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Il fine settimana dell’ 11 e 12 gennaio ha visto protagonista Hercule Poirot sul piccolo schermo perfesteggiare i suoi 105 anni. Il famoso detective, frutto della penna di Agatha Christie esordisce nel 1920, quando la scrittrice, regina del giallo, lo rende protagonista della sua prima indagine: Poirot a Style Court 1920. Fu subito successo per la Christie che da allora ottenne grande popolarità. Se sui libri abbiamo sempre letto una descrizione dell’uomo quale belga, dalla testa a uovo con dei baffi particolari e maniacale al punto da rimuovere anche un banale granello di polvere, sullo schermo televisivo e al cinema ha assunto diversi volti.
Il primo a interpretarlo fu l’attore britannico Albert Finney nel film “Assassinio sull’Orient Express” del 1974 con un cast internazionale di attori come Lauren Bacall, Ingrid Bergmann, Sean Connery, Jacqueline Bisset, Anthony Hopkins, Vanessa Redgrave. Finney lo caratterizza molto, quasi a renderlo una macchietta, ha una acconciatura impomatata, lo sguardo arguto che indaga, che entra dentro l’animo umano. Muove gli occhi da una parte all’altra mentre interroga le persone e a tratti cammina quasi trascinandosi. Lo interpreterà una volta soltanto.
Nel celebre film “Assassinio sul Nilo” del 1978 veste i panni di Poirot l’attore Peter Ustinov che lo interpreta molto bene, figura elegante, arguta che risolve il caso lungo la traversata sul fiume Nilo. Affianca l’attore Ustinov un cast di attori eccezionali da Bette Davis, Maggie Smith, Angela Lansbury, Mia Farrow. Ustinov rassomiglia abbastanza alla descrizione del personaggio della Christie. Ustinov interpreterà Poirot altre volte magnificamente, muovendosi e parlando come il personaggio che ci descrive la Christie.
Devo dire che io ho guardato questi film anche in lingua originale, in inglese, e quello che più parla un inglese con accento francese è Ustinov. Finney ha invece una voce più gracchiante e l’accento è marcatamente britannico. David Suchet ha interpretato Poirot sullo schermo televisivo dal 1989 al 2013 su consiglio di Ustinov che lo vedeva adatto al ruolo. Suchet all’inizio non credeva potesse recitare quel ruolo così diverso da ciò a cui era abituato. Lo ha accettato come una sfida e ci ha lavorato talmente tanto da identificarcisi. Ha ricevuto un premio nel 1991 dalla British Academy of Film and Television Arts, una nomination BAFTA. Si tratta di un’organizzazione indipendente britannica che ogni anno premia l’eccellenza cinematografica, televisiva e multimediale (videogiochi).
Io lo seguo da sempre negli episodi televisivi e forse è quello che ha colto più in profondità il personaggio, anche nel suo caso lo ascolto in lingua originale e Suchet che è inglese, parla con un accento marcatamente francese. Si vede che l’attore ci ha lavorato molto, che ha fatto suo Poirot, nelle gesta, nell’ordine, nella cura degli abiti, dalle scarpe sempre lucide, nel muovere le mani con garbo ed eleganza. Forse è l’attore più espressivo rispetto ai precedenti e al suo “successore” Kennet Branagh. Su quest’ultimo che ho trovato sempre un bravo attore, ho delle perplessità. Se per gli altri film gli scenari erano più o meno reali, senza dubbio il film Assassinio sul Nilo è stato girato in Egitto, i film diretti e interpretati da Branagh hanno scene di paesaggi create a computer, quindi surreali. Il suo Poirot è totalmente diverso da quello interpretato dai suoi colleghi. Lo vedo distaccato dal personaggio. Ha la foto di una sua fidanzata una certa Katherine, che spesso nomina preso dalla malinconia, di cui la Christie mi risulta non abbia mai fatto menzione nei suoi romanzi.
Gli abiti, le acconciature che mostrano gli attori non sembrano rapportarsi agli anni in sono
ambientati i romanzi. C’è troppa modernità anche nel linguaggio e in certe scene d’amore che riportano più ai giorni nostri che all’epoca descritta nei romanzi, molto pudica. Nel suo Poirot non ritrovo l’eleganza, lo sguardo arguto, la gestualità del personaggio e quando parla in lingua originale, è un inglese strano velato da un leggero accento francese, non riuscivo nemmeno a seguirne il doppiaggio in italiano altrettanto piatto.
La lettura dei romanzi è sempre altro dalla trasposizione cinematografica è noto, motivo per cui è sempre meglio leggere il romanzo meglio se in lingua originale cogliendo quello che l’autrice vuole dire realmente.
per BookAvenue, Francesca Lombardi
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