Cos’ è se vi pare. Il dado è tratto. Obtorto collo.
Mario Monti ha detto no. Le Olimpiadi a Roma non si faranno. Per la verità Monti non ha deciso di non fare le Olimpiadi, ma non ha firmato la “fidejussione” per garantire la candidatura di Roma. Ha fatto bene? Ha fatto male? Chissà. Il tempo aiuterà a capire le cose. Certo è che l’Italia non se la passa bene e l’esperienza consolidata di anni di sperperi e di opere incompiute, a fronte di stratosferici stanziamenti, avrà convinto il premier dell’austerity a non allargare la cinghia in questo momento di risparmio in ogni dove.
La “lotta greco- romana” non ha permesso di correre rischi. Un” salto triplo” nel buio non avrebbe permesso la “maratona” per arrivare a superare la selezione. Ora inizierà il “tiro a segno” sulle responsabilità con una “lotta libera” tra chi voleva le olimpiadi agendo con grinta da “pugilato” e tra chi non le voleva (con motivazioni evidenti) che risponderanno con la precisione tecnica della “scherma”.
Salto in basso

… C’erano una volta,
La sua voce sembra essere quasi sospesa, una breve pausa di silenzio che è un tutt’uno con le note di prima e di dopo. E’ “I will always love you”, la canzone con la quale Whitney Houston sarà ricordata per sempre. Se non l’avete ascoltato prima quel silenzio, tornate indietro e ascoltatelo; si tratta di “buco” seguito dalle parole: la “I” (io) all’inizio del ritornello e “you” (tu) alla fine, tenute a bada quasi a fil di voce con una lunghezza di tono superiore a qualsiasi altro/a cantante abbia mai provato a sostenerle. Lei con un controllo pazzesco della voce canta quelle sillabe una ad una che da sole valgono un Grammy. Canta le parole in modo diverso da tutto il resto; in un primo momento è con amore, poi con convinzione, poi con disperazione. Un dramma che dura quattro minuti. L’esplosione che ha trasformato una storia d’amore in una storia di solitudine. Whitney Houston sapeva di avere una voce.
La pubblicazione del libro della Fondazione ASTRID, “Istruzione e bene comune idee per la scuola di domani” a cura di Franco Bassanini e Vittorio Campione, edito da Passigli, è come si dice alla fine della introduzione al volume, “un contributo alla discussione aperta”in tema di innovazione del sistema educativo, formativo e professionale per perseguire il principio costituzionale di “Istruzione come bene comune”, un contributo autorevole, critico, propositivo aperto al confronto libero e alla logica bipartisan.

Nel 1993 l’Italia fu sconvolta da un caso di omicidio familiare senza precedenti: Rosalia Quartararo uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la «rivale» con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all’ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate. Per cancellare l’etichetta di mostro attribuitale dai media, Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia?
Compagni Segreti è stata un’inaspettata fonte di ispirazione. Grazie a questo libro ho scoperto (tanto per citarne alcuni) scrittori come Uwe Timm, Jurek Becker, Jerzy Kosinski e Jean Améry e sono rimasto conquistato dalla grande passione di Eraldo Affinati per il viaggio. Tra le righe non ci sono comuni descrizioni di viaggi o descrizioni fini a se stesse perché il binomio letteratura-vita (e vita-letteratura) si interseca inesorabilmente alla pagina e la fa da padrone.