David Byrne è un grandissimo artista che non riesco a definire “solo” rock; nella sua musica c’è qualcosa che la rende davvero molto, molto speciale.
L’articolo di giro è anche l’annuncio di un grande concerto che il nostro beniamino terrà a Roma il prossimo anno. Il mio due di coppia è stato ed è un fan dei Talking Heads; l’appuntamento con David Byrne è dunque imperdibile; qui è con il gruppo di St.Vincent, al secolo Annie Clark con la quale, credo, faccia pure coppia.
David Byrne può considerarsi americano a tutti gli effetti anche se è nato in Inghilerra, Suona un sacco di strumenti, ma il canto è la sua impronta connotativa fin dai tempi in cui fondò con i suoi amici di Providence, Chris Frantz e Tina Weymouth, il gruppo che lo ha reso celebre nel mondo. I tre furono il nucleo fondante ed era il ’74. Un paio di anni dopo venne Jerry Harrison. Loro erano i Talking Heads.
Nonostante i Talking Heads, David Byrne ha partecipato sempre ad altri progetti con artisti del calibro di Brian Eno o con Sakamoto (per il film di Bertolucci, L’ultimo imperatore, che gli valsero un Oscar e un Grammy). Un grande artista, poliedrico fino ad occuparsi di coreografia o come produttore di una etichetta discografica indipendente che generato molti artisti di word music (ecco cosa c’è di speciale nel suo rock). Per non parlare di un aspetto della sua attività forse meno nota ma che gli ha dato molte soddisfazioni: negli ultimi dieci anni, ha realizzato varie opere di fotografia e installazioni e sculture. Recentemente ha collaborato con Fatboy Slim a un progetto musicale sulla vita di Imelda Marcos, ex First Lady delle Filippine, e a un evento all’interno del New Yorker Festival, sul tema della crescita dell’uso della bicicletta a New York.
Non poteva andare diversamente considerato il fatto che la sua giovinezza l’ha passata a NY negli anni di Andy Wharol e delle nuove avanguardie delle arti visive e grafiche. I concerti, non a caso, avevano quest’approccio “avant-garde” alla musica pop, e si ricordano per una discografia caratterizzata da un’ecletticità spinta verso veri eccessi. I loro concerti dal vivo erano pieni di carica emotiva: guardatevi qualche video da YouTube.
Questi suoi innumerevoli interessi hanno causato alla lunga la fine dei Talking Heads. Gli altri se la sono presa a male e qualche parolaccia è pure volate sulle teste. Recente è la comunione artistica con Annie Clark, bella donna, ex membro della Polyphonic Spree. Ha fatto parte della band di Sufjan Stevens, prima di iniziare la propria carriera da solista nel 2006; il suo album di esordio, Marry Me, molto apprezzato dai critici, è stato seguito dal disco ‘Actor (2009) che ha ottenuto anche un buon successo commerciale. Il suo terzo album, Strange Mercy, è stato pubblicato il nel 2011. St. Vincent ha aperto i concerti per moltissimi artisti, tra i quali Television, Arcade Fire, Andrew Bird, Jolie Holland, ed altri. Ha lavorato con Bon Iver per la canzone “Roslyn”, che è apparsa sulla colonna sonora di The Twilight Saga: New Moon. (altre notizie le trovate sul web). Da noi ha trovato un ulteriore pubblico dopo la sua partecipazione artistica e con la colonna sonora nel film di Sorrentino in particolare con il pezzo: “This must be the place” (che vi faccio ascoltare in coda all’articolo).
dalla collezione di casa consigli per gli acquisti.
David Byrne è quello della colonna sonora “L’Ultimo imperatore” non c’è da aggiungere altro. Poi c’è Speaking in Tongues dove ci trovate la magnifica This must be the place (alla quale Sorrentino ha tributato il film). Ancora: Fear for music. Riconoscerete al volo la cover del disco, tutta nera con un motivo in rilievo. Il disco è un pò difficile da ascoltare: dentro c’è un pò di tutto, dal rock, alla word music. Cities mi ha ricordato un pò i Velvet Underground di Lou Reed (ma questa è un’altra faccenda) ultimo il bellissimo, Love is Giant (con St.Vincent) molto più “orecchiabile”
Da YouTube, allora, This must be the place. Buon ascolto e alla prossima o, come dice il mio socio, Uaccauacccauuuu!!.
I libri
David Byrne è l’autore di I diari della bicicletta edito da Bompiani.
Fin dai primi anni ottanta, la bicicletta è stata il mezzo di trasporto prediletto di David Byrne a New York e, da quando ha scoperto quella pieghevole, è diventata la sua fedele compagna di viaggio e di tour in tutto il mondo, non solo per la sua rapidità e comodità, ma altresì per il senso di eccitazione e di entusiasmo che sa infondere. Il punto di vista del ciclista sul sellino è stato quindi la sua finestra panoramica sui paesaggi urbani, attraverso la quale cogliere scorci rivelatori della psiche dei loro abitanti. New York, Istanbul, Berlino, Sydney, Manila, Buenos Aires, San Francisco sfilano così davanti ai nostri occhi in un’insolita serie di fotografie, insieme ad aneddoti e curiosità, musiche e personaggi singolari, mode e tendenze, unite dal filo rosso di un’urbanistica tiranneggiata dall’automobile e dall’esigenza di riplasmare le nostre città per migliorare la qualità della vita in attesa di una rivoluzione ecologica. (scheda dell’editore). Sui Talking Heads, Arcana (e chi altri se no) ha dato alle stampe un’ampia biografia artstica del gruppo con i testi delle loro canzoni.
Grazie, Agnese!
Che bello Fabrizio, è il caso di dire “ma vieni!”
Lory, è una vita che ti aspetto.
Mara ciao.
F.
Garantisco partecipazione stop maglietta taglia XXL stop arrivederci a presto stop fabrizio stop
Francesca non disperare, vedi qualcuno che ti aiuta si trova sempre…Loredana…e sono certa che arriva sicuro qualcunaltro/a 😉
non mi perderei… la rosa per niente al mondo. Lascio la bimba e vengo.
voglio la maglietta!
lory