Fin che la barca va…

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L’Autore.
Nam Le è nato nel Vietnam ed è stato allevato in Australia. Ha ricevuto diversi premi come, il premio del Pushcart, la società del Michener-Copernicus e il premio del gruppo di lavoro dei scrittori dello Iowa. Ha lavorato al centro di lavoro delle arti in Provincetown e all’accademia del “phillips” Exeter. Attualmente è revisore di romanzi ad Harvard. Divide il suo tempo fra l’Australia e gli Stati Uniti.

Prologo. Un cameriere ha sistemato un piatto davanti a Nam Le: si tratta di una panna cotta: un disco colorato al caramello con su una polvere nera a grumi che sembrano uova di caviale. A pensarci bene è lo stesso antipasto incolore e senza sapore di uno dei racconti di Le.
Si perchè Le è uno scrittore. In uno dei suoi racconti, Henry Luff il protagonista, annusa la stessa panna cotta insapore mentre pensa all’offesa che l’ha tenuto lontano da sua figlia per 17 anni.
Finora Mr. Le non lo aveva mai assaggiato. Sta mangiando in un ristorante del Lincoln Center non a caso. Li è ambientato un’altro dei suoi racconti e fino ad allora lo aveva visto solo su internet. Arrivato a New York per presentare il suo libro di esordio, è stato salutato come di solito si fa con gli autori già navigati.

Molta della critica letteraria – e si sa quanto essa conti in specie se di un esordiente, ha parlato a pochissimi giorni dall’uscita del libro, in termini assai elogiativi mettendo in evidenza la capacità intuitiva di trasportare l’esperienza psicologica della gente e dei loro conflitti di fronte alle loro speranze ed ambizioni che sbattono contro le aspettative o i fatti brutali della storia.

Il libro.
Le sette storie che compongono la raccolta visualizzano situazioni sorprendenti e variano moltissimo l’uno dall’altro; cosa che non ti aspetteresti da un così giovane autore (ha solo 26 anni). Muovendosi da un festival religioso a Teheran dove un’ americana fa visita ad un amico che ha deciso di opporsi al suo governo, verso i giorni prima che la prima bomba atomica cadde su Hiroshima ai quartieri di baracche di cartone della Colombia in cui i ragazzi di 14 anni ottengono “un lavoro d’ufficio„, un modo gergale di dire che sono stati assunti a tempo pieno come assassini.

Alcuni di questi racconti hanno a che fare con tracce autobiografiche dell’autore: il primo per esempio fa riferimento ad una donna -una amica di Le- che assiste per davvero i superstiti di Hiroshima, seguito da “amore e onore”, dove un giovane avvocato vietnamita chiamato Nam, lascia il suo lavoro in Australia, per assistere ad gruppo di lavoro di scrittori dello Iowa, e l’ultimo “la barca” che da titolo al libro, descrive il viaggio terribile di 13 giorni dal Vietnam ad un accampamento malese, un’esperienza non differente da una simile che la famiglia di Le, ha fatto nel 1979, unendosi ai rifugiati che fuggono dal regime comunista.
In effetti, suo padre ha passato tre anni in un accampamento di rieducazione dopo la guerra, e ha reso alcuni suggerimenti per i racconti. Le è molto accorato nei confronti dei suoi genitori “a questo proposito, sua madre ha formulato questa osservazione enigmatica: “quando un giorno sarai pronto, io ho molte storie da dire e non potrai resistere dal porre loro nei tuoi libri”.
Probabilmente, una delle ambizioni principali delle storie era di giocare con quell’idea di che cosa consideriamo come autentica, quanta autobiografia è implicata o presupposta, come leggiamo diversamente qualcosa se pensiamo che è stato tirato in ballo dalla vita dell’autore.

Come il suo alter ego romanzato, Le era un giovane infelice avvocato a Melbourne. Aveva passato la maggior parte dei suoi giorni all’istituto universitario a dare calci ad un pallone e allora aveva preso congedo per un anno per viaggiare intorno al mondo. Mentre era via, aveva abbozzato il profilo per un romanzo. Ma era rimasto sconcertato di come e cosa fare circa la possibilità di perseguire una carriera di scrittore. Nel 2003 aveva letto un’intervista con John Murray, un altro scrittore australiano (“alcune note di scarsità sulle farfalle tropicali “) che accennava ad gruppo di lavoro dello Iowa. C’erano pochi programmi di scrittura in Australia, diceva l’articolo, e lui non aveva ancora sentito parlare di una scuola di “addestramento alla scrittura” prima di allora e di una famosa come quella nello Iowa. Con soltanto alcune settimane fino alla scadenza della raccolta, ha impacchettato i primi tre capitoli del suo romanzo mezzo finito e li ha spediti.
Lo Iowa è stata una rivelazione. E’ una scuola di scrittura dove la realtà diviene pagina scritta.
Ha lavorato con Frank Conroy, una guida leggendaria per una lunga lista di autori, morto nel 2005. Marilynne Robinson, romanziera e vincitrice di un Pulitzer, e’ stata un’altra dei suoi insegnanti allo Iowa, con cui ha iniziato ad accumulare un certo numero di storie. In una intervista, la Robinson ha detto che ha creduto al talento del sig. Le “per le sue regolazioni culturali molto differenti, e per una capacità insolita di identificarsi con i suoi personaggi che non sembra mai esaminata dalla parte esterna”.
Del resto, “per fare in modo che lo sconosciuto sembri familiare ed il familiare sembri sconosciuto”, dice, “io uso tutto quello dove possa metterci su le mani„ dalle fotografie alle trascrizioni dell’aula di tribunale ai manuali sulle armi”.
Un debutto intenso e commovente,”La Barca” è uno bel romanzo che prende al cuore e annuncia la nascita di uno scrittore sorprendente.

per Bookavenue, Michele Genchi

 

copertinaNam Le,
The boat
Alfred A. Knopf Publ. group.

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