“Chissà chissà domani, su che cosa metteremo le mani”
E’ ancora forte la commozione per l’improvvisa scomparsa di Lucio Dalla, ma questa sua frase offre a chi scrive un sentiero da percorrere per capire “cosa sarà”.
Con uno stile che cerca di ricordare, almeno da lontano, quello del vivace e attuale Edmondo Berselli, si vuole, con queste righe, tornare a parlare di Paolo Sylos Labini e delle sue immense qualità che emergono giornalmente quando si tenta di dare una spiegazione agli eventi presenti e futuri.
In questa disamina, vengono in soccorso, come fiaccole nel buio, le parole di Giorgio Ruffolo che spesso con frasi immediate riesce a dare enormi spunti per capire “gli anni che verranno” sulla base di quanto ci ha insegnato il maestro che qui si ricorda.


“Un uomo di cultura è tale se sa guardare in modo non superficiale oltre il presente, sia verso il passato sia, per formulare congetture, ipotesi e decisioni – soprattutto se è uomo politico – , verso il futuro”.

Di
Con Max Weber per la prima volta la città ed i fattori che compongono la realtà sociale urbana ricevono una sistemazione teorica attraverso la costruzione di una tipologia ideale delle città, basata sulla individuazione delle funzioni prevalenti. Punto di partenza della riflessione di Weber sull’argomento è la considerazione che la città costituisce in ogni civiltà il motore del divenire storico. Superando le teorie elaborate durante il corso dell’800 Weber giunse alla conclusione che tra le istituzioni urbane esiste una interrelazione che non consente di elaborare una teoria della città’ partendo dall’isolamento di una o più di esse. Di città hanno parlato altri studiosi agli antipodi della città cibernetica. E’ difficile tornare alle origini quando la città diventa presidio del futuro, ma il senso delle cose si conserva nelle cose stesse ed in fondo la città rimane un luogo da abitare, da vivere e dal quale ripartire. L’uomo e il filosofo si sono sempre interrogati sul concetto di città e il modo di viverla. Diventare Città è un passo importante poiché le radici sono state riconosciute meritevoli di quel salto di qualità che distingue una storia locale fatta di tanti tasselli, di tanti uomini che nel tempo hanno reso migliore e “speciale” un territorio.