Prosegue il racconto delle molte voci in risposta al bando degli autori dalle biblioteche venete.
È difficile farsi spazio tra le gambe nude di tutte le ragazze che affollano le cronache di questi giorni. Qualunque voce fatica a trovare ascolto in mezzo agli schiamazzi dei pupazzi ipnotizzati dalla fine senza dignità del loro anziano burattinaio.
Non c’è che una notizia da dare, ed è lui.
Non c’è che una storia da trasmettere, ed è la sua, dettaglio per dettaglio.
Il resto a pagina 32, se avanza posto.
È così che questo paese ha lasciato che Berlusconi diventasse il solo parametro del suo bene e del suo male, l’unica misura della sua indignazione o della sua assuefazione. Come stupirsi se i suoi problemi sono diventati nostri, o se le parole più familiari ce le siamo ritrovate davanti svuotate di senso e privatizzate sotto nuovo copyright?
Così, se un assessore si sveglia la mattina e dice che i libri di certi autori vanno tolti dalle biblioteche e dalle scuole della sua provincia, succede che in un paese che ha perso la bussola i giornali pensino che questa sia una notizia da pagina “culturale”. In qualunque altro posto sarebbe cronaca, la cronaca nera di un paese sbandato, capace di scambiare la censura per recensione, la proscrizione per dibattito, la ritorsione per lezione di moralità.
Nel migliore dei casi la notizia finisce dentro un’altra narrazione, quella del caso Battisti, ottenendo di far diventare centrale un’occorrenza che è solo un pretesto. Che sia un pretesto lo evidenzia il fatto che i bibliotecari stanno già subendo – e in qualche caso denunciando – pressioni politiche per togliere dagli scaffali anche autori che con l’appello per Battisti non hanno nulla a che fare. Funziona così. Oggi l’assessore pensa che cinquanta autori siano “cattivi maestri” e “difensori dei terroristi”, e vadano zittiti. Domani un altro in Piemonte penserà magari che Beppino Englaro è diseducativo per i giovani, e va zittito. Poi un altro in Friuli si sveglierà pensando che il tale autore musulmano va levato dalle biblioteche perché la cultura islamica è fondamentalista e contamina l’inclusiva e aperta cultura italiana. E’ così che funziona. Per questo il nome di Battisti è una scusa. Domani sarà il nome di altro. Il mio, il tuo, il vostro, uno per ogni testa di assessore di questo mondo.
Per questo rifiuto i tentativi di spostare la questione su chi ha firmato a suo favore, e non accetterò nessun invito – Speranzon ha detto ai giornalisti che me lo avrebbe fatto pervenire – a partecipare a dibattiti che parlano di lui. Non ho firmato appelli per Battisti e penso che chi ha commesso un reato debba scontare la sua pena. Ma questo non c’entra niente col fatto che chi crede che nel 2004 a Battisti sarebbe spettato l’asilo politico in Francia abbia il sacrosanto diritto di dirlo senza rischiare di essere epurato dalle biblioteche pubbliche, né subito né sette anni dopo. E se qualcuno pensa che sia un diritto ovvio, è solo perché non ha ancora capito che in questo paese di ovvio non c’è più niente. La fine di un regno non è terra ferma, ma un tempo nebbioso dove il concetto di stabilità va rifondato con cautela. Alla fine di questa palude gli unici punti fermi su cui potremmo contare saranno quelli da cui ci siamo rifiutati di spostare il piede.
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Lettera di Tiziano Scarpa a Luca Zaia
Presidente Zaia, Gesù ha detto: «Amate i vostri nemici». Il mio modo di amare il nostro nemico Cesare Battisti fu di informarmi sulla sua vicenda e dubitare della quantità di colpe che gli erano state attribuite (lo penso anche oggi). Lo definisco nostro nemico perché sono contrario come tutti noi al terrorismo e provo una profonda compassione per le vittime. Riconosco con dispiacere che il primo appello che firmai non conteneva parole di solidarietà a loro (ne firmai un altro che integrava questa mancanza). I terroristi sono ancora tabù: come si vede in questi giorni, prendere una posizione che possa in qualche modo giovare loro viene confuso con una difesa del crimine fatta contro chi lo ha subito. È come il buco di un lavandino che risucchia tutto quello che hai fatto nella vita: improvvisamente rischi di diventare «persona non gradita» nella tua città; si propone di togliere i tuoi libri dalle biblioteche e di non farti parlare nelle scuole. Quasi una morte civile.
Aggiungo, per onestà intellettuale, che non ho apprezzato il comportamento di Battisti in questi anni: non mi risulta che egli abbia contribuito a fare chiarezza con rivelazioni decisive. Presidente Zaia, voglio parlarle da concittadino (benché «non gradito»), non da avversario: lei non può punire il dissenso. Rifletta sul fatto che alcuni governanti, lei compreso, stanno avviando azioni inaccettabili: se fossero applicate con coerenza dovrebbero far sparire da biblioteche e scuole molti libri del passato e del presente, e ritirare il diritto alla libertà di opinione, compreso il diritto di stare dalla parte del torto. Di conseguenza, sarebbe necessario esaminare la biografia di ogni autore vivente, per verificare se nella sua vita abbia sostenuto una causa moralmente discutibile. Oggi tocca a noi che sette anni fa abbiamo letto un appello e l’abbiamo firmato, mala prossima volta? Che facciamo, Presidente, censuriamo il libro Adottiamo la terra, perché l’autore Luca Zaia fa parte del partito il cui capo ha minacciato l’insurrezione armata contro lo Stato? (Sottolineo «armata»: cioè che prevede spargimento di sangue). Gli vietiamo l’accesso nelle scuole? Istituiamo un certificato di probità civica, con timbro e concessione governativa del diritto a parlare in pubblico? Bolliamo come «persone non gradite» tutti i cittadini che hanno espresso opinioni politicamente scabrose? Presidente Zaia, ma davvero non vede quanto è incivile tutto questo? Sul serio le sfugge che rischia di trascinare la sua giunta nel ridicolo, e il Veneto nell’autoritarismo? Noi Veneti passiamo già per avidi e razzisti, per colpa di odiosi istrionismi e iniziative inumane di sindaci e amministratori pubblici. Ora dovremo diventare anche una regione a libertà limitata?
Tiziano Scarpa
Dichiarazioni di Loredana Lipperini a Padova News
Segni di civiltà:
1) Massimo Cacciari e Giordano Bruno Guerri.
2) Convegno sui roghi dei libri.
3) Interrogazione parlamentare del PD.
4) Biblioteche che resistono.
5) Librerie che reagiscono.
6) Presidi che sanno il loro mestiere.
Segni di altra natura:
1) Veneto chiama
2) Friuli risponde