“Alba conosce le Madonne della Misericordia dipinte nei quadri, loro abbracciano uomini piccoli. Così pensa che, in cielo, c’è una donna che accoglie in ali grandi di stoffa chi ha paura (…) Alba vede il Gobba dal ponte sul Danubio, un giorno del viaggio(…) Alba quella sera chiude gli occhi e prega il Gobba della Misericordia. Sa che ogni animale in pericolo è accolto sotto la grande veste del Gobba, sa che lì è al sicuro… “
Alba, ha paura di crescere, il Gobba che vive sotto un ponte invece, non è mai cresciuto.
Il Gobba vive di sogni, Alba ha paura che se un giorno diventa grande, poi, i sogni volano via, lontano da lei, tanto lontano e i “pensieri” prendono il loro posto, così come è successo a mamma e papà.
Alba è una bambina che affacciandosi da un ponte sul Danubio incontra lo specchio dell’anima di un barbone – il Gobba – come lo chiama da subito, un clochard circondato dai suoi animali, come lui, randagi senza passato, senza futuro e con un presente da inventare.
La bambina risale in macchina, frettolosamente ma si porta dentro, quella polaroid, quello scatto del cuore, quella strana immagine rubata che le rimarrà impressa per sempre.
Due protagonisti che si incrociano in uno sguardo, il tempo di pausa di un viaggio forzato deciso dai grandi. Un incontro di occhi, un attimo che diventa eterno. Il cuore grande di un piccolo che per un attimo traduce il cuore spezzato di un grande.
La diversità vista con gli occhi dell’infanzia.
E se i grandi passano, distratti o schifati davanti al Gobba senza vedere niente, Alba vede tutto: percepisce il Gobba spaventato dalla sua memoria che preferisce scordare o scrutare la luna che culla le fate, nelle notti di nebbia che sa di pesce. Sente il Gobba suonare il violino, e anche il fiume si ferma incantato ad ascoltarlo, quella musica che piace anche agli angeli mentre i suoi animali, pelo contro pelo, dormono accucciati scaldando i suoi piedi nudi e callosi. Animali che ninna, come i passerotti smarriti o i cani stravolti dalla fuga o abbandonati che accoglie tra le braccia giganti.
Alba non sa se “il Gobba “ che è molto deforme, sia un maschio oppure una femmina. Sa solo che è: “… Uomo quando occorre la forza per la pesca, donna quando addormenta, nelle mani grandi, il cucciolo che ha perso la via …”
“Gobba” così esorcizza, nella sua accogliente ambiguità, la paura dell’ingresso nel mondo adulto, con le sue violenze e le sue barriere. Come sotto l’ampio mantello delle Madonne della Misericordia, viste nei musei, niente sceglie e tutto contiene: la forza dell’uomo, l’abbraccio della donna, l’innocenza degli animali e i sogni dell’infanzia.
Da quello sguardo sul fiume, Alba, rientrata in macchina, non sarà più la stessa.
Il mondo corre, corre dai finestrini ma il Gobba è fermo nei pensieri di Alba.
“ …Il mondo è più grande da quello sguardo di un attimo … Si può restare bambini per sempre oppure crescere. Lo deciderà un giorno poi…”
Chi ha detto che i libri per i bambini sono solo per i bambini?
Ho amato questo libro profondamente, pagina, dopo pagina, mi auguravo non finisse mai questo capolavoro lieve, poetico di un’intensità emotiva che raramente ho trovato.
Magistrale Arianna Papini, che ci ha regalato un’illustrazione che si fonde col testo e un testo che si tuffa nelle immagini calde e attorniate dello sfondo scuro; come fossimo di fronte al sipario, un attimo prima che si aprano le tende, e che lo spettacolo di due cuori: quello di una grande bambina e di bambino-grande…inizi!
L’autore
Arianna Papini vive a Firenze, ha studiato arte e architettura e dal 1988, dopo alcune esperienze in studi tecnici e redazionali, lavora come Direttore Editoriale e Artistico presso la casa editrice Fatatrac curandone anche la veste grafica. Ha collaborato con il Corso di Disegno Industriale della Facoltà di Architettura di Firenze, presso la quale si è laureata con una tesi sul design del libro-gioco e dal 2004 al 2007 ha insegnato Teoria dei linguaggi formali, organizzando ogni anno la mostra dei prototipi dei libri gioco progettati dagli studenti del suo corso.Svolge libera professione come scrittrice, illustratrice e pittrice. Collabora con scuole e biblioteche per la diffusione della lettura tra i bambini, effettua corsi di aggiornamento per insegnanti e bibliotecari. Nell’ambito della promozione alla lettura fino dagli anni 80 tiene ogni anno numerosi laboratori artistici con bambini in età scolare e pre-scolare sia nelle scuole che presso Enti e biblioteche. Sta effettuando la specializzazione quadriennale post laurea alla Scuola internazionale Art Therapy di Bologna. Ha scritto e illustrato più di 40 libri per La Nuova Italia, Fatatrac, Edicolors, Lapis Edizioni, Città Aperta, Carocci Editore, Avvenire con i quali ha vinto numerosi premi. Ha partecipato ad una cinquantina di mostre tra personali e collettive, in Italia e all’estero. Volontaria presso il reparto di oncoematologia pediatrica per l’associazione Helios, alcuni suoi testi editi e inediti sono messi in scena dall’attrice Miriam Bardini nei reparti pediatrici degli ospedali. Il Gobba dei Randagi ha vinto il Premio Andersen – mondo dell’infanzia 2002 per il miglior libro dai 6 ai 9 anni.
Scheda tecnica
Autore: Arianna Papini
Illustratore: Arianna Papini
Editore: Fatatrac
Collana: Albi d’Autore
ISBN: 88882220914
Codice EAN: 9788882220914
Pagine: 32
Formato: albo illustrato, rilegato, cartonato
Prezzo: indicativo €.13,50
Età di lettura: (6+).
Grazie a tutti voi , davvero!
accipicchia, grazie.. mi sono commossa nel leggere della magia di uno sguardo, e del modo lieve col quale si parla di universi interiori.
grazie, grazie. grazie.
Grazie Isabella. E’ bello di poter contare su questo appuntamento il lunedi mattina con le tue schede. Mi aiutano a sciegliere.
Mamma Maria
Grazie Isa, le tue recensioni sono un libro nel libro, una storia nella storia… da leggere e rileggere per scoprire sfumature sempre nuove.