In seguito all’inattesa popolarità di Crazy blues di Mamie Smith, il primo blues registrato da un’artista nero, la Columbia si accorse dell’esistenza dei consumatori afroamericani e cercò di trovare cantanti in grado di attirarne l’attenzione.
Fu così che l’etichetta mise sotto contratto Bessie Smith, già molto famosa al sud. Fu l’imperatrice del blues a introdurre nella musica il concetto di diva. Il suo primo singolo per la Columbia, Down hearted blues, vendette 780mila copie in sei mesi. La sua grandezza è evidente in brani come Taint’ nobody’s bizness if I do, If you don’t know, i know who will e negli altri brani di una raccolta capitata tra le mani come quasi un regalo: The complete Columbia recording, che “copre” il decennio dagli anni 1923 al 1933. Non ci sono inediti, ma è la prima volta che queste registrazioni vengono messe in commercio in una unica raccolta.
Ma Bessie Smith è stata molte cose. Bessie cominciò a cantare da bambina per racimolare qualche soldo e il primo contratto arrivò nel 1912 con un gruppo di artisti che si esibiva in teatri e tendoni, avete capito bene: i “teatri tenda”, solitamente riservati a un pubblico di colore. In questo gruppo vi era anche la grande cantante blues “Ma” Rainey, soprannominata La madre del Blues. Bessi ha saputo influenzare cantanti divenute celebri; una per tutte Biilie Holiday (ma già che ci sono: anche Ella).
Alla fine degli anni trenta collaborarono alla stesura i delle sue canzoni, spesso tratte da canti e composizioni tradizionali del Sud, grandissimi musicisti, tra i quali James P. Johnson e Louis Armstrong. Ora come allora, le crisi fanno strali dei talenti. Quella Wall Street del 1929 fece crollare le vendite dei dischi e fece fallire i locali dove si suonava blues e jazz. Come sta accadendo ora: l’altra sera sono passata davanti ad un blues alley (per chi lo conosceva: quello di via del Cardello) a cui ero affezionata: ha chiuso già da un po’.
Bessie è morta nel 37 per le conseguenze di un incidente automobilistico. Ho letto su Wiki e altre fonti che l’autoambulanza dovette girare un paio di ospedali per via del colore della sua pelle. Questa era l’America di allora (e certe volte, quella di adesso e nonostante Barak Obama, assomiglia a quella di allora). Aveva vissuto male, in ogni caso, i suoi ultimi anni causa le dipendenze di alcool e droga. Una voce straordinaria, quella della più grande cantante del mondo. Me la immagino ora, sopra le nuvole, mentre intrattiene gli Angeli.
Dalla collezione di casa, consigli per gli acquisti.
Beh. La collezione citata e poi Chattanoonga Gal; dentro ci trovate: Baby Won’t You Please Come Home, ‘Tain’t Nobody’s Bizness If I Do, il già citato Bleeding Hearted Blues e Lady Luck Blues. Uno più bello dell’altro. Da YouTube, invece, Nobody knows you when you’re down and out (della serie che, quando era ubriaca, era capace di questo…) Buon ascolto
I libri
ecco. Facciamo che ne parliamo un’altra volta?