgo Venezia a Verona. «Era assolutamente tranquillo e disponibile », dicono i militari del reparto tutela patrimonio culturale di Napoli che lo prelevarono. E del resto lui, anche pochi giorni dopo al Corriere di Verona, quella serenità l’aveva ostentata. «Io rubato i libri della biblioteca dei Girolamini?», aveva detto. «Figurarsi. Io sono quello che ne ha denunciato la scomparsa. E che ne ha fatto recuperare uno a Londra».
Peccato che lui, Marino Massimo de Caro, nato a Bari ma allora residente alla Biondella, e fino a metà aprile di quell’anno direttore della cinquecentesca biblioteca partenopea dove sono custoditi 150mila volumi antichi dal valore inestimabile, stando alle accuse che gli mosse contro il gip di Napoli. Almeno un migliaio di quei libri non solo li aveva rubati, ma li aveva anche venduti. Nell’ordinanza di custodia cautelare che lo riguardò, anche una bella compagnia composta dal titolare di una scuola di ballo, al secolo Mirko Camuri, due argentini residenti a Verona e un’ucraina arrestata successivamente a Formia. Nel mandato di arresto, le cronache ricordano che: «con più azioni consecutive anche in tempi diversi di un medesimo disegno criminoso, si appropiavano di manoscritti, volumi e beni costituenti il patrimonio librario» della Girolamini. Biblioteca che secondo il procuratore aggiunto partenopeo Giovanni Melillo fu «gravemente e forse irrimediabilmente smembrata e mutilata ». De Caro dall’incarico di direttore di quella biblioteca si era già autosospeso il 19 aprile. Da tempo la gente residente intorno al convento in cui ha sede quella biblioteca e anche alcuni dipendenti avevano denunciato la sparizione di alcuni testi che venivano caricati, nottetempo, su delle auto. Il tutto documentato anche da alcune riprese. Lui, il sedicente nobile e sedicente professore universitario – con tanto di docenza sventolata sul curriculum in un master dell’università di Verona concluso però nel 2008, aveva agito in contromossa. Presentando a sua volta denuncia per quelle sparizioni. Peccato però che i magistrati napoletani dettero retta alle decine di studiosi che vedevano in lui la fonte di quel «depauperamento » di una delle biblioteche più importanti d’Italia.
per BookAvenue, Loretta Severino
Il podcast è disponibile a questo link
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