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La felicità nei giorni di pioggia

hughands ©marinaandruccioli

Le persone sagge sono felici con poco, sembra dirci la Clark, tuttavia ogni essere umano saggio secondo Marina Andruccioli è stato in un periodo della sua vita un po’ pazzo e superficiale, e la sua trasformazione è dovuta anche al fatto che ha appreso dall’esperienza e dal dolore soprattutto, che è un grande Maestro.

clowds nuvole ©marinaandruccioli

Canto di D’Arco

“Canto di D’Arco” è un originalissimo thriller metafisico, una spiazzante storia poliziesca portata fino ai suoi esiti estremi. Ed è un serrato romanzo d’azione e d’amore non il gioco di abilità di uno scrittore attorno a un genere letterario di grande successo. Proprio come piacciono a noi. Marina Andruccioli per Antonio Moresco. E chi sennò?

©marinaandrucioli

Storia di un’autoinvenzione

Certi libri sono di una bellezza dolorosa. Leggere L’educazione è stato esattamente come guardare lo scintillio del sole sul mare: bellissimo, sì, ma gli occhi si riempiono di lacrime.
”Non sei come la pirite che luccica solo in una luce particolare. Chiunque diventerai, qualunque cosa farai, lo sei sempre stata. Era già dentro di te. Dentro di te. Sei oro. Marina Andruccioli per il libro di Tara Westover, L’educazione.

Il difficile mestiere di scrivere

L’influenza della cultura occidentale su uno scrittore giapponese nato nel dopoguerra non era certo cosí sorprendente di per sé, anzi rispecchiava una formazione comune a un’intera generazione di giovani; ma era la prima volta che queste atmosfere venivano rappresentate nell’ambito della letteratura «alta». Inflluenzato da Kafka, Mishima, Soseki fino a Dostoevskij, alla sua attività ricca e costante di narratore e saggista, Murakami ha affiancato il lavoro di traduzione letteraria facendo conoscere in Giappone l’opera completa di Raymond Carver, oltre a numerosi racconti e romanzi di Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote, Tim O’Brien, John Irving.
Marco Crestani scrive del laboratorio di scrittura di questo grande autore.

foto di ©marinaandruccioli

La mia ultima storia per te

Da qualche parte si è paragonato il romanzo di Sofia Assante a un racconto di Carver assai famoso: Dì alle donne che andiamo. E’ vero. Si tratta di un romanzo capace di rimbombare in un punto imprecisato del petto leggendo certe pagine che fanno provare emozioni così intense. Marina Andruccioli alla sua maniera, ci offre una chiave di lettura.

foto di ©marinaandruccioli

L’amore che dura

Lidia Ravera coglie con esasperata sensibilità gli slittamenti della vita di coppia, interrogandosi sulle ragioni del sentimento amoroso: dura quando l’altro è il fantasma che insegui e che ti insegue, il tuo pezzo mancante? Marina Andruccioli ci mette ancora una volta alla prova.

I giorni del mare foto ©marinaandruccioli

I giorni del mare

Spesso, la nostalgia per quello che siamo stati e le cose perdute sembrano impedirci di andare avanti e invece, proprio perché abbiamo lasciato indietro parte di noi, ci consegniamo al nuovo che viene, rinnovandoci. Siamo il tempo che viviamo. Marina Andruccioli, ancora una volta ci richiama all’ordine naturale delle cose alla sua maniera. Questa volta suggerendo la lettura di Pierre Adrian.
Scopriamola insieme.

aggiustare l'universo foto di ©marinaandruccioli

Aggiustare l’universo

Con la grazia di chi sa di maneggiare esistenze fragili e preziose e il rigore di un meticoloso lavoro di ricerca, Raffaella Romagnolo scrive un romanzo di dolore e rinascita su un momento storico da cui ancora oggi è impossibile distogliere lo sguardo. La stessa grazia con cui Marina Andruccioli ce lo restituisce.

mayumbe

Marco Crestani, Dall’Altopiano al Mayumbe

«Lasciavo la mia famiglia separata da quella di mio padre, composta di mia moglie Brunello Maria dei due figli Sebastiano d’anni 6, Silvio di 4½, ed il 3 gennaio 1903 alle ore 2 p.m. ci separammo impreda alla mortificazione ricordo sempre che il povero di mio padre, mi salutava dandomi l’addio per sempre, dicendomi che non si saressimo più visti, sopra la terra, e piangente andava in stalla, ah! Ben raggione ebbe, poiché dopo circa un anno moriva all’Ospitale di Marostica per subita operazione vescicale.