I romanzi dedicati ai propri cari lasciano sempre uno strascico di sofferenza, probabilmente per quel grado di immedesimazione possibile da cui difficilmente si sfugge. Gli autori, oppure i narratori (a seconda dei casi), tentano forse di offrire in memoria una parte di sé inconfessabile o semplicemente desiderano liberarsi da qualcosa o qualcuno troppo vicino, carne della propria carne. Si tratta di una riabilitazione postuma del proprio stato di genitore o di figlio, oppure di una rivendicazione, come nel caso di Kafka che scrisse nel 1919 una lunga lettera al padre, pubblicata senza cercare una comunicazione diretta, e quindi una risoluzione rassicurante. Si rivolge al genitore di cui ha sempre avuto terrore, che teme e adora come si fa per i carnefici talvolta, quando non si hanno altre vie di fuga.
narrativa Italiana
Molly Greenhouse, Cuore di Drago
“Io sono il legame tra il cielo e la terra. Io sono il cielo e la terra, il padre e la madre. L’essenza stessa del cosmo”.
L’amore è al centro del racconto di Molly Greenhouse dal titolo ‘Cuore di Drago’. L’amore inteso come abbandono totale di paure ancestrali, per affidarsi alla persona amata con rinnovata fiducia nella vita e nelle sorprese che ci riserva.
Un amore da saga medioevale, è quello che ritrova il suo antico splendore tra le pagine di questo piccolo libro; l’abilità narrativa della Greenhouse, è capace di esercitare un grande fascino sugli amanti del genere fantasy e non, riportando in vita con delicatezza e forza, i temi classici epici e cavallereschi che hanno fatto sognare generazioni di lettori in passato, e che, ancora sopravvivono, intatti, in ‘Cuore di Drago’.

Lo strano caso del Dr. De Roma
05″ style=”margin-left: 6px; margin-right: 6px; float: left;” />di Michela Murgia
Quando tutto tace di Alessandro De Roma è un ben strano romanzo. Un ex cantante divenuto agente di spettacolo e poi mediocre imbonitore televisivo si trova oggetto dell’interesse di una donna storpia che sembra voler sapere tutto di lui, soprattutto il suo più doloroso segreto.
La relazione tra Nello Bruni e Teresa de Carolis è l’elemento seducente della vicenda e sarebbe sufficente da solo a farne un buon romanzo; ma sin dalla prima pagina De Roma decide di spiazzare il lettore mettendolo davanti a una storia dove i due personaggi e il loro autore agiscono su piani paralleli e comunicanti, varcando i confini con una naturalezza che è allo stesso tempo surreale e giocosa. La meta narrazione è una tecnica letteraria così frequentata che gli autori che ancora hanno il coraggio di servirsene rischiano di essere accusati di uno dei peggiori peccati che uno scrittore possa commettere: la tentata performance, scrivere così per dimostrare di essere capaci di farlo. È un gioco pericoloso, uno di quelli che facilmente possono scadere nella stucchevolezza in mano a uno scrittore meno dotato e scaltro di De Roma.
Mariapia Veladiano, La vita accanto
Con questo articolo Rosa Manauzzi inizia la sua collaborazione con BookAvenue. Benvenuta!
La vita accanto (Einaudi, 2011) di Maria Pia Veladiano, tra i cinque candidati al Premio Strega, racconta la bruttezza e l’ipocrisia della bellezza
La vita a volte ci passa accanto, oppure, più spesso, accanto ci passa la vita di qualcuno altro, che non notiamo. Se per caso sbirciamo con la coda dell’occhio la sua condizione di inferiorità decidiamo in modo definitivo di non vedere neppure la sua ombra. Il titolo dell’opera di Maria Pia Veladiano, afferma da principio il dramma che si dipana, se pur con stile leggero, per tutto il libro: una vita che non viene accolta.
“E’ la storia di una bambina brutta”, racconta l’autrice nelle numerose interviste di questi giorni frenetici che ci avvicinano al fotofinish del Premio Strega. E forse per questo incipit extra narrativo qualcuno ha pensato che si trattasse di una favola; così non è. Dietro l’innocente protagonista si nasconde uno spaccato torbido, svelato soltanto nei tratti fisici della sua creazione, Rebecca appunto. Una presenza che, per dirla con Umberto Eco (Storia della bruttezza, Bompiani, 2010), consente di “denunciare nel brutto il mondo che lo crea”.

Dieci libri per l’estate. A insindacabile giudizio
Agosto è alle porte, i fortunati che ancora possono godersi un po’ di ferie forse troveranno il tempo di leggere qualche buon libro. Anche per distrarsi dai problemi della loro vita quotidiana o, meglio ancora, dalle tragicommedie della politica italiana. Ci siamo dunque permessi di consigliare dieci volumi fra quelli più interessanti, a nostro sindacabile giudizio, usciti negli ultimi mesi. Abbiamo cercato di accontentare gusti ed interessi differenti, ma ovviamente non vale con noi la formula “soddisfatti o rimborsati”.

Marco Crestani e una Dyane 6 in viaggio
Forse è una semplice coincidenza, oppure l’autore è un grande estimatore di questa utilitaria francese molto di moda una trentina d’anni fa.
Resta il fatto che la Dyane 6 del titolo – coprotagonista dei sei racconti che compongono il libro di Marco Crestani – porta il nome della dea Diana e, proprio come essa, vive le proprie avventure in piccoli mondi sperduti nella natura e nei boschi, nel silenzio e nella solitudine.
Una pastorale libanese
Beirut scorre riflessa sulla carrozzeria delle auto in corsa. Scorre frenetica e vitale. Scorre come l’acqua dei pozzi e delle sorgenti a cui si dice debba il nome. Berut. Scorre come dolce latte Laban nel bagliore indimenticabile delle montagne del Libano. Scorre e si infila nel traffico di ogni ora tra neon e lapidi memoriali, nei centri commerciali, nei fori di mitraglia, nelle case poco a poco riempite, desolazione e sfarzo, macerie. Chador colorati e statue di devozione mariana marcano i confini delle confessioni tra i palazzi, sui balconi, nei giardini, nelle nicchie tra un viadotto e i resti di un check-in, interessi e disinteresse, montagne orti e campi profughi. Palazzi lasciati a metà e poco distante locali trendy da ricca capitale dove la notte non finisce mai. Strade dello shopping impero occidente e poco distante le svolte dove non finiscono mai le preghiere.
1948, liberi tutti. È la “Beffa dei vinti”
Nel 1944 Margherita Albani è una scaltra e fascinosa donna di ventotto anni. Che sa come rigirarsi un uomo per fare la bella vita e come sbarazzarsene quando quella vita inizia a soffocarla. Così in quattro mesi si libera del marito, con cui vive a Pegli, perché le sta troppo addosso: lo denuncia al Comando tedesco, lo fa arrestare, lo isola, si fa intestare ogni bene, gli tende una trappola e lo fa deportare nel campo di concentramento di Flossenburg, dove Roberto Rossi Canevari – che pesa 43 chili e la ama ancora – muore. Margherita è libera e per un paio d’anni se la spassa.
Il ritorno di Jack Ryan
Prima o poi tornano tutti e quindi ecco di nuovo Jack Ryan, ”intelligence man” dall’analisi sottile e, all’occorrenza, dalle maniere spicce. Personaggio velocemente passato dai libri al grande schermo – dove è stato interpretato, a turno, da Harrison Ford, Alec Baldwin e Ben Affleck (ma presto sarà la volta di Chris Pine nell’ennesimo sequel della saga) – Ryan è l’alter ego di Tom Clancy, scrittore da best seller grande esperto di armi e di servizi segreti (soprattutto Usa). I suoi ”La grande fuga dell’Ottobre Rosso” e ”Potere esecutivo” sono due classici della spy story moderna, ma atipica e molto muscolare, tanto da essere ribattezzata ”tecno thriller”, in onore anche del ripetuto uso delle più sofisticate possibilità delle reti informatiche.