I libri più letti quest’anno dalla nostra redazione. Di seguito le schede: cliccate sulla copertina per leggere le recensioni. Grazie! con l’occasione vi salutiamo e vi diamo appuntamento a dopo le festività. Buon Natale e Felice anno nuovo.
la redazione di Bookavenue
1. Francis Fukuyama, Identità, Utet Libri
Populismo e democrazia sono una strana coppia. Il primo, il populismo, rifiuta la connotazione peggiorativa che il suo nome rappresenta per il secondo, la democrazia, che a sua volta è criticata dal primo per essere ipocrita, si dichiara l’unica forma politica di esistenza legittima.
recensito da Michele Genchi
2. Elizabeth Strout, Resta con me, Fazi
Resta con me è un romanzo che precipita. Per i primi due terzi la tensione si accumula, soporosa e immobile come la neve congelata dagli inverni del New England. Nelle ultime cento pagine invece, il sole scioglie la superficie ghiacciata degli eventi e i frutti oscuri vengono allo scoperto. Il lettore scivola nel vortice delle conseguenze che lui stesso, assieme ai personaggi, aveva sottovalutato. Di colpo, Elizabeth Strout penetra il cuore umano a tutto spessore, lo svela, e infine lo salva.
recensito da Silvia Belcastro
3. Jonathan Franzen, La fine della fine della terra, Einaudi
È il lavoro di uno scrittore che offre a chi legge profonde intuizioni con delicatezza e grazia. Commuove, quasi, quando sollecita l’azione climatica con qualche possibilità di successo. Vale la pena vivere dove “anche in un mondo di morte”, conclude Franzen, “continuano a nascere nuovi amori”.Ecco come la letteratura testimonia il mondo
recensito da Michele Genchi
4. Cristina Orlandi, A ogni costo, Edizioni del Loggione
E’ importante che le donne attraverso libri come questo siano consapevoli che se stanno vivendo situazioni simili non è per colpa loro, che esistono manipolatori crudeli, e che se qualcuno ci mette le mani addosso, ci picchia, ci denigra non è colpa nostra, di qualcosa che abbiamo detto, di una mancanza domestica, o altro.
recensito da Carla Casazza
5. Ian McEwan, Macchine come me, Einaudi
l suo retro-futurismo del romanzo di McEwan ci ricorda che alcune tensioni della fantascienza non sono tanto preveggenti quanto in pratica presenti. “Machines Like Me” è un romanzo visionario pieno di grandi idee e molto, molto intelligente. Il romanzo di McEwan sulla creazione della personalità di un robot, gli consente di speculare sulla natura dell’umanità e gioca con la cronaca che ci vede entusiasti testimoni dei robot al lavoro (o che ci provano grazie a quello dei ricercatori nelle molte università di tutto il mondo).
recensito da Michele Genchi
6.Federico Bozzini Nobili, borghesi e contadini in un conflitto di paese, Mazziana ed.
In questo volume vengono pubblicati due “microstorie” e un saggio teorico di uno studioso veronese, meticoloso indagatore di documenti, da cui ricavava racconti di godibile lettura che incrociano la decadenza di un casato nobiliare con il crescente protagonismo di borghesi, proprietari terrieri e amministratori pubblici nel centro della Bassa veronese nella seconda metà del 1800.
recensito da Davide Zotto
7.James Lloyd Carr, Come I Wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra, Fazi
Come i Wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra, è più simile ad un racconto epico o di avventura. Il libro fu scritto alla metà degli anni settanta e, se all’epoca poteva apparire già bizzarro, al giorno d’oggi risulta assolutamente incredibile e impensabile nell’attuale “sistema calcio”; per questo motivo si rivela ancora più stravagante; uno stravagante bello, ironico, divertente e carico di leggerezza.
recensito da Davide Zotto
8. Bill Clegg, Mai Avuto famiglia, Bompiani
Un romanzo meraviglioso e profondamente commovente che analizza il rimpianto scavando sul “se si potesse tornare indietro…”. Purtroppo il titolo in italiano altera e sfigura l’originale perché non fa emergere la sfumatura interrogativa che è presente nella frase “did you ever have a family” e che è tutt’altro rispetto a quello che viene comunicato nelle quattro parole della copertina italiana.
9. Hisham Matar, Il ritorno, Einaudi
Che meraviglia questo racconto così intenso, così tormentoso e dolce allo stesso tempo nella splendida traduzione di Anna Nadotti. È la descrizione di un ritorno in patria – nella Libia del dopo Gheddafi – dopo un esilio durato più di trent’anni. Un resoconto di grande sensibilità che è quasi un giallo. Una riflessione sulla storia – sulle gravi responsabilità dell’Occidente fin dalle imprese coloniali – e sull’essere figli che disorienta e sorprende spiegandoci perché è necessario confrontarsi con il proprio passato e andare alla ricerca di un padre scomparso che sente vivo nel passato, nel presente e nel futuro. Un padre scomodo che ha sempre amato in modo viscerale il proprio paese, la Libia.
recensito da Marco Crestani
10. Piero Camporesi, Le belle contrade, Il Saggiatore
Il grande autore con una scrittura vivace e attenta al più piccolo dettaglio, chiarisce il significato di concetti spesso dati per scontati o non abbastanza conosciuti “Nel Cinquecento non esisteva il paesaggio, nel senso moderno del termine, ma il “paese”, qualcosa di simile a quello che per noi è oggi il territorio”. Questa “precisazione” dell’autore è necessaria per capire che quello italiano è un paese visto dal basso, osservato dalla bottega, dalla piazza, dall’aia, dall’osteria. Insomma lo sguardo di Camporesi ci fa vedere un’Italia di cose e di genti, di mestieri e di antimestieri, di affari e di malaffari.
recensito da Antonio Capitano