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Gianni Celati. L’Italia? Un Paese di senza vergogna

Gianni Celati, uno dei più influenti scrittori italiani, non c’entra nulla con le chiacchiere, le ipocrisie e le invidie del rumoroso panorama letterario nazionale contemporaneo. “Ma non è per tenermi lontano da un mondo che sento lontanissimo che da 25 anni vivo lontano dall’Italia”, chiarisce il Premio Viareggio 2006 con “Vite di pascolanti” (Nottetempo). Negli ultimi anni il 74enne narratore, traduttore (al momento è impegnato in quella, per Einaudi, dell’ “Ulisse” di Joyce), docente di letteratura inglese, regista (tra gli altri, del conturbante documentario “Case sparse. Visioni di case che crollano”) ha concesso poche interviste. Si capisce subito perché: “Il rischio è sfociare nel pettegolezzo. E le grandi dittature del ventesimo secolo sono nate dalla riduzione di ogni pensiero sul vivere e sul morire proprio a slogan e pettegolezzi. Da qui nascono le masse telecomandate, ed è quello che sta avvenendo nell’attuale dittatura finanziaria”.

Un Paese senza editoria è un Paese finito

“C’è un mondo che va avanti e un’Italia che resta indietro. Credo sia venuta l’ora d’inaugurare una nuova primavera dell’editoria italiana, per aprire una nuova stagione nel Paese: quella del cambiamento”. Con queste parole Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani – Editori ha presentato il programma completo della 7/a edizione del convegno ‘Crescere tra le Righe’, che si terrà il 13 e 14 Maggio al Borgo La Bagnaia, in provincia di Siena.

E’ pieno di rinoceronti

di Michela Murgia

Quando nel 1959 Eugene Ionesco scriveva l’opera teatrale Il Rinoceronte aveva già capito tutto. Nel paese da lui immaginato gli abitanti si trasformavano in rinoceronti uno dopo l’altro e il personaggio principale Berenger cercava inutilmente di resistere, supplicando la sua fidanzata di opporsi insieme a lui alla metamorfosi: “Fallo per me Daisy, salviamo il mondo!”. Prima di sparire per mutare a sua volta, Daisy gli rispose: “E chi ti dice che siamo noi che abbiamo bisogno di essere salvati? Forse gli anormali siamo proprio noi!”

The Future of reading

by Linda Nordstrom (leggi in italiano)

Really sorry for the delay. I was in England for a while and I was sorrow not be with all you…
I think it’s pretty clear that the future of books is digital. I’m sure we’ll always have deckle-edge hardcovers and mass market paperbacks, but I imagine the physical version of books will soon assume a cultural place analogous to that of FM radio. Although the radio is always there (and isn’t that nice?), I really only use it when I’m stuck in a rental car and forgot my auxilliary input cord. The rest of the time I’m relying on shuffle and podcasts.

GUERRA: giochi di parole intorno alla devastazione

Attorno alla parola Guerra e ai suoi strumenti, ruota il principale e più micidiale equivoco dell’umanità. Che cos’è una guerra? Quand’è che lo scontro tra gruppi armati ha diritto di al titolo ufficiale di guerra? “Guerra: scontro armato fra eserciti di due o più Stati”. Sarebbero gli Stati, dunque, a fare la guerra. Fosse per il Devoto Oli o lo Zingarelli, l’ultima “guerra vera” sarebbe poi quella mondiale, la seconda. Dal 1945 in poi, nessuno Stato ha dichiarato ufficialmente guerra a un altro Stato, eppure da allora abbiamo avuto centinaia di guerre. Le ho contate, e sono state ben 160.