L’inventario delle nuvole

foto di ©marinaandruccioli
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A 12 anni mia figlia aveva i capelli talmente tanto lunghi che li doveva spostare di lato per non sedercisi sopra.
A parte la consapevolezza di devolvere una buona parte del mio stipendio in balsami per districare la lunga matassa, la gestione della fluente capigliatura era diventata davvero impegnativa.
Ovviamente, di tagliarli non ne voleva sentir parlare, ho dovuto quindi escogitare un buon compromesso con l’efficace metodo del beneficio comune.

Credo fortemente che si può fare del bene e aiutare il prossimo anche senza l’uso del denaro, e sono altresì una mamma che coglie sempre l’occasione di attingere ai valori spirituali per offrire un insegnamento alla propria prole, ed è così che ho suggerito alla mia giovane figlia un taglio nuovo con una nobile finalità: inviare il risultato di un taglio alla moda, ovvero la treccia di capelli lunga ben 39 cm ad una associazione che si occupa di fornire gratuitamente parrucche alle donne malate di tumore che si stanno sottoponendo alla chemioterapia e che non si possono permettere di acquistare una parrucca di capelli veri.

E, piacevolmente sorpresa, ho scoperto che anche di capelli ci racconta Franco Faggiani nel suo libro L’inventario delle nuvole, è ambientato ancora una volta nei meravigliosi paesaggi montani: questa volta siamo nella Val Maira, in provincia di Cuneo.

La famiglia Cordero, è composta dal nonno Girolamo e  Desideria sua moglie, da Giacomo e da sua madre Lunetta. Giacomo è la voce narrante che ci porta in questa valle dalla vita aspra e resa ancor più dura dallo scoppio della guerra, ma i Cordero non se la passano male essendo commercianti. 
Il capostipite ha saputo creare anche in questi tempi foschi legami commerciali per rifornire le truppe, e volendo insegnare il mestiere al giovane nipote, lo introduce al particolarissimo e molto redditizio lavoro di Caviè, ovvero colui che girando a piedi per le valli andava di casa in casa per raccogliere i pels , ovvero i capelli che le donne si facevano tagliare in cambio di soldi o di stoffe o altro materiale utile.
Durante l’inverno, nei lunghi mesi in cui le famiglie del luogo venivano costrette dal freddo e dalla neve a stare chiusi in casa, le donne si riunivano per pettinare e acconciare i preziosi capelli, che venivano poi portati in Francia per essere venduti a caro prezzo, per farne delle richiestissime parrucche.

Faggiani ci porge una storia che pare intrecciare e annodare come in una lunga e morbida treccia usanze, aspri e bellissimi panorami e modi di vivere e di aiutarsi.

Vi consiglio caldamente questo libro se, come me, camminate con il naso all’insù per godere di panorami, foglie che si muovono accarezzate dal vento e nuvole in cielo, insomma osservare ogni meraviglia di cui si può godere quando si cammina nelle valli o si passeggia in montagna.

Faggiani è stato definito in tante recensioni un grande scrittore della Natura, e questa definizione mi trova senz’altro daccordo, ma desidererei dare una mia interpretazione della definizione di scrittore della Natura, per tentare di farvi capire cosa intendo.

Devo a mio padre la mia grande passione per il verde e per la Natura: ricordo che da piccolina, insieme a lui, ho seminato nell’orto di casa dei ravanelli.  Quando li ho poi raccolti, ho capito che avevo assistito ad una magia.

E’ questa la definizione di scrittore della Natura, per come la intendo io,  questa magia che mi è rimasta dentro la paragono alla bellezza del foliage in autunno:sembra che la Natura, prima di addormentarsi esploda con quei colori in cui immette tutta la bellezza di cui è capace.
Ecco, Faggiani scrive in questo modo: con tutta la bellezza dei colori delle sue parole e in quel modo così delicato in cui è capace di riversare quella magia che solo la Natura sa creare in quelle parole che colorano i suoi libri. 

per BookAvenue, Marina Andruccioli


il libro:

Franco Faggiani,
L’inventario delle nuvole,
Fazi editore,
ed. 2023 pp.296


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