L’autore.
Richard Flanagan è nato in Tasmania nel 1961. Forte canoista, ha scalato il fiume Franklin tredici volte ed è stato un membro della prima spedizione in canoa il fiume Jane e nella gola di Gordon. E’ anche un apprezzato pittore: Un dipinto di Richard Flanagan e Geoffrey Dyer ha vinto il premio Archibald anni fa. Ha raggiunto il grado d’onore di prima classe presso l’Università della Tasmania, nel 1982 e l’anno successivo si è aggiudicato una borsa di studio Rodi. E’ considerato internazionalmente come uno dei più preminenti romanzieri australiani, tra i il suoi molti libri, il pluripremiato romanzi Death of a river Guide Ha scritto pure, The Sound of One Hand Clapping, Gould’s Book of fish e Unknow terrorist che sono stati pubblicati con molto successo popolare e di critica in venticinque paesi. Vive a Hobart, città capitale, in Tasmania.
Il Libro.
Nel 1854 Lady Jane Franklin, la vedova dell’ esploratore polare Sir John Franklin, andò a far visita a Charles Dickens per chiedergli un favore. Dickens aveva appena completato il suo romanzo “Hard Times” e stava per iniziare “Piccola Dorrit”, era il più celebrato scrittore in Inghilterra al culmine della sua fama e popolarità. Lady Jane lo voleva confutare per un articolo sul di lei marito morto nell’Artico durante la spedizione del 1845 alla ricerca del Passaggio a Nord-est e dove, con dovizia di particolari, si argomentava il viaggio a bordo della Erebus e il naufragio a causa dei ghiacci, la lunga attesa dei soccorsi e la resistenza al gelo del Polo Nord dopo la tragedia; il che implicava che Franklin e il suo equipaggio avessero fatto ricorso al cannibalismo per sopravvivere.
La storia ricorderà morte del comandante e dell’intero equipaggio, alcuni dei quali, ben tre anni più tardi, intrappolati dal freddo durante una marcia senza speranza verso sud alla ricerca di salvezza.
Dickens – indignato per quanto detto su questo eroe dell’impero britannico – pubblicò un furioso contrattacco sulla sua rivista, la Household Words, ed è forse il più strano e più intemperante pezzo di giornalismo che egli abbia mai scritto: un ritratto quasi apologetico del personaggio sostenendo che egli avrebbe scelto di morire di fame piuttosto che assecondare la natura dei selvaggi.
Per i biografi di Dickens , questo episodio di solito meriterebbe un paragrafo o una pagina se non persino un libro. Ma per il romanziere Richard Flanagan, il breve contatto tra Dickens e Lady Jane ha fornito da catalizzatore per la sua quinta, leggo sul web , opera di fiction: “Solo per desiderio” (in originale è uscito con l’infinito “Desiderare”), un gioco storico-letterario per esplorare le affinità e i punti d’ombra tra le varie parti coinvolte e l’incontro della fantasia con la vita reale e vite immaginarie. Che cos’è la letteratura, se non questo?
Flanagan è nato in Tasmania, dove vive tuttora – e dove, come accaduto nella realtà , Sir John Franklin ha servito il suo Paese in qualità di governatore dal 1837 al 1843, quando era ancora conosciuta come Van Diemen’s Land. L’incontro tra Lady Jane e Dickens quindi offre all’autore una doppia opportunità: quella di studiare la storia brutale della sua patria e di esplorare un punto di svolta nella vita emotiva di uno dei più grandi romanzieri che la storia abbia mai avuto. Questa lettura e le idee che cerco di tirare giù, sono anche il mio tributo ad un grande scrittore che mi ha messo al mondo come lettore. Con tutto quel che segue (come ad esempio la scelta di vendere libri per tutta la vita).
Da vero mestierante della penna Flanagan segue il vecchio trucco di una narrazione trasversale. Un filone della storia segue la vita di Dickens tra 1854 e 1858. L’altra segue una giovane ragazza dal nome aborigeno Mathinna, che sopravvive al genocidio britannico in Tasmania/Van Diemen’s Land ed è adottata da Franklin durante il periodo del suo mandato di governatore e sua moglie, Lady Jane.
La breve vita infelice di Mathinna diventa emblematica della sofferenza degli aborigeni della Tasmania e della brutale, insisto, natura della colonizzazione britannica del 19 ° secolo, e come essa (la colonizzazione) è stata sostenuta da un supporto socioculturale e un vario assortimento di idee e di valori morali. Per farla breve, il libro racconta quello che accadde nelle Flinders Island, dove, tra i pochi aborigeni sopravvissuti al massacro, questo governatore prende in seno alla sua famiglia questa fanciulla e il suo bambino diventandone così ossessionato che, una notte, trovandola sola con il bambino addormentato, la stuprò. Quando Franklin è infine liberato del suo incarico e richiamato in Inghilterra, lui e sua moglie si lasciano dietro Mathinna in un sinistro orfanotrofio: quello di Hobart. Con quello che segue: privazione, miseria, ubriachezza sono la base e marchio successiva rapida caduta della giovane donna nella prostituzione.
