Siamo fatti di luce

©marina andruccioli la luce
   Tempo di lettura: 6 minuti

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Il titolo di questo libro mi è piaciuto subito anche se la ragione è remota. La luce che c’è in noi, il libro di Michelle Obama, mi ricorda quello che ripetevo da bambina, quando nel letto al buio facevo fatica ad addormentarmi e mi confortava come un abbraccio caldo: “se voglio posso accendere la luce e il buio scomparirà immediatamente”. Da adulta, mi ha ricordato una frase di Peter Benenson, il fondatore di Amnesty International, a me tanto cara: “Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”.

Dopo il lockdown, Michelle Obama ha scritto questo libro nel quale ci racconta quando il mondo, piano piano, ha iniziato a spegnersi suo malgrado. Ci parla della paura che permeava quelle giornate e riflette su come stiamo combinati emotivamente e psicologicamente dopo la pandemia: frustrati, avviliti, arrabbiati, spaventati. Soprattutto ci sentiamo più soli.

Come siamo arrivati a questo punto? Michelle si chiede come possiamo ri-sollevarci e come possiamo ravvivare la luce che c’è in noi. In queste pagine mostra la sua cassetta degli attrezzi che ha usato assieme alla sua famiglia per ricominciare a vivere dopo l’esperienza della pandemia da Covid.
Ci dice che l’intuizione di scrivere “La luce che è in noi“ è scaturita dal fatto che le persone le chiedevano spesso consigli, tipo: come fai a superare le tue paure? Come fai ad affrontare questo problema? Come fai a superare I tuoi condizionamenti familiari, culturali, ecc?
Michelle Obama scrive che in quel periodo stava sprofondando nella depressione, che sentiva forte l’impulso e il desiderio di ritrovare la sua luce interiore per farla splendere di nuovo: per se stessa, per la sua famiglia, per la collettività.

Questo sentirsi spaesati, penso, lo proviamo purtroppo ancora oggi a distanza di mesi. Sinceramente, avvertivo questo straniamento anche prima della pandemia. Vivere in anticipo certi eventi, a volte, è un fardello che poggia spesso sulle spalle di chi è empatico per natura; credo infatti che l’isolamento abbia solo accelerato il processo e ci abbia obbligato tutti a fermarci e a fare emotivamente il punto della situazione in cui eravamo arrivati. La paura dilagante che si fa strada con l’incertezza, lo stallo improvviso, la cattiveria come meccanismo di difesa e la percezione distintiva di un buio progressivo solo rispetto a ieri.

L’ho letto da qualche parte; ci sono due modi di diffondere la luce: essere una candela oppure essere lo specchio che la riflette. Avevo capito che non era nelle mie corde essere specchio delle cose davanti; durante e dopo la pandemia ho scelto di essere la debole piccola luce di una candela. Ho agito e agisco con tanti piccoli gesti di speranza: la differenza con cui misuro il consegnarsi ostaggio alla solitudine e la paura. Ogni singolo piccolo gesto questa differenza la fa.
Anche se cerchiamo di vivere con speranza e ottimismo, ci capitano ogni singolo giorno un sacco di imprevisti, problemi, dolore, cose che vanno storte, persone che ci fanno del male, situazioni limite che ci mettono in ginocchio.
Vivere valori che portano serenità con gratitudine non significa affatto che le cose andranno sempre bene, intendiamoci. Significa, invece, avere tanto coraggio ed essere da esempio per altri. Perché è facile lasciarsi andare alla rabbia, lo sappiamo, più difficile è rimanere sereni. Tutto può essere vissuto come un modo per diventare persone migliori. Fare un sorriso di incoraggiamento non è poca cosa; esser pronti a dare una carezza a chi non se l’aspetta non e’ cosa da poco; andar contro corrente ed esser gentili con il rischio di sembrar deboli o peggio, stupidi, sinceramente non e’ poca cosa.

La dignità non consiste nel possedere onori, ma nel meritarli. Aristotele

Forse, smettere di sgomitare è un atteggiamento che non paga oggi e forse nemmeno domani ma, come ricorda Aristotele: la dignità non consiste nel possedere onori, ma nel meritarli.
La vita e’ piena di piccoli origami di emozioni fatti di fragile carta e che, ce ne accorgiamo o no, chiunque siamo e dovunque andiamo, lasciamo sempre una traccia nel mondo. Come un sentiero, altri la noteranno e potrebbero seguirla. Quindi, lasciate i segni distintivi del vostro passaggio.
E’ sicuramente più facile maledire l’oscurità, che accendere una candela: costa meno sforzo. Essere una piccola candela per noi e per il prossimo è certamente più difficile. Essere gentile ti fa sembrare sciocco, cercare di aiutare in modo disinteressato ti fa diventare immediatamente oggetto di scherno altrui.

Lo so. Sono consapevole che pensare positivo non ti rende affatto la vita migliore. Anzi. La spiritualità, il vivere la quotidianità secondo determinati principi, non trasforma la propria vita in una strada in discesa, ma rende piacevole, interessante e ricco di spunti di crescita personale il paesaggio che attraversiamo ogni giorno.
Ben venga quindi un libro di spiritualità applicata, come mi piace definire questo libro; perché in queste pagine ci sono tanti utili suggerimenti per rinfocolare la luce che c’è in noi e per evitare il rischio che la nostra candela possa spegnersi per colpa degli spifferi della vita.
Lo sappiamo bene: sono sempre dietro l’angolo.

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per BookAvenue, Marina Andruccioli


Il libro:

Michelle Obama,
La luce che è in noi,
Garzanti 2022,
pp.320 €23,75

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1 commento

  1. Questo articolo mi ha sorpreso ancora di più dei tuoi precedenti, Marina. Meglio; ho imparato a conoscere la tua cifra, ed è una costante in tutto quello che scrivi. In molti cerchiamo il modo giusto per giocare la nostra partita: spesso ci riusciamo.
    Quando diciamo: “ecco un brav’uomo/ una brava donna”, riconosciamo in un altro/a quei segni distintivi di chi ha trovato il suo stare al mondo; di giocare, cioè, la sua partita rispettando il prossimo.
    Ogni tuo articolo è un silenzioso richiamo ad essere più giusti verso noi stessi e gli altri. Questo è per me, come lettore intendo, un regalo. Grazie Marina. Davvero, grazie.
    Michele

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