La società dello spettacolo vista da Michel Houellebecq

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Per chi ha memoria, nel 2001 Michel Houellebecq fece scandalo dichiarando che l’Islam è “la religione più stupida.” Non ricordo bene il resto ma ricordo bene cosa successe dopo: il finimondo. Questa volta, a sentire gli echi di quello che accade in patria, potrebbe succedere la stessa cosa; uso il condizionale per il sentimento di attesa di qualcosa di dirompente che accade tutte le volte che l’autore, già premiato con il Goncourt (nel 2010, con La carta e il territorio), apre bocca o scrive qualcosa, ma che a ben vedere, forse, non accadrà fatto salvo qualche scoppiettìo sui giornali già letto e digerito.

Sottomissione*, il suo ultimo libro uscito praticamente a ridosso della tragedia occorsa a Parigi nella redazione di Charlie Hebdo e sulle strade della capitale, vuole essere l’ennesima provocazione dell’autore di altri libri celebrati come “Le particelle elementari”. Per farla breve, è un romanzo su come la società francese aderisce spontaneamente e consapevolmente all’Islam e ad un modello di società che smette di essere laica, dove l’ispirazione religiosa invoca nuovi codici di comportamento collettivi. Proprio per questa adesione consapevole, autonoma e a 180 gradi alle proprie aspirazioni sociali,  si basa il successo annunciato di questo romanzo.

François, il protagonista del libro quarantenne, è professore alla Sorbona ed anche il più autorevole studioso in circolazione di Joris-Karl Huysmans, autore decadentista della fine del secolo XIX. Divide il suo tempo tra i corsi alla facoltà, una vita abbastanza piatta tra piatti riscaldati nel microonde nella sua casa del XIII° arrondissement e una miserevole vita sessuale con le sue studentesse, Sandra, Aurélie, Myriam …
La prima parte del libro sembrerebbe abbastanza insignificante se non fosse per le aspettative che produce. Rimanessero tali, le pagine produrrebbero un libro di una noia mortale. Sembrerebbe un Houellebecq da pilota automatico poco fedele alla produzione di pagine già percorse in memorabili libri precedenti.
Ma, con un poco di buona volontà, il libro arriva e arriva “pieno pieno” come direbbe il mio amico libraio Fabrizio Fides ma svelando l’idea che sta dietro alla “Sottomissione” solo a pagina 220.

Siamo in un prossimo futuro, nel 2022, e le elezioni hanno portato al potere, in un ambiente da pre-guerra civile, Mohammed Ben Abbes, leader dei Fratelli Musulmani, un partito immaginario di “posizione moderata” a dirla con le parole di Houellebecq. A contribuire a questa svolta sociale, diciamo così, sono alcuni personaggi molto noti anche da noi – oggi – e che di immaginario non hanno nulla. Parlo di quel bell’uomo Nicolas Sarkozy e il suo Partito dei moderati alleato, pensate un po’ di quello scemo di Holland che di bello non ha nulla ( qualcuno un giorno mi spiegherà che ci hanno trovato di bello la Segolene e le altre…) che si uniscono in un patto elettorale con il partito islamico, che riesce a battere il Front National di Marine Le Pen, grazie all’alleanza repubblicana siglata con il Ps, l’Ump e l’Udi, i raggruppamenti politici di socialisti, liberali e moderati. I primi passi del nuovo governo è quello di portare le ragazze a studiare presso “istituti di economia domestica (nel libro: “istruzione casalinga”) e che, dopo un po’, vieta loro di lavorare, di indossare le gonne, ma…di poter sposare mariti poligami a partire dall’età di 15 anni. Per inciso, per la nostra cultura, trovare tutto questo “moderato” …, fate un po’ voi.

Ancora, e c’è quasi da ridere per il paradosso, François Bayrou cattolico praticante ex ministro, fondatore del Fronte democratrico, già ministro della pubblica istruzione (vero, nella realtà) è stato nominato primo ministro dal vincitore delle elezioni, Mohammed Ben Abbes. Non fa’ paura a nessuno e sembra essere al “servizio” del capo (vero anche questo). Ce la fate a pensare per un secondo a questo scenario improbabile? Questa bella combriccola di sopravvisuti: Valls, Sarkozy e Bayrou che, pur di stare seduti al potere, sono costretti senza neanche troppe resistenze ad accettare il matrimonio a 15anni e l’obbligo di convertire all’Islam a tutti gli insegnanti in Francia!

La fantapolitica è un genere letterario con un meccanismo di precisione sottile. Houellebecq conosce meglio di chiunque altro quanto siano golosi i lettori di Huxley e Ballard e per chi conosce il genere. Ma qui siamo di fronte ad una evidente farsa: un Grand Guignol del XXI secolo! Houellebecq sembra divertito e divertirsi con la penna e rende il libro assai più verosimile di quanto i grandi maestri visionari citati (per arrivare pure a dire di Verne), non abbiano già fatto con le loro opere definendo un genere letterario; tuttavia, credo che l’autore delle “Particelle elementari” abbia avuto l’obiettivo di illuminare il presente per l’immaginare il futuro. Magari spaventando un po’ tutti quanti.

Nel libro qualcosa di grosso accade. Il partito di Le Pen è l’unico ad opporsi all’islamizzazione della Francia che vive una nuova stagione sociale. Basta guardare i primi mesi dopo l’ascesa al potere di Mohammed Ben Abbes: gli stipendi degli insegnanti sono triplicati; la disoccupazione è un lontano ricordo (le donne hanno “liberato” milioni di posti di lavoro); e, infine, miracolosamente, la “feccia” è scomparsa del tutto con la criminalità caduta del 90% (che, a mio severo giudizio, è un modo politicamente scorretto si collegare il crimine e l’origine religiosa dello Stato..) una improbabilità, questa, più grottesca della storia. I gangli della fede si muovono – accettati – in profondità nella società francese, non a caso alla fine del romanzo, François, si converte all’Islam diventando professore, forse anche preside di facoltà, riverito ed adulato dalle sue giovani studentesse che gli si presentano velate e sottomesse.

Per finire.

Houellebecq ha messo i suoi lettori a dura prova negli ultimi anni. Lo ha fatto con libri provocatori: il già citato “Le particelle elementari”, con il suo eroe ossessionato dal sesso, e ha continuato a decostruire i miti e i riti della civiltà occidentale con libri come “Piattaforma” e via via con quasi tutti i suoi romanzi successivi, sempre con uno stile violento, provocatorio e politicamente scorretto. Per altro, proprio per la sua critica nei confronti delle religioni monoteiste, si è procurato un processo per razzismo dal quale è stato, però, assolto. In questo suo ultimo libro il romanziere non manca di agitare gli stracci sulle femministe. “In realtà, non sono mai stato convinto che è una buona idea per le donne di votare” fà dire al suo protagonista. Credo ci sia qualcosa di più intimo che la sola dichiarazione di un personaggio.
Islam, donne, Marine Le Pen e tutto il resto sembrano essere gli ingredienti succosi di un agitatore-politico pronto alla sfida e desideroso di animare il dibattito. Non ci casco: in realtà la sua è una falsa provocazione calibrata per consentirgli di “fare lo spettacolo». Gli ha detto fortuna (per non usare un termine più corrivo) l’attentato e le cose che sono successe a Parigi e in Europa i giorni immediatamente successivi al martirio di giornalisti inermi ad opera di islamisti fuori di testa. Ecco tutto.

Per Bookavenue, Michele Genchi

*ndr. l’articolo, oggi riproposto ai lettori, è stato pubblicato su BookAvenue a fine gennaio scorso

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1 commento

  1. 🙂 FF

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