Magistrale secondo romanzo di Philipp Meyer, Il Figlio è un poema epico dalla grande potenza narrativa che sorprende. Meyer racconta la storia del Texas attraverso una famiglia di disadattati e reietti. Il figlio è un libro sconcertante incentrato sui personaggi e si legge come tre autobiografie che variano di continuo il tono, lo stile e la voce.
Colpisce il capostipite centenario Eli, conosciuto da tutti come “Il colonnello”, nato a Bastrop in territorio indiano lo stesso giorno in cui il Texas diventò una repubblica, ma anche la storia di suo figlio Peter (impressiona molto il modo in cui cresce e gradualmente si ribella contro il padre autoritario) e la narrazione della pronipote Jeanne Anne che, da ultima erede, dovrà riannodare i diversi fili spezzati.
marco crestani
Tre libri
La pioggia cade a sprazzi, sottile e imprevedibile.
Me ne sto seduto qui a Torbole sul lago di Garda, nella sala da pranzo di questo grazioso hotel, con un po’ di tempo a disposizione. Osservo la pioggia che ricade schizzando sui marciapiedi e non riesco ad impedire alla mia mente di vagare. Un ricordo, in particolare, ha tenuto desta la mia attenzione per l’intera mattina, o piuttosto il frammento di un ricordo, un momento che per qualche ragione mi è rimasto impresso in modo vivido nel corso degli anni.
Alice Munro, signora del gotico in Amica della mia giovinezza
C’era una volta una bambina che ascoltò una storia. La storia si intitolava La Sirenetta ed era così triste che la bambina decise di riscriverla. La bambina cominciò ad andare a scuola e la scuola era lontana. Dovendo fare ogni giorno una lunga camminata, si mise a inventare storie per passarsi il tempo. Finché nel 2013 – aveva ormai 82 anni – la bambina ricevette il Premio Nobel per la Letteratura con questa motivazione: “Maestra del racconto contemporaneo”.
L’orologio di Orfeo
Erano scatoloni piuttosto comuni: vecchi contenitori pieghevoli di cartone ondulato, non diversi da quelli che prendono polvere in milioni di cantine e solai. Ultimi, stanchi residui del patrimonio del nostro compianto padre, erano arrivati nell’assolata casa di collina di mio fratello Nick, a Los Angeles, nell’autunno del 1994. Stranamente, provenivano dalla Germania. Nostro padre, Bernard Goodman, era morto a Venezia alcuni mesi prima — il giorno dopo il suo ottantesimo compleanno — mentre nuotava nel mare Adriatico. La sera precedente aveva gustato una cena squisita all’Harry’s Bar. Cipriani, il proprietario, gli aveva offerto una bottiglia di grappa della casa. Rinomato atleta ai tempi dell’università, mio padre era sempre rimasto fisicamente attivo — non fu il suo corpo che la vita spezzò — e, nonostante l’età, era un abile nuotatore. Secondo le autorità, ebbe un colpo apoplettico o un attacco di cuore e perse coscienza in acqua. Quando Eva, la sua compagna già da anni, gridò e agitò le braccia dalla riva, i bagnini si tuffarono in mare e lo trascinarono fuori, ma era troppo tardi. Fu dichiarato morto per annegamento.
La sua scomparsa fu inattesa e piuttosto insolita: non sono molti gli uomini di ottant’anni che perdono la vita in mare. Forse, però, fu una fine appropriata. Anche la sua esistenza era stata insolita e piena di circostanze impreviste.
I misteri della montagna
“Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo. Vai e guarda dietro i monti…”, così scriveva Rudyard Kipling.
La spina dorsale di Parigi
A Parigi si è subito assorbiti da un trambusto di folle indaffarate, di colori altisonanti e neon radiosi. Si passa dalle insegne verdi delle farmacie alle carote rosse dei tabaccai fino all’abbagliante scintillio luminoso. “Paris n’est pas une ville, c’est un pays”, scriveva Francesco I a Carlo V, e infatti Parigi è un mondo sfaccettato e vario che offre immagini di regola inconsuete, straordinarie. Un po’ come essere a Natale in piena estate…
30.000 piedi sopra le nostre teste
L’acclamato film “Tra le nuvole” di Jason Reitman è tratto dal romanzo “Up In The Air” di Walter Kirn, pubblicato nel 2001, poco prima dell’11 settembre e quasi subito sparito dalla circolazione.
Il personaggio centrale del romanzo, Ryan Bingham (interpretato nel film da George Clooney) è un consulente specializzato nella “ricollocazione professionale”, un “tagliatore di teste”, un downsizer aziendale maestro nel licenziamento che trascorre gran parte della sua vita proprio in aria, tra le nuvole. Con il suo telefono cellulare, il suo computer palmare e il suo guardaroba si considera parte di una nuova specie, ha un passato complicato, un presente incerto e un obiettivo da raggiungere.
E poi siamo arrivati alla fine
Joshua Ferris ha vissuto a Key West in Florida ed è stato lì che, da bambino, ha iniziato a scrivere storie alla Alfred Hitchcock.
Al College ha iniziato nuovamente a scrivere racconti, imitando però autori come Nabokov o Barthelme.
Prima di iniziare il suo “Master in scrittura creativa” all’Università della California, Ferris ha vissuto per alcuni anni a Chicago, dove ha lavorato in un’agenzia di pubblicità come copywriter, un mestiere che, come scrittore, lo ha aiutato a tirar fuori diversa “zavorra”…
Una catena di bizzarri eventi
Haruki Murakami ha con la propria cultura un rapporto complesso, strano e potente come le storie che crea. Utilizzando i meccanismi narrativi del noir hollywoodiano esplora in modo surreale le ansie metafisiche della nostra epoca ed è un maestro della prosa sottilmente inquietante. Per lui la verità si trova al di fuori del mondo spesso inquadrato del linguaggio umano e i suoi romanzi sottolineano spesso il valore della musica come antidoto alla limitatezza delle parole.