Nel frattempo, si torna alla Londra degli anni attorno al 1850, Dickens è in una fase di quello che ora gli psichiatri riconoscono come una sorta di crisi nevrotica. Lo troviamo intorno ai suoi quarant’anni, infelice e inquieto, nonostante la sua fama e la manifesta ricchezza, sta lavorando incessantemente, ma anche realizzando che il suo matrimonio con Catherine nonostante nove dei dieci figli avuti è, a tutti gli effetti, morto e sepolto. Dickens avvia un progetto teatrale con il suo amico Wilkie Collins. Insieme, ispirati dal destino di Franklin, lavorano a una una sceneggiatura ambientata su una esplorazione polare, chiamata “The Frozen Deep”, con Dickens nel ruolo di primo piano. Tale è il suo successo che Dickens, ha ritrovato una incredibile gratificazione ed energia per svolgere il suo lavoro. La produzione non lesina supporto mettendo a disposizione dei due molte visite di attori professionisti in cerca di impiego, e pure giovani attrici di 18 anni: Ellen Ternan, tra queste. E’ il 1858 e Dickens avrebbe, di li a poco dopo, deciso di abbandonare la moglie per Ellen per unirvisi fino alla sua morte nel 1870.
Una così breve sintesi non dà giustizia alla complessità e alle sfumature di questo denso e affascinante romanzo. Nel tracciare le linee in cui queste diverse e contrastanti vite si intersecano e si influenzano a vicenda, e leggendo il modo in cui un incontro casuale, posto sotto il microscopio, può rivelare una moltitudine di legami inattesi e aderenze; Flanagan esplora sia la storia che la natura umana. Il plot del romanzo suggerisce una certa aderenza al romanzo vittoriano. Si entra nella mente dei suoi personaggi principali a forza di imparare i loro più intimi pensieri nonchè ironie e le impreviste conseguenze storiche sono accennate con il pieno senno di poi.
“Desiderare”, dal titolo inglese, è a suo modo, un esercizio tanto fittizio quanto interessante di come Flanagan (*) abbia dato una forma letteraria diversa tra “Gould’s,” dove gioca fiction moderna e affidabile e la narrazione di “Desiderare”, in stile vittoriano, che si piega alla forza dei temi essenziali della sua narrazione: è noto il silenzio britannico sui fatti accaduti in Tasmania e ai termini che soddisfano le esigenze fondamentali di sapere che qui l’autore trova anche se in forma narrativa, e le ricadute sulle vite coinvolte, sulla storia e la cultura della razza di quel luogo lontano.
Ci sono momenti di grande potenza in “Desiderare”, non solo della Tasmania selvatica, ma anche del chiasso, inteso come alta febbre del fare (**), della Londra dell’epoca. Qui Dickens sta per incontrare Ellen Ternan per la prima volta: mentre da una porta laterale, quella dove di solito le comparse e gli attori entrano al Teatro Haymarket, sta dando da mangiare ai piccioni dei gusci aperti di ostriche; incrocia lo sguardo della ragazza e ne rimane folgorato. Siamo a metà del 19 ° secolo mentre Londra si anima, come fa lo stesso Dickens. Flanagan cattura perfettamente i suoi (di Dickens, intendo) demoni e le sue enormi energie (***).
Come suggerisce il titolo (e come conferma Flanagan in una nota l’autore) è, tra le altre cose, una meditazione sul desiderio. Quello di Dickens verso Ellen come quello di Franklin verso Mathinna e come questo sentimento influenzi le loro vite in modo inimmaginabile, tra bene e male.
Tuttavia, considerando la sua grande ambizione, “Solo per desiderio” – uso il titolo italiano questa volta, ha una modesta dimensione come romanzo per la complessità e i piani narrativi che l’Autore si impone: i romanzi vittoriani sono solitamente il doppio di volume rispetto alle duecento pagine, scarse, di questo libro. Il romanzo illustra ancora una volta – con brio e terrificante aplomb – come fiction e storia reale può pagare alla grande. A differenza del biografo o storico, il romanziere non è vincolato dal documentare i fatti o lagnarsi della mancanza di fonti ed è libero di vagare, sempre mantenendo l’autenticità e la plausibilità bene a mente, con carattere motivo tra ipotesi e possibilità. Cosi funziona: affidata a mani esperte, la fiction può liberare il passato e la nostra percezione -maggiore o minore- riguardo alcune figure storiche; un modo che lo studioso o giornalista, credo, provano profonda invidia. Richard Flanagan è un caso esemplare di cui al punto. Attraverso la sua narrativa, semplice e conformista, i ritratti degli individui diventano ricchi e tridimensionali. Nuovi testimoni pronti a fornire nuove testimonianze sul passato della Tasmania e a rompere i silenzi con il risuonare delle loro voci.
per Bookavenue, Michele Genchi
note:
* in Usa hanno celebrano ancora oggi il suo terzo romanzo: “Il libro di pesce di Gould” del 2001 come il migliore dei suoi
** una mia licenza dal libro di poesie di Pietro Ingrao che rende il momento storico della capitale britannica.
***Anni fa ho recensito “Notti selvagge“, di Joyce Carol Oates, dal titolo “Certe notti frenetiche“, qui riportato, sul demone nei pantaloni di molti scrittori. Se volete divertirvi…
Il libro è stato pubblicato nel 2009 da Frassinelli e successivamente fuori commercio per molto tempo. Meritoria quindi la visione editoriale della Bompiani di rimetterlo in circolazione.
–
Richard Flanagan
Solo per desiderio
Bompiani, 2018
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ciao Mike, ho richiesto il libro; prima del tuo aticolo non avevo venduto una sola copia. Spero ora di si. Non ti dispiace se prendo a prestito qualche tuo cenno per un short form per i miei clienti, vero?
Fabrizio