Le nostre anime di notte

   Tempo di lettura: 2 minuti

C’è qualcosa di molto raro e accurato e lucido in questo libro il cui tema cercato è la ricerca della felicità. Un tema trattato in un modo molto delicato che è come una rugiada benefica che ammanta l’erba di una mattina d’estate quando l’aria è pervasa da odori diversi come quello del grano che inverdisce i campi o il profumo acre e pungente delle fronde bagnate e la fragranza dei fiori tutt’intorno.

Un libro degno ed eloquente che è stato scritto quando l’autore, tra i più apprezzati scrittori americani, stava vivendo i suoi ultimi giorni su questa terra – nel necrologio di Kent Haruf, c’era menzione di un manoscritto finito prima di morire – e che ci racconta sì di complotti e dolore, ma soprattutto ci fa intravedere felicità caute, coraggiose, teneramente raggiunte.

Una voce profondamente americana nelle sue cadenze quella di Haruf. Una voce sorprendente che riesce a comunicare tranquillità e grazia narrando l’amicizia profonda tra due persone anziane che hanno storie e preoccupazioni da condividere e sono consapevoli di trovarsi a un nuovo inizio ricco di speranza per tutto ciò che possiamo ancora avere, alla fine della nostra vita, se ci apriamo all’amore.

per BookAvenue, Marco Crestani

il libro:

Kent Haruf,
Le nostre anime di notte,
traduzione di Fabio Cremonesi,
pp.171 brossura
Enne Enne Editore, Milano 2017.+

la stampa

«”Le nostre anime di notte” è un libro di assoluta semplicità, senza fronzoli, che comincia in medias res.» – Matteo Persivale, Corriere della Sera

«Per molti anni della sua vita di scrittore, Kent Haruf è partito per un luogo lontano. E sembra che prima di partire si abbassasse sopra agli occhi un berretto di lana, in modo da scrivere alla cieca. Batteva le dita sui tasti senza vederli, senza controllare le parole che andavano sfilando sul foglio, senza preoccuparsi della punteggiatura, di andare a capo.» – Tommaso Pincio, TTL, La Stampa

«La storia che ne nasce è una carezza che si legge in un pomeriggio e a cui val la pena di prepararsi.» – Valeria Parrella, Grazia

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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