Podcast. Addio, Yankee Bird

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   Tempo di lettura: 7 minuti

“Un posto dove l’impianto di illuminazione più sofisticato del mondo non potrebbe far brillare una band come il piccolo lampadario sospeso sul piccolo palco incastrato nell’angolo posteriore del Conor Byrne Pub di Seattle”. Inizio con l’incipit dell’articolo di Michael Rietmulder (*)sul Seattle Times dedicato alla prossima chiusura del locale. 

A molti non dice nulla, ma parliamo di luoghi sacri del jazz e non solo. Per capirci, qualcosa come il Blues Alley di Georgetown a Washington, non proprio come il Blue Note o il Cotton Club, ma più vicino a locali come il The Village Vanguard o il Cafè Society di New York New York a dirla con Lisa Minelli o, ancora, come suggerisce il mio due di coppia, l’Andy’s Jazz Club a Chicago e da noi, simili, il Saint Louis a Roma, dove toccò la trombetta storta di Dizzy Gillespie  e lo scantinato del Mississippi dove negli anni è successo di tutto in fatto di musica jazz.

C’è chi ha detto New York era la capitale jazz del mondo. Carletto Mingus, Telenio Monk e Manuele Bird sono tutti morti e il loro breve incrocio è stato visto solo da poche persone, una notte altrimenti insignificante in città. Persino l’Open Door, dove i miracoli accadevano frequentemente, è un ricordo, demolito per far posto alla Bobst Library della New York University. La chiusura di un locale jazz è un lutto di tutti.

Credo abbiate compreso la portata.

Quel lumiere antico che ha illuminato le esibizioni dei membri di un numero apparentemente infinito di band e cantautori è destinato a spegnersi alla fine del mese. La chiusura dell’istituzione di Ballard Avenue è prevista per il 31 marzo, così come ha annunciato il proprietario Diarmuid Cullen, regalando al bar irlandese un ultimo giorno di San Patrizio prima di staccare la luce.

La notizia sta facendo il giro del mondo. “Non dovrebbe sorprendere che gli ultimi anni siano stati una sfida, ma anche prima della pandemia i segni erano evidenti”, ha scritto Cullen sulla pagina di Facebook e in una newsletter di lunedì. Dice: “Questo settore sta cambiando. Le abitudini stanno cambiando. Sembra che si sia meno propensi a visitare un vecchio pub polveroso.”

Mentre artisti di ogni tipo hanno calcato l’accogliente palco di quel “vecchio pub polveroso”, Conor Byrne è stato una base di partenza non solo per i cantautori locali, grazie in parte alle lunghe serate domenicali all-night-open in cui gli eroi folk-pop di Seattle come i The Head and the  Heart si sono accocchiati (per dire messi assieme) alla fine degli anni 2000.

Il cantautore e chitarrista co-fondatore degli Head and the Heart, Josiah Johnson, si esibisce da solo al Conor Byrne Pub da un po’. All’epoca, quasi trent’anni fa, JJ era trapiantato dalla California e durante quelle sessioni trovò un pubblico solidale e una comunità di artisti che lo accolse e gli volle bene. In un’intervista, tempo fa, l’ex membro dei H&H, ha ricordato una notte in cui un artista ha aspettato lei sei del mattino per l’ultimo slot a microfono aperto, solo per far chiudere il bar prima di poter salire sul palco. A quel punto si è continuato fuori dal locale. “L’ho portato fuori, e con lui tutto il pubblico e lui ha suonato sulla panchina in strada in acustica”, ha detto Cullen : “Tutti stavano semplicemente zitti ad ascoltare”. (*DNN)

Ci sono stati centinaia di momenti del genere.

L’attuale proprietà ha preso le redini del bar circa 19 anni fa, anche se la loro storia con il pub Ballard risale a molto tempo prima. Il padre di Cullen lavorava al banco del bar quando adottò il nome Conor Byrne all’inizio degli anni ’90. Fino ad allora il bar  aveva , diciamo così, operato come Owl Saloon per 90 anni, secondo il sito web del bar. (per farvi un’idea, visitate il sito di quello di Denver, ancora in attività). È stato uno dei primi bar che Cullen e uno dei suoi soci hanno visitato dopo aver compiuto 21 anni. Abbiamo suonato uno o due spettacoli qui all’inizio della nostra breve carriera musicale”, ha scritto Cullen”.  “Il Conor Byrne Pub era un centro di attività delle nostre vite molto prima che lo possedessimo, e sicuramente ha avuto un ruolo decisivo nella nostra idea di acquistarlo”, ha scritto ancora Cullen. “Ha avuto un ruolo anche nel modo in cui lo abbiamo gestito, e mi piace pensare che abbiamo raccolto una comunità intorno alla scena musicale e fornito un luogo sicuro e accogliente per tutti e, sono certo, un posto dove semplicemente divertirci. Nulla di tutto ciò sarebbe mai stato possibile senza lo staff davvero straordinario   rimasto dietro i banconi del bar tutti questi anni. E a tutti loro siamo davvero molto grati del loro talento e della loro grazia”.

Per quanto riguarda la scena musicale di Ballard, (dal nome della strada), il Conor Byrne Pub ha fatto parte di un gruppo ristretto di bar e locali di Ballard Avenue che ospitavano musica dal vivo accanto alla Sunset Tavern e alla Tractor Tavern dall’altra parte della strada, mantenendo vivo un po’ del “vecchio Ballard”, in un quartiere in piena gentrification, fondamentale trampolino di lancio per gli artisti di Seattle nel loro cammino verso la gloria.

Cito ancora l’articolo di Michael Rietmulder. Annunciando l’imminente chiusura del pub, Cullen sembrava lasciare la porta aperta alla possibilità che un nuovo investitore prenda il controllo della attività. “Il settore cambia; dovremmo farlo anche noi. Ma dopo 19 anni di proprietà e oltre 30 anni di ricordi, non siamo quelli adatti a cambiarlo”, ha scritto Cullen. “Stiamo cercando, e continueremo a farlo, qualcuno che prenda la gestione nella speranza che possa continuare nello spirito del vecchio ma anche ispirare una nuova rinascita… qualcuno che sviluppi un nuovo paradigma che il settore in continua evoluzione richiede”.

Addio Conor Byrne Pub. È stato un privilegio.

Per BookAvenue, Francy Schirone

Fonti:
Michael Rietmulder, CBP announces closure at end of March, Seattle Times
Conor Byrne Pub,  Big Announcement Facebook
Il sito ufficiale del Conor Byrne Pub
My Ballard, Conor Byrne close permanently at the end of March
Aaron Washington, Iconic Conor Byrne Pub close…Ending live music era, Hoodline
Olalekan Adigum, Ending Era for Seattle’s Music Scene, DNN



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