Ragazzi perduti del Sudan

   Tempo di lettura: 2 minuti

Nel corso della guerra civile in Sudan, Valentino Achak Deng viene separato a forza dalla famiglia quando una milizia araba distrugge il suo villaggio. Si unisce ai cosiddetti ragazzi perduti e con loro cammina per settimane attraverso il deserto, sotto le bombe delle forze militari governative, per sfuggire alla violenza della guerra.
Soffrirà la fame e la sete, mangerà frutti mai visti, erbe, foglie, carcasse di animali oppure nulla per giorni interi. Scavalcherà mine divenendo preda di bestie feroci e uomini assetati di sangue.

“Sono arrivato a odiare me stesso e a desiderare di togliermi la vita. Parecchi tra i miei amici e migliaia e migliaia di miei connazionali non sono usciti vivi da queste traversie”, scrive lo stesso Valentino nella prefazione.

Finirà in squallidi campi profughi in Etiopia e Kenya e quando raggiungerà l’America capirà ben presto che nel paese della speranza e della libertà vivere è altrettanto difficile.

La prosa limpida di Dave Eggers dà a Valentino Achak Deng una voce convincente per una narrazione di volta in volta straziante, divertente, triste e lirica. Il risultato è un resoconto terribile della tragedia sudanese, ma anche una saga emblematica della modernità, della ricerca di una casa e di aiuto in un mondo di sconvolgimenti senza fine.

Erano solo ragazzi in cammino è un libro sorprendente che sfida ogni classificazione, scritto con notevole empatia e con un umorismo sorprendente. Lo stile di scrittura di Eggers è molto diretto e non è facile staccarsene.

Una volta letta, la storia di Valentino Achak Deng si rifiuta di “lasciarci in pace” facendoci comprendere la natura dei conflitti in Sudan, ma anche l’esperienza dei rifugiati in America, i sogni del popolo Dinka e soprattutto la sfida di un uomo indomabile che non si arrende malgrado il mondo sembri crollare intorno a lui.

Dave Eggers, Erano solo ragazzi in cammino, Mondadori (collana Strade blu. Fiction), traduzione di Giuseppe Strazzeri, 2007.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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2 commenti

  1. Speriamo davvero. La storia dell’Africa finora è stata scritta dai colonizzatori…

  2. Sto proprio leggendo “Il ragazzo perduto” di Aher Arop Bol, che racconta di questi poveri ragazzi che sfuggono alla guerra in Sudan.
    Sono molto sensibile al tema del Sudan e – in particolare – della tragedia “dimenticata dal mondo” del Darfur.
    Speriamo che questi libri aprano gli occhi – quasi ciechi – di tutti coloro che vedono solo quello che viene loro mostrato e non si curano delle vere tragedie – annose, per di più – di interi popoli.

I commenti sono chiusi.