La scrittura di C.E. Morgan, così profonda e riflessiva, è stata paragonata a quella di John Steinbeck, Flannery O’Connor, ma anche a Marilynne Robinson (perché affronta la questione della fede) per restare tra i contemporanei.
Il suo modo di scrivere è davvero qualcosa di speciale e con “Tutti i viventi“, ha dimostrato una profondità e una sensibilità ricca di intuizioni che raramente si riscontrano in un romanziere all’esordio.
Le sue descrizioni sono così vivide e coinvolgenti che il lettore può davvero quasi sentire l’odore dell’aria umida e soffocante e vedere i campi solcati del profondo Sud degli Stati Uniti.
C.E. Morgan non pensa alla propria scrittura come a un lavoro, ma come a una vocazione e, tra le righe, il profumo del talento si sente (la combinazione di rigore intellettuale, intelligenza emotiva, ingegno formale e bellezza del testo è davvero interessante).
E’ nata trentatrè anni fa a Cincinnati, vive attualmente a Berea nel Kentucky e ha studiato musica presso il Berea College e teologia ad Harvard.
“Tutti i viventi” è una storia di dolore e di amore estenuanti, un romanzo lirico e commovente sul risveglio delle emozioni in una giovane donna, una meditazione sull’amore e sulla vita che ha la qualità senza tempo di una parabola.
Un debutto incantevole, una nuova e importante voce.
C.E. Morgan, Tutti i viventi, 2010, 203 p., rilegato, traduzione di G. Scocchera, collana Supercoralli, Einaudi.