Siamo a New York, nella Little Italy del 1895, Carla Maria Russo ci porta dentro la vita di due donne: una giovane immigrata italiana maltrattata dal marito violento ed una giovane donna la cui aspirazione è quella di esercitare la professione di avvocato. Il destino delle due donne si intreccia quando la prima viene accusata dell’omicidio del marito e finisce in carcere condannata alla sedia elettrica mentre alla seconda viene offerta l’occasione di diventare il suo avvocato e tentare di salvarle la vita. La prima donna detenuta a Sing Sing e la prima donna in veste di avvocato in un Tribunale: ispirato da una storia vera Cuore di donna è un romanzo forte, che tratta di temi altrettanto forti come la violenza sulle donne, il riscatto, la sorellanza, le ingiustizie sociali oltre a mostrarci uno scorcio di storia davvero ben scritto.
Non conoscevo questa scrittrice prima di aver divorato letteralmente questo libro, mi è piaciuto molto sia il suo modo di scrivere sia il suo modo di porci il paio di occhiali attraverso I quali osservare quello spaccato di realtà che ci mostra.
Con I suoi occhiali sul mio naso, il mio sentire ha preso il volo come quando soffi sulla farina: si alza subito ma si posa poco lontano. Un ricordo recente, ecco cosa mi torna in mente quando il mio sentire si deposita dopo aver terminato il libro: qualche tempo fa, in anticipo per un appuntamento, mi sono seduta su una panchina in una via del centro dove abito, e per ingannare il tempo mi sono messa ad osservare le persone a passeggio. Piano piano mi sono resa conto, osservado le signore, che quasi nessuna indossava la gonna. Allora ho iniziato a osservare con criterio come erano vestite, e solo tre delle tante signore e ragazze che mi sono passate accanto la indossavano e questa cosa mi ha colpito moltissimo: non perchè indossare tale capo ci renda automaticamente femminili ma al contrario, ho pensato, oramai per noi donne indossare capi maschili sembra essere la normalità.
chiedo agli amici la definizione di femminilità…
Così, non contenta, ho cominciato a chiede agli amici di definire cosa è per loro la femminilità ed il risultato è stato sorprendente: la maggior parte non ha saputo definire in modo preciso e chiaro il proprio concetto di femminilità, pochi hanno liquidato immediatamente la questione con l’ovvietà fisica di un
lato B da urlo e pure un balcone da 5° coppa mentre altri sono rimasti senza parole, balbettando un “non saprei, non ci ho mai pensato…”. E le definizioni delle amiche erano altrettanto confuse. Provate anche voi a completare la frase cercando di non essere banali: la femminilità per me è…. non è cosi semplice
come sembra, vero?
Attenzione, non sono una femminista convinta e lascio ad altri innalzare queste barriere, sono invece una nostalgica della femminilità e di tutti I tesori che essa contiene.
La femminilità, ovvero l’insieme che caratterizza e rende così unico un essere umano (si, penso che la femminilità sia insita anche negli uomini) per me non ha quasi nulla a che fare con la fisicità di una persona, ha invece molta più attinenza con il suo modo di essere. La mia personale definizione di femminilità ha a che fare con la rotondità: ogni cosa in Natura è tendenzialmente rotonda, lo è l’orizzonte, l’arcobaleno disegna un arco tondo nel cielo; il sole e la luna sono un cerchio perfettamente tondo e anche il mondo che ci ospita lo è; un nido di uccello è tondeggiante e un uovo non ha angoli. Non ci riflettiamo, ma la Natura non costruisce mai angoli: non ci sono fiori con gli spigoli ne caverne rettangolari. La femmilità ha le caratteristiche dell’accoglienza, della fluidità, del mettersi comodi nell’abbraccio di quel che c’è.
Noi umani, invece, costruiamo quasi tutto con gli angoli: le strade formano angoli tra loro, le case in cui ci rinchiudiamo hanno angoli, le porte che ci chiudiamo in faccia l’un l’altro hanno 4 angoli, lavorariamo dentro stanze con angoli. Dovremmo imparare l’arte di smussare la vita, imparare a scorrere lungo i bordi dei problemi, ad apprezzare la rotondità delle carezze e la completa mancanza di asperità che si prova a formulare i pensieri belli, quelli che ci nutrono e ci rimettono in piedi non solo nei periodi difficili.
Se mi sento in difficoltà io genero questo tipo di pensieri quando fotografo nuvole, la mia grande passione: ogni fotografo ha un suo soggetto preferito, i volti, i paesaggi, i fiori, le montagne, le persone. Io fotografo nuvole: perché non esistono due nuvole uguali, sono accarezzate dal vento che le modella in forme bizzarre e uniche, donano ristoro con la loro ombra, hanno la caratteristica singolare di generare la pioggia e con essa la vita, si dipingono di colori magnifici quando la luce del sole gioca con loro, sono illusione eterea di vapore ma allo sguardo appaiono solide e definite. Hanno la capacità di generare distruzione se scatenano l’energia che contengono o di far germogliare la vita: è una questione di equilibrio. Proprio come le donne: non troverai mai due donne uguali, ogni donna sa donare ristoro con la propria dolcezza, generano la vita, il viso di una donna si dipinge di colori bellissimi quando è felice e se sorride sembra che il sole illumini lei e lei soltanto, sembrano delicate ma sanno essere solide quando ogni giorno sorreggono la famiglia e le persone a cui vogliono bene. Distruggono con la furia di un uragano per proteggere i figli ma sanno far germogliare tutto ciò che toccano.
Per questo osservo ogni giorno le nuvole e la loro unicità, serve a ricordarmi ogni giorno il valore di noi donne. Ecco, questa è la mia personale definizione di femminilità: sono fuori sincrono in questa società, ne sono consapevole, ma questa vita frenetica ci fa dimenticare da dove veniamo. Se riuscissimo invece a filtrare le nostre giornate con il setaccio della spiritualità ci accorgeremmo che non abbiamo bisogno di maggiori informazioni ma di maggiore conoscenza, che si raggiunge sperimentando ogni giorno quello che abbiamo imparato. E così ci potremmo riappropriare di valori antichi e nobili come il coraggio,
l’empatia, la pace interiore, la gratitudine, la compassione e si, anche della femminilità. Senza vergognarci di mostrare tutta la sensibilità di cui siamo capaci, di farci vedere vulnerabili e di arrenderci, mostrando quanto è bello essere disposti a cedere il passo, se diventa troppo: ad un ulteriore avanzamento
di carriera, all’ennesimo sgomitare, all’ennesima uscita perchè è sabato sera e questi sono solo esempi.
Ognuno ha la sua goccia ed il suo vaso che trabocca.
Cuore di donna è un libro potente, l’autrice ci fa chiaramente capire quale è il tratto distintivo del libro quando scrive “Coraggio, Maria Inez… adesso è il tuo momento. Ricordati che stai lottando per obiettivi cruciali: la libertà, i tuoi diritti, la tua stessa vita. Ma anche per me e per tante amiche che ti stimano e ti
vogliono bene. Anzi, a essere franca, stai lottando per le donne di tutto il mondo e di tutte le epoche.” .
L’autrice accosta in questo libro tanti tipi di donne e relativi modi di esserlo, ci induce a guardare le ingiustizie subite e a fare parallelismi sulla nostra condizione attuale, un medio evo modernissimo lo definisco io, c’è un aneddoto che racconto spesso: una mattina, il mio capo era in ferie e quindi ero sola
in ufficio. Entrando, un signore mi squadrò ben bene e se ne uscì con un infelice: c’è nessuno qui?, guardando verso la scrivania vuota del mio capo. Per fortuna (per lui) credo fortemente che l’auto ironia sia una grande risorsa, per cui risposi con un gran sorriso: beh, dipende. Se lei soffre di schizzofrenia, si,
qui non c’è nessuno. Se invece siamo entrambi sani di mente, ci sarei io. A lei la scelta. Se non fosse che noi donne abbiamo così bisogno di ricordare e di ricordarci a vicenda tutti I piccoli grandi passi avanti che abbiamo fatto, ci sarebbe da riderci su.
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Per BookAvenue, Marina Andruccioli
Questo pezzo è stato scritto ascoltado “Roxanne” nella versione di George Michael.
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il libro:
Cuore di donna,
di Carla Maria Russo
Piemme 2022, pp.435
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