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Diaz Junot, La breve favolosa vita di Oscar Wao

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foto autoreLa breve favolosa vita di Junot Díaz “di Oscar Wao„ è un romanzo meraviglioso scritto in modo originale.
È divertente: sembra osservato e scritto per strada e spiega il ritratto comico di un disadattato domenicano di seconda generazione in una meditazione straziante sulla storia pubblica di un Paese: quello Domenicano, e riservata: sulle difficoltà di una storia familiare.
E’ un libro vibrante che è ben rifornito da una prosa che non da tregua alla lettura.
E’ confidenziale, nel senso che, descrive i parecchi decenni della storia di uno sconsiderato, e quella di un paese dove si narra di anime e maledizioni antiche del Kufù, (ma anche di incursioni sessuali all’università di Rutgers) ed evoca con perpendicolarità apparente che non richiede sforzo per capire i due mondi, i caratteri che abitano nella Repubblica dominicana, patria fantasma che modella gli incubi e i sogni di questa famiglia, e l’America (leggi, il New Jersey), la terra di libertà, speranza e possibilità luogo di fuga come componente della grande diaspora domenicana.

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Stephen Amidon, Il capitale umano

foto autoreIl profeta dell’America post 11 settembre
di Vittorio Macioce*

Qualche tempo fa David Foster Wallace parlava di quel gruppo di “grossi maschi bianchi”, quarantenni o giù di lì, alti almeno un metro e ottanta, quasi tutti con gli occhiali, che stanno cercando di raccontare l’America. Wallace faceva i nomi di Jonathan Franzen, Donald Antrim, Jeffrey Eugenides, Rick Moody, Richard Powers, William Vollman. Ricordava che “CivilWarLand in Bad Decline” di George Saunders è un gran bel libro. Parlava anche di A. M. Homes: “Le cose più lunghe magari non sono perfette, ma ogni due o tre pagine ti colpisce allo stomaco e ti fa piegare in due”. Ma se c’è qualcuno che ti mette davanti allo specchio e ti dice “guardati, questo sei tu” è un ex critico cinematografico e giornalista culturale. Si chiama Stephen Amidon. Uno che in Italia è riuscito a far crepare d’invidia Niccolò Ammaniti.

Paola Calvetti, Noi due come un romanzo

Noi due come un romanzo, è la storia di una libraia e di una libreria: Sogni & Biosgni. Ma di questo bellissimo libro parlo qualche riga più avanti. Prima e grazie proprio alla lettura di Noi due come un romanzo, vorrei raccogliere le idee su questo nostro mestiere che ha a che fare con i libri (lo dico ai lettori occasionali di questo articolo. Con gli altri sono già d’accordo da un pezzo). E la cosa potrebbe apparire disfunzionale. Se trovate che sia così, saltate i preamboli di un povero vecchio mestierante e andate direttamente al dunque.

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Gustave Flaubert, Madame Bovary

foto autoreQuesto libro, tradotto in varie lingue e pubblicato dai più svariati editori, apparve per la prima volta sul “Revue de Paris”, intorno alla metà del 1800, come romanzo a puntate scritto da Gustave Flaubert. Oggi l’opera è considerata una delle più importanti della letteratura francese di tutti i tempi.
Il romanzo trae origine da una vicenda realmente accaduta ed opportunamente rielaborata dall’Autore che porta ad alti livelli l’introspezione dei personaggi, specialmente della protagonista Emma Bovary. Flaubert prosegue nel percorso realistico e fa della sua eroina un personaggio vero e reale, tanto da diventare il simbolo identificativo per molte generazioni di donne di provincia. Questa universalità che si riscontra nel carattere dei personaggi è, secondo me, la vera grandezza del romanzo: un’opera d’arte si può definire tale se rimane valida e produce emozioni nonostante tutti i cambiamenti temporali.

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Jiang Rong, Il totem del lupo

foto autoreLa storia – basata sulla esperienza diretta dell’autore – è quella di Chen Zen, giovane intellettuale di Pechino inviato nelle steppe della Mongolia per diffondere tra la popolazione locale i principi del regime comunista. In una terra estrema e lontana anni luce dall’ideologia della Rivoluzione, Chen scoprirà un mondo ancestrale in cui le dimensioni del sacro e del soprannaturale avvolgono ogni cosa. Compresi rapporti della popolazione con i lupi, grandi predatori che contendono all’uomo la supremazia dell’inospitale territorio. Un animale, il lupo, al tempo stesso, nemico, spirito benefico e simbolo di una maniera di affrontare la vita sulla quale i mongoli hanno modellato la loro esistenza. Grazie agli insegnamenti del vecchio Bileg, Chen si libererà del sacro terrore che prova nei confronti dell’animale e che simboleggia la sua paura, di intellettuale comunista, della libertà.