Alice Munro è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura oggi dall’Accademia di Svezia. Già vincitrice per tre volte del Governor General’s Award, il più importante premio letterario canadese. I suoi racconti indagano le relazioni umane analizzate attraverso la lente della vita quotidiana. Sebbene la maggior parte delle sue storie sia ambientata nel Southwestern Ontario, la sua fama come scrittrice di racconti è internazionale, è considerata uno dei maggiori scrittori di racconti vivente.
einaudi
Il viaggio di Julian Barnes al termine della notte
Cosa resta del dolore? Insegna qualcosa o demolisce per sempre una parte di noi? Dove ci conduce il lutto per la morte della persona amata? Nell’alto dei cieli di una maggiore consapevolezza di noi stessi? O ci sbatte a terra, come precipitati da altezze vertiginose, le gambe conficcate nel fango fino alle anche, gli organi interni spappolati e sparsi intorno a noi?
Elmore Leonard. Il Dickens di Detroit.
Avrebbe continuato a scrivere se, come ora tutti sappiamo, le conseguenze di un ictus non lo avesse portato via a 87 anni giusto qualche giorno fa. Martin Amis, l’altrettanto grande scrittore americano, lo ha salutato con un “addio Charles Dickens di Detroit!” E’ forse il commiato più giusto che si sia sentito.
Quello che forse pochi sanno è che Elmore Leonard è stato anche un grande sceneggiatore di film western, quando erano i soli film capaci di popolare le sale. Lui, non improvvisava mai nessuna delle sequenze da lui raccontate e dubito che nella storia del West siano mai successi eventi del genere. In realtà le cronache del periodo ci testimoniano situazioni molto diverse in cui spesso tizi assetati di vendetta entravano nei saloon e sparavano ai loro avversari alle spalle…
Vargas LLosa. Non chiamate la letteratura fiction
Finzione e lettura. In breve, l’arte del romanzo. Scritto e soprattutto, letto. Il mondo parallelo della fantasia. Delle storie che fanno sognare. Di realtà costruite. E ricostruite. L’«Elogio della lettura e della finzione» (Einaudi ) è il testo completo del discorso pronunciato davanti all’Accademia di Svezia da Mario Vargas Llosa, lo scrittore peruviano che è stato insignito del premio Nobel per la letteratura per il 2010. In corsa da anni, ma sempre «dimenticato» a vantaggio di altri autori, Vargas Llosa ha raggiunto il traguardo più prestigioso e più ambito per uno scrittore.
David Forster Wallace. Un baule pieno di gente
Cinque anni fa il suicidio di David Foster Wallace, scrittore molto amato o molto odiato, a seconda dei gusti, ma senza dubbio cruciale per l’influenza esercitata nella letteratura americana (e mondiale) da libri come Infinite Jest. Da allora, negli Stati Uniti, sono usciti quattro libri postumi. This Is Water (Questa è l’acqua, Einaudi), volume costruito attorno al testo di un discorso pubblico tenuto dal podio del Kenyon College in occasione della consegna del diploma nel 2005. Fate, Time and Language, la sua tesi di laurea in Filosofia.
L’assassino non è il maggiordomo
In attesa di regalarvi lo “speciale” d’estate che, come consuetudine,vi guida alle letture per le vacanze, vi invito alla lettura ad un’anteprima di “stagione” con un’autrice già molto amata nel nostro paese, Anne Holt, che torna con un’altra indagine dell’amatissima detective Hanne Wilhelmsen, alle prese con un caso più intricato che mai e con un dilemma esistenziale che lascia con il fiato sospeso.
Alice Munro. La memoria ci salva la vita
Non conosco Alice Munro così bene da dire che “La vista da Castle Rock” sia un libro autobiografico o di memorie: più di una nota letta sul web mi suggerisce un poco che sì, si tratta di un libro assai intimo e scritto in tempi diversi dall’autrice canadese e, no, non è un libro di memorie. Mi pare di capire che presta molta attenzione alle verità che stanno di solito dietro le vite, molta di più di quanto non faccia un romanzo. Tuttavia non sono così certo da giurarci su’.
Viaggio dentro la mafia nera di Sergio Nazzaro
Kevin per due volte dentro un container trasformato in “cesso” perché “chi ti arresta nella merda?”. Monica che ha conosciuto la strada ma a ventiquattro anni ha capito così bene come funziona che è già diventata una madame. E poi Fatiha sottoposta a indagini per “aver fatto ingresso clandestinamente in Italia in violazione delle norme vigenti”. E che racconta: “Una mattina ho notato una donna credo nigeriana, che faceva dei movimenti strani, come dei riti magici, e alla fine ha indicato una persona del barcone. Quando una persona veniva indicata gli legavano le mani e i piedi e la buttavano viva in mare. Non saprei identificare queste donne, tenevo la testa bassa per la paura…”.
Come riconoscere il proprio Angelo Custode da piccoli inequivocabili segnali
Don DeLillo è sempre stato affascinato dal potere delle immagini. I suoi romanzi, in particolare quelli che sondano il nostro tempo (leggi, Underworld, Americana, L’uomo che cade) evocano fortemente questo potere. Non c’è nulla di illusorio nelle effusioni di una folla in lutto (in “L’uomo che cade”: la scena della gente che si abbraccia sotto una fitta pioggia di fogli per stampante e polvere mista a cemento), una scena ricca di significati complessi che si accumulano sotto una tragedia collettiva.
E, in effetti, quelle immagini tendono riconoscere una certa liquidità delle cose e le associazioni offerte così sovraccariche di portentose implicazioni simboliche, sembrano pure ribellarsi allo status quo dell’evento che le hanno generate e per questo finite sulle pagine dei suoi libri